Dopo una prima giornata in cui si è visto respingere undici emendamenti sulle regole del processo, il leader dei Democratici Adam Schiff ha parlato davanti al Congresso Americano per più di due ore, dipingendo un quadro lineare e coerente della vicenda Ucrainagate. Schiff è riuscito nell’arduo compito di mettere insieme, in una narrativa convincente, i vari frammenti che hanno portato i Democratici ad accusare Trump di gravi crimini e misfatti. Una narrativa che parte il 25 Luglio del 2019, dalla famigerata telefonata in cui Trump chiede “un favore” al neo-eletto Presidente Ucraino Zelensky, e che arriva fino ai giorni nostri, in cui Trump ha tentato tutto il possibile per trattenere le documentazioni rilevanti dalle mani del comitato giudiziario della Camera, spingendo i Democratici ad accusare il Presidente anche per aver ostruito la giustizia. Ma Schiff non si è limitato a disporre i capi d’imputazione in maniera cronologica, lo ha fatto ricorrendo spesso alle parole contraddittorie pronunciate da Trump nei mesi che hanno preceduto il processo, cosi creando l’immagine di un Presidente “truffatore”. Non fraintendete, Schiff non ha portato al tavolo niente di nuovo, è lo stesso caso giudiziario che i deputati Democratici hanno presentato dinanzi al comitato d’impeachment della Camera meno di un mese fa. Ma quantomeno è stato impacchettato in un unica argomentazione coesa.
La vittoria di Schiff è stata quella di tenere incollati alle proprie sedie la stragrande maggioranza dei Senatori Repubblicani, che sono parsi attenti e desiderosi di ascoltare non solo il discorso di Schiff, ma anche le parole degli altri accusatori Democratici.
Il corrispondente alla Casa Bianca Jeff Zeleny, ha riportato come la senatrice Repubblicana Susan Collins abbia preso appunti dettagliati lungo tutto il corso della giornata. Questo è un segnale rassicurante per i Democratici, dato che Collins è data come una delle senatrici Repubblicane più propense a dare l’ok per sentire ulteriori testimonianze al Senato. Assieme a lei ci sono Mitt Romney e Lisa Murkowski, anche quest’ultima data particolarmente attenta alle parole di Schiff. Anche il senatore Democratico Jeff Merkley, al termine della giornata, ha riportato di un numero crescente di senatori Repubblicani – oltre i quattro richiesti – disposti a sentire dei testimoni al Senato. Fatto sta che non si saprà se saranno ammessi testimoni o documentazioni aggiuntive fino al termine della difesa degli avvocati di Trump, che inizierà Sabato e finirà con ogni probabilità all’inizio della prossima settimana.
A proposito di documentazioni, c’è da sottolineare come Trump, dalla distante Davos, si sia vantato di possedere tutti i documenti che sta trattenendo dal processo al Senato. Gli stessi documenti che probabilmente servirebbero ai Democratici per incastrarlo una volte per tutte. Tutto questo nella giornata in cui Donald segna il suo record personale di tweet e retweet giornalieri: oltre 131, pubblicati lungo tutto il corso della giornata, la maggior parte utilizzati per difendersi dalle accuse dei Democratici. Insomma, Trump non vede l’ora che il suo “dream team” di avvocati scenda in campo Sabato per difenderlo. Il vero dubbio che insorge è su che tipo di difesa metteranno in campo gli avvocati del Presidente. Sfideranno i Democratici sui fatti predisposti da Schiff, o si limiteranno a declassare il processo come un’intera sceneggiata partitica? Ma sopratutto, riusciranno a convincere gli 11 milioni di telespettatori che hanno seguito la seconda giornata del processo a credere nell’innocenza del Presidente?
Potete seguire la diretta del 23 gennaio qui