Ma dove vanno tutti? Renzi, Calenda, Toti… Al centro. Preferiscono morire democristiani o socialdemocratici, perché infine tornano all’origine. Quasi si potesse ritornare giovani e vergini… Per ripulirsi non basta rifarsi il look fondando un nuovo partito. Come Giovanni Toti, vestito e calzato da Berlusconi da quando si è affacciato sul mondo Mediaset del lavoro; e adesso assieme a 9 deputati tenta di cambiare con “Cambiamo! Con Toti”. Ha un bel coraggio dovuto alla sua faccia tosta.
Altra cosa è il coraggio dimostrato da Carlo Calenda che, senza esercito parlamentare, è uscito dignitosamente dal Pd prima che si formasse il nuovo governo. Meglio soli che mal accompagnati.
Renzi è stato l’artefice del governo giallo-rosso e ora se ne è andato dal partito, non dal governo. Attenzione: se ne è andato dal Pd per rimanere sulla cresta dell’onda mediatica. Altrimenti sarebbe rimasto nell’ombra di Conte, Zingaretti, Di Maio. Ma più che aver fregato questi, come molti giornali hanno scritto, diede scacco matto a Salvini quando riuscì a ricompattare una maggioranza parlamentare per fare il governo. Cosa che proprio Salvini non si aspettava, essendo certo che la sua uscita avrebbe portato l’Italia ad elezioni anticipate. I leghisti si sono già dimenticati la figura barbina che il loro capitano fece, prostrandosi davanti a Di Maio ed offrendogli la presidenza del Consiglio pur di rimanere al governo. Era disposto a rimangiarsi tutto, tuttavia, da quando si è ritrovato all’opposizione, si riempie la bocca di dignità ed onore. Ma quale dignità e quale onore? Salvini ha dato a Renzi dello “sfasciacarrozze” benché abbia sfasciato solo la sua, mentre le poltrone sono rimaste intonse. Con il suo gruppo di 40 parlamentari Renzi controllerà il governo e sarà artefice della sua tenuta. Ha dichiarato che non ne poteva più di doversi difendere dal fuoco amico all’interno del Pd. Ne siamo certi, avendo visto come negli anni l’ala sinistra del Pd ha bruciato certi suoi candidati la cui sola colpa era di non esser nati comunisti, bensì democristiani.
Se il movente di un politico è l’ambizione più sfrenata, la sua arma è la falsità. E come si fa a trattare con politici o a votare politici che non mantengono la parola? Che credono di essere “onorabili” solo perché di prassi gli spetta l’appellativo “onorevole”? Peraltro titolo mai istituito da una norma.
Matteo Salvini aveva detto: “Non mi sentirete mai parlare male di Di Maio”, eppure poco dopo è passato a ogni sorta di insulti.
“Non mi sentirete mai parlare male di Zingaretti, Orlando, Franceschini. Quando una storia finisce, finisce. Restiamo amici” ha detto Matteo Renzi. Quasi quasi ci commuoviamo, pensando anche ai suoi figli politici combattuti se restare con il genitore 1 o con il genitore 2. Comunque come ogni genitore che si rispetti, Renzi ha tenuto duro fino a che non ha visto la propria prole ben piazzata sulle poltrone di ministro o di sottosegretario.
Sì, Renzi sosterrà il governo, non per lealtà, ma per convenienza: per avere il tempo di far cresce il suo nuovo partito, Italia Viva. Perché il resto dell’Italia è morta? Non sarebbe stato meglio allora chiamarla “Italia Resuscitata”? Eh no, perché Renzi, anche se si propone come un messia, ben sa che non riuscirà a resuscitare l’Italia per Pasqua.
Carlo Calenda ha osservato: “Mi sembra il nome di un allevamento ittico”; non ha tutti i torti. Infatti se la classe non si compra al mercato del pesce, i partiti di allevamento invece sì, a giudicare dalla profusione dei nomi offerti, tra i quali negli ultimi anni la fa da padrone il sostantivo “Italia” , mentre nei decenni precedenti era più usato l’aggettivo “italiano”.
E dunque, dopo Forza Italia, Italia dei Valori, Scelta civica per l’Italia, ecco Italia Viva. Ma non sarebbe stato più indicato, come augurio e plauso, un esortativo: “Viva Italia”? Forza Italia, se si fosse chiamata “Italia Forza”, sarebbe parsa già spompata in partenza.
Attendiamo il prossimo nuovo partito e ci auguriamo venga chiamato: “Italia Rinata”, poiché non ci resta che sperare che rinascano italiani per bene.