Dopo una serie di giornate infuocate alla ricerca di un accordo last minute su cariche Ministeriali e programmi di governo, prima della fatidica data limite di Mercoledì 28 Agosto – giornata in cui si svolgeranno le consultazioni dei principali partiti politici con il Capo dello Stato – PD e Movimento 5 Stelle si ritrovano in un cul de sac senza apparente via d’uscita. Eppure, una flebile speranza per tenere in vita questa trattativa giallorossa, che mi permetterei di ridefinire più appropriatamente “scaccia Salvini”, esiste ancora. Ma prima di buttarci a capofitto su tematiche e soluzioni che farebbero impallidire persino i giochi di palazzo della Prima Repubblica, ricapitoliamo.
Nella giornata di ieri, con il rientro di Conte dal G7 di Biarritz, si è finalmente organizzato il primo vertice ufficiale tra gli esponenti di PD e Movimento 5 Stelle. Permettetemi di non considerare la due giorni di incontri tra Capogruppo un reale tentativo per imbastire una trattativa seria, dato che nell’era populista che ha distrutto e ridimensionato l’organizzazione ed il funzionamento dei partiti, c’è solo una persona che decide per tutti, e quella è appunto il leader. Perciò, i leader si sono riuniti: da una parte Nicola Zingaretti e Andrea Orlando, e dall’altra Luigi Di Maio e l’attuale Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dopo 4 ore di asfissiante pressing da parte dei leader pentastellati per provare a convincere Zingaretti ad entrare nel nuovo esecutivo come Vice Premier, affiancando un desolato e abbandonato Di Maio, la trattativa si interrompe. Zingaretti infatti, non ha voglia di un Conte bis; non tanto per la figura del Professore di Diritto Privato che alla fine potrebbe anche digerire in cambio di qualche poltrona pesante, ma più che altro per la struttura governativa offerta dai 5 Stelle che è pressoché identica a quella dell’ormai naufragato governo gialloverde. E cioè, non convince il fatto di avere due Vice Premier che muovono dall’alto il Presidente del Consiglio come fosse una bambolina nella casa delle Barbie. L’alleanza, per il PD, dev’essere politica, con temi condivisi da entrambi i partiti, ma specialmente condivisi dal Presidente del Consiglio, il quale, come recita la Costituzione, deve promuovere l’attività dei propri ministri. È dunque logico per Zingaretti e Company, che ci sia un solo Vice Premier sotto Giuseppe Conte, e che questo ovviamente sia espressione del PD. Tutto ciò non pare faccia contento Di Maio che si ritroverebbe scansato dalla sua attuale posizione di Vice Premier e cacciato pure dai Ministeri che attualmente occupa, richiesti dal PD come prerogativa per accettare Conte Premier.
Come si esce dunque da questo vicolo cieco? La soluzione dal mio punto di vista è solo una, ed è quella di una discesa in campo in prima persona di Giuseppe Conte. È ormai chiaro che Di Maio non ha nessuna voglia di risedersi al tavolo con il PD, a meno che dai dem non arrivi un’offerta che possa eguagliare in sostanza quella di Presidente del Consiglio offerta dalla Lega. Tocca dunque a Giuseppe Conte prendersi carico della trattativa con il PD, il quale gode di un indice di gradimento molto elevato all’interno del Movimento, forse addirittura più alto di quello di Di Maio. Con una mossa del genere, Conte non solo dimostrerebbe personalità e caratteristiche da Premier, ma riuscirebbe anche ad offrire concessioni importanti al PD e alla squadra dei Ministri che verrà, dato che sarà lui stesso a dirigerla. È ovviamente una situazione che non gradirebbe il povero Di Maio, che non solo si vedrebbe sfilare la poltrona ma rischierebbe anche il ruolo di capo politico del Movimento, che verrebbe inevitabilmente strappato dal tanto adorato Giuseppe devoto a Padre Pio. Di Maio inoltre, non potrebbe andare troppo contro alle concessioni che Conte si appresterebbe a fare al PD, dato che fino a ieri l’ha protetto e coccolato davanti agli attacchi leghisti, e perciò rischierebbe di perdere la faccia più di quanto non l’abbia già persa.
È dunque l’ora di Giuseppe Conte. È arrivato il momento per dimostrare finalmente di essere non solo un bravo avvocato con rispettabili qualità di baciamano, ma anche di potersi elevare a una figura da Premier responsabile verso la propria squadra di Ministri e verso la propria agenda politica.