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July 6, 2019
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I candidati democratici dicono troppe cose di sinistra per il loro elettorato

Si allarga il gap ideologico tra elettorato e candidati nel Partito Democratico: i sondaggi dicono che Sanders, Warren e Harris stanno esagerando

Andrea ArlettibyAndrea Arletti
I candidati democratici dicono troppe cose di sinistra per il loro elettorato

Alcuni candidati democratici del secondo gruppo nel dibattito di Miami lo scorso 27 giugno (Immagine youtube)

Time: 6 mins read

Negli ultimi dibattiti del Partito Democratico, i 23 candidati alla Presidenza si sono sfidati su una serie di temi molto delicati: dai diritti civili, all’immigrazione, dalla sanità pubblica, alla guerra con l’Iran. Le risposte che hanno dato sanciscono un movimento radicale verso sinistra nella corsa per la leadership del partito, ma questo movimento non è corrisposto nell’elettorato Democratico, che rimane ancora, in larga parte, moderato.

Prendiamo ad esempio la domanda sull’abolizione della sanità privata: 3 dei cosiddetti ‘leading’ candidates – Kamala Harris, Elizabeth Warren, e Bernie Sanders – hanno dichiarato di essere favorevoli alla totale cancellazione della sanità privata, lasciando cosi più di 100 milioni di Americani senza il loro piano assicurativo preferito, per favorire la nascita di una sanità pubblica, il famoso “Medicare for All”. Stando a un recente sondaggio di Hill-Harris X, scopriamo che solo il 13% degli Americani sarebbe favorevole a questo tipo di soluzione.

La domanda dunque sorge spontanea: perché difendere una proposta che raccoglie meno di un quarto del supporto dalla popolazione Americana? Capirei se l’America avesse un sistema di tipo proporzionale in cui i candidati possono essere ideologici, non avendo la stretta necessità di raggiungere il 50% dei voti per governare. Ma in un sistema maggioritario come l’America, mi pare assurdo che dei candidati per la nomination come Sanders, Warren, e Harris portino avanti con tanta fierezza un piano cosi divisivo e radicale. Questi candidati dovrebbero anche tenere bene in mente che il 61% dei Democratici vuole un candidato con “un’elevata possibilità” di battere Donald Trump; non ha senso quindi imputarsi su proposte estremiste che mettono a repentaglio l’unità del partito.  

Barack Obama, con accanto il vicepresidente John Biden, annuncia agli americani l'accordo con l'Iran sul nucleare
L’allora vicepresidente John Biden con il presidente Barack Obama (Photo White House)

Questo dato è verificabile quando viene chiesto all’elettorato Democratico di identificare il candidato con più chance di battere Trump nel 2020: il 43% sceglie Biden, seguono Sanders con il 13%, Harris con il 12%, e Warren con il 12%. Anche messi insieme, i 3 candidati radicali non riescono a raggiungere l’ex Vice Presidente Americano. Quest’ultimo propone una soluzione moderata per quanto riguarda la sanità pubblica: la creazione di un opzione pubblica e il mantenimento della sanità privata, cosi che chi non vuole privarsene non lo deve fare. Un piano che naturalmente raccoglie molto più consenso rispetto a quello proposto dai 3 radicali.

Ma se c’è ancora qualcuno che mantiene posizioni moderate sulla sanità pubblica, lo stesso non si può certo dire per il tema dell’immigrazione. Tutti i candidati Democratici, nella seconda serata dei dibattiti, hanno annunciato che offriranno una sanità gratuita a tutti gli immigrati che entreranno irregolarmente nel paese. Potete immaginare quanto siano felici per questa proposta tutti gli Americani che faticano ad arrivare a fine mese per pagare l’assicurazione privata. Secondo un sondaggio di CNN, il 59% degli Americani è contrario a una sanità gratuita per gli immigrati irregolari. Ma ancora una volta, a quanto pare, i candidati Democratici se ne infischiano di quello che pensa il popolo Americano e offrono proposte non rappresentative dell’elettorato. I Democratici si sono spinti oltre la sanità gratuita per gli immigrati e hanno promesso anche la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina e il conseguente rifiuto di deportare gli immigrati irregolari se non hanno commesso alcun reato. Proposte che un Democratico moderato o un elettore indeciso faticano a digerire.

Eppure, i Democratici dovrebbero puntare a tenere salda la base del partito e riconquistare quegli elettori che non hanno votato la Clinton nel 2016. Secondo un recente sondaggio di ABC News/Washington Post, 15% dei Repubblicani ha già deciso di non votare per Trump nel 2020, ma nessuno dei frontrunner Democratici sta provando a conquistare questi Trumpiani delusi.

Cosi facendo, i Democratici rischiano di commettere lo stesso errore della Clinton nel 2016, quando chiamò metà della popolazione Americana deplorevole, e finì per perdere le elezioni. L’unico candidato Democratico che ha pubblicamente dichiarato di voler riconquistare l’elettorato deluso di Trump è Andrew Yang, a cui è stato concesso meno di 3 minuti per proporre le sue idee nell’ultimo dibattito Democratico. Yang ha chiaramente espresso la necessità di riconquistare i voti di Trump per provare a vincere le elezioni nel 2020 e lo ha fatto con il suo motto, “non è sinistra, non è destra, è avanti”. Ed è proprio la mentalità che i Democratici dovrebbero adottare per battere Donald; d’altronde secondo un sondaggio di Pew Research Center condotto lo scorso Gennaio: il 53% dei Democratici vuole che il partito diventi più moderato, mentre solo il 40% lo vuole più radicale. Da che mondo è mondo si vince con la maggioranza dei voti; la strada è tracciata, sta ai candidati seguirla.

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Andrea Arletti

Andrea Arletti

Andrea si è laureato alla New York University, sede di Abu Dhabi, con un B.A. in Scienze Politiche e Studi Legali. Ha un forte interesse per tutto ciò che concerne la politica statunitense e la comunicazione politica del ventunesimo secolo. Andrea is an Italian student pursuing a Bachelor degree in Political Science and Legal Studies at New York University Abu Dhabi. His interests revolve around U.S. politics and political communication in the 21st century.

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