Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login
  • Register

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Politica
June 28, 2019
in
Politica
June 28, 2019
0

7 punti per tirare le fila delle due serate di dibattito tra i candidati democratici

Biden travolto da Harris; Sanders non vince, ma la sua agenda sì; Warren pragmatica e sul pezzo; O'Rourke delude; sorpresa Booker-Castro-Gabbard

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
7 punti per tirare le fila delle due serate di dibattito tra i candidati democratici

Il dibattito tra 20 candidati democratici è avvenuto in due serate, 10 per volta.

Time: 5 mins read

1 – Lo sgambetto di Kamala allo zoppicante Joe
Lo hanno evidenziato tutti: Joe Biden, già vicepresidente di Obama e incoronato frontrunner dai sondaggi, non ne è uscito bene. La prima sera non è stato nemmeno nominato dai suoi rivali; la seconda, è stato travolto dall’“uragano Kamala Harris” sulla questione razziale, e accusato di essersi opposto, negli anni ’70, ai pulmini “misti” per favorire l’integrazione dei bimbi bianchi e di quelli di colore nelle scuole. Inutile dirlo, il suo tentativo di difesa, e la controaccusa alla Harris di aver rappresentato in maniera non corretta la propria posizione, non gli sono valsi a molto. Non solo: il 76enne Biden ha anche ricevuto uno strale piuttosto appuntito da Swalwel, che gli ha ricordato dichiarazioni di 30 anni prima sulla necessità di “passare il testimone” alle nuove generazioni(frecciatina in cui, peraltro, anche Sanders si è sentito chiamato in causa). In generale, l’ex Vicepresidente è apparso sottotono, non a proprio agio nel ritmo trascinante del dibattito, troppo moderato in un campo che ormai è decisamente progressista e scomodamente abbarbicato all’eredità obamiana, che pure si è già ampiamente dimostrata inadeguata a fermare l’avanzata di Trump, e che il suo successore si è impegnato a smantellare pezzo per pezzo. Si riprenderà? Quel che è certo è che sul suo scivolone è spiccata la californiana Kamala, che con il suo “I would like to speak on the issue of race” (“Vorrei parlare della questione razziale”) si è dimostrata forse la candidata più credibile in tema di diversità (al netto di chi l’ha accusata, e non a torto, di non essere stata così progressista quando fu procuratore generale della California).

2 – Di Sanders vince l’agenda, ma lui…
Bernie Sanders? Sottotono anche lui. Al senatore del Vermont va riconosciuta una, indiscutibile, vittoria. Le sue idee, all’interno del partito, hanno vinto. Oggi, quasi tutti i candidati stanno portando avanti un’agenda che fino a 4 anni fa era derisa o ripudiata in massa; Medicare for All non è più una parolaccia, ma un mantra e un obiettivo per tutti, anche se sono diversi i percorsi, più o meno diretti, individuati per arrivarci; le sue proposte di cancellare o ridurre il debito studentesco e di rendere l’istruzione economicamente accessibile a tutti, seppure nelle diverse sfumature e interpretazioni, sono temi da cui il partito non può più prescindere. Ma sarebbe sbagliato non rilevare che l’etichetta di “socialista” (seppure accompagnata dall’aggettivo “democratico”), se non suscita scalpore tra le giovani generazioni meno legate alle vecchie ideologie, viene letta ancora negativamente da una parte importante del partito e del Paese. E, tra le altre cose, ben si presta alle abili strumentalizzazioni di Trump, come il candidato John Hickenlooper gli ha ricordato ieri. Anche Sanders è apparso poco a suo agio nell’arena di ieri, decisamente meno di quanto non fosse apparso nei suoi comizi; ha ripetuto più e più volte il suo mantra dell’1% di ricchissimi che possiede quanto il restante 90% della popolazione (suo manifesto programmatico assorbito dagli altri candidati), e lo ha fatto anche quando è stato interrogato sulla questione della diversità. Intendiamoci: il tema dell’uguaglianza in termini di “race” è sicuramente legato a quello delle disuguaglianze economiche, ma, soprattutto in un Paese come gli Stati Uniti, non può certo ridursi ad esso. Senza contare che l’argomento era stato il punto debole di Sanders nel 2016, tanto che, all’inizio di questa campagna, sembrava deciso a riscattarsi, ricordando il suo passato di attivista che marciò con Martin Luther King.

3 – Elizabeth Warren superstar
Forse incoraggiata dai sondaggi che la davano pronta al sorpasso di Bernie, buona performance per Elizabeth Warren durante la prima serata. La “Sanders in gonnella” (consentiteci la semplificazione) è apparsa più a suo agio del senatore del Vermont (con il quale non si è confrontata direttamente), più pragmatica (“I have a plan”, non a caso, è la sua parola d’ordine), più versatile, più sul pezzo. Protagonista nella prima parte della serata ma non nella seconda, fanno giustamente notare gli osservatori.

4 – Sorprendono e non deludono
Sicuramente da tenere d’occhio il trio Julian Castro-Cory Booker-Tulsi Gabbard, che, pure molto in basso nei sondaggi, nel dibattito se la sono cavata bene. Non è un caso che gli ultimi due siano stati i più “googlati” durante e dopo il primo round televisivo. Da seguire, anche il sindaco della piccola South Bend (Indiana) Pete Buttigieg, che ha dimostrato di avere le carte in regola per far parlare di sé ed è in qualche modo riuscito, almeno in parte, a non farsi schiacciare dal terremoto provocato dalla sparatoria in cui, nella sua cittadina, un ufficiale  di polizia bianco ha ucciso un afroamericano.

5 – In Texas conquistava, in America…
Ingloriosa la performance di Beto O’Rourke. A novembre, l’agitatore delle folle democratiche in Texas era quasi riuscito a strappare al repubblicano Ted Cruz la poltrona di Governatore con una campagna elettorale che, in quello stato, non aveva avuto precedenti, tanto da guadagnarsi il titolo di “Obama bianco”. E invece, nemmeno la trovata di pronunciare qualche frase in spagnolo durante il dibattito è riuscita a rivitalizzare gli entusiasmi di un tempo. Incalzato da Castro sulla depenalizzazione dell’immigrazione illegale, la risposta di O’Rourke (“non criminalizzeremo chi cerca asilo”) è apparsa più che altro un tentativo di arrampicarsi sugli specchi, e anche mal riuscito.

6 – Che fatica De Blasio, ma sugli immigrati strappa l’applauso
Il sindaco di New York? Decisamente svantaggiato e anche isolato nel dibattito, De Blasio ha cercato di ritagliarsi qualche spazio, intervenendo più volte a gamba tesa nelle dichiarazioni dei colleghi. Collocatosi nell’ala più progressista del partito, De Blasio, è chiaro, non convince e non conquista. Unica nota positiva, quando, rivolgendosi agli spettatori, ha ricordato agli americani che non sono gli immigrati i veri responsabili dei problemi del Paese: “Non sono stati gli immigrati a farvi questo, sono state le grandi corporation. L’1% vi ha fatto questo!”. Chapeau: in Italia, è da tanto che non sentiamo dire una cosa del genere a un politico di sinistra.

7 – La differenza che farà la differenza
Che cosa farà la differenza, nei prossimi mesi? Sicuramente il carisma dei candidati, componente che non può e non deve mancare in una campagna elettorale, specialmente in vista della sfida con Trump. Certamente, in un campo affollatissimo ma in cui le posizioni tendono a compattarsi a sinistra, faranno la differenza le piccole diversità. Come sulla questione dell’Healthcare: alla soluzione più radicale che chiede l’abolizione in blocco dell’opzione privata a favore di un’unica pubblica (soluzione sostenuta, in primis, da Sanders, Warren, Harris, De Blasio, Gillibrand), si oppone invece la proposta più moderata di consentire la scelta tra l’opzione privata e quella pubblica (sostenuta dalla maggior parte dei candidati). Dettagli come questo faranno la differenza, soprattutto perché orienteranno chiaramente il voto delle varie componenti del partito – quella più moderata e tradizionalista e quella più progressista –. Faranno la differenza, anche, i giovani: perché, per battere Donald Trump, bisogna portare a votare le nuove generazioni. Allo stesso tempo, i giovani non bastano, se il candidato o la candidata verrà percepito/a come troppo divisivo/a dal partito. La sfida, insomma, è tutt’altro che scontata, e l’errore che, 2016 docet, i democratici dovranno evitare come la peste è quello di sottovalutare Donald Trump.

Share on FacebookShare on Twitter
Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

DELLO STESSO AUTORE

As Italians Return from Vacation, Covid-19 Cases See a Sharp Rise

As Italians Return from Vacation, Covid-19 Cases See a Sharp Rise

byGiulia Pozzi
As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

UN Is in Close Communication with Italy on Mario Paciolla’s Death in Colombia

byGiulia Pozzi

A PROPOSITO DI...

Tags: Bernie Sanderscory bookerdibattito democraticiElizabeth WarrenJoe BidenJulian CastroKamala HarrisPete Buttigiegprimarie democraticheTulsi Gabbard
Previous Post

Il ciclone Harris travolge Biden e la “vecchia” generazione che rappresenta

Next Post

Salvini e le parole da “tiranno” favorite dal “contesto” internazionale

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

Morte Mario Paciolla in Colombia, l’ONU assicura: “In stretto contatto con l’Italia”

byGiulia Pozzi
As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

byGiulia Pozzi

Latest News

Spring Breakers, the Party’s Over. Florida no Longer Wants You!

Spring Breakers, the Party’s Over. Florida no Longer Wants You!

byAmanda James
A New York in aumento le malattie sessualmente trasmissibili: ecco quali

A New York in aumento le malattie sessualmente trasmissibili: ecco quali

byLa Voce di New York

New York

A New York in aumento le malattie sessualmente trasmissibili: ecco quali

A New York in aumento le malattie sessualmente trasmissibili: ecco quali

byLa Voce di New York
Due giorni all’arresto: come Trump sta preparando la sua comparsa in tribunale

Due giorni all’arresto: come Trump sta preparando la sua comparsa in tribunale

byNicola Corradi

Italiany

La crisi dell’istruzione nel mondo: 2/3 dei bambini non capiscono cosa leggono

Master Fondazione Italia-Usa: altre 200 borse di studio “Next Generation”

byLa Voce di New York
World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

byNicola Corradi
Next Post
Salvini e le parole da “tiranno” favorite dal “contesto” internazionale

Salvini e le parole da "tiranno" favorite dal "contesto" internazionale

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Elezioni 2022
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Speciale Venezia
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In
By clicking on "Create my account" or by registering, you accept the Term of Service and the Privacy Policy.

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?