L’ex CEO di Starbucks, con un fuoco di fila crossmediale, lo scorso 27 Gennaio ha lanciato la bomba della sua possibile candidatura usando Twitter e la trasmissione “60 minutes”, poi ha pubblicato un op-ed su USA Today. Nel suo articolo, il Mogul del caffè ha spiegato quali sono le ragioni che lo spingerebbero a pensare alla corsa per le presidenziali: da una parte l’estremizzarsi delle posizioni politiche nel paese, dall’altra lo scardinamento del – secondo lui – odiato sistema bipartitico e poi l’accusa a Trump di non essere “qualificato” per la Presidenza. Per questi motivi, Schultz dovrebbe rappresentare l’alternativa moderata e fuori dagli schemi, nonostante si sia sempre professato un “democratico di lungo corso”.
A suo favore – stando al suo articolo – Schultz avrebbe il 39% dell’elettorato che, già adesso, si identifica come indipendente. In più, il manager miliardario, proprio come Donald Trump, ha alle spalle una carriera che lo ha portato dalle case popolari di Brooklyn ad un impero da 30.000 negozi come Starbucks: un self-made-man, quindi. Dopo aver lodato la sua carriera, Schultz si scaglia contro i suoi detrattori, spiegando che, nel caso decidesse di candidarsi, non lo farà per sottrarre voti ma per il bene del paese. Secondo lui, infatti, il sistema bipartitico sarebbe da incolpare per l’attuale iper-conflittualità fra Democratici e Repubblicani che avrebbe portato allo scorso lunghissimo shutdown.
Howard Schultz, malgrado il grande annuncio e la pioggia di critiche ricevute, ha fatto sapere che si riserverà un mese per decidere se scendere in campo o passare il testimone. Durante questo periodo, il magnate viaggerà per gli States in cerca di supporto, per non dover correre una campagna elettorale contro ogni pronostico.
Ma non basteranno la fama di uomo fattosi da solo e qualche dato sull’elettorato americano a far eleggere Schultz alla Casa Bianca. Per quanto le sorprese politiche negli ultimi anni non siano mancate, l’ex CEO di Starbucks ha decisamente poche chances di farcela da indipendente. Infatti, oltre a mancare del sostegno di una piattaforma forte come quella partitica, Schultz sembra male interpretare i dati sul sostegno popolare che vorrebbero il 39% della popolazione non allineata con Repubblicani e Democratici. Questo, non è che il frutto di sondaggi e, come è sempre successo nella storia politica degli Stati Uniti, lontano dalle elezioni, l’elettorato preferisce non schierarsi, aspettando il candidato migliore dell’una o dell’altra scuderia. Alla fine del processo decisionale di ogni singolo cittadino, raramente il fortunato è un candidato indipendente, solitamente costretto a percentuali bassissime nel voto popolare. In più, l’accusa di dilettantismo rivolta a Trump non regge, se proveniente da un uomo che mai si è prestato alla politica e mai è stato eletto per cariche statali o federali.
D’altra parte, però, c’è chi teme che la candidatura di Howard Schultz possa ostacolare i Democratici e consegnare le chiavi della Casa Bianca nuovamente a Donald Trump. Il timore risiede nel fatto che l’imprenditore multimiliardario possa usare il suo gigantesco capitale personale per finanziare la sua campagna elettorale, andando a sottrarre una fetta del voto Democratico. La paura è grande proprio perché, come le elezioni del 2016 insegnano, pochi grandi elettori possono fare la differenza.
Nonostante questo, il clima sembra essere cambiato rispetto a tre anni fa. Il Partito Democratico si sta spostando a sinistra seguendo le orme di Alexandria Ocasio Cortez, Elizabeth Warren,Kirsten Gillibrand e Kamala Harris e molti elettori sembrano essersi stancati del self-made-man miliardario. In più, Schultz, che sembra voler incarnare l’alternativa moderata al nuovo “socialismo” democratico fatto di tasse per megaricchi e servizio sanitario pubblico, potrebbe vedersi sottratta la corona di “centrista” da un candidato come Joe Biden, qualora decidesse di correre per la presidenza.
I Democratici, però, devono mantenere la calma. Il rischio è quello di dare eccessiva visibilità ad un eccentrico miliardario con pochissime possibilità di vittoria. Molti leader blu, infatti, si sono scagliati contro l’annuncio di Schultz della scorsa settimana, offrendogli molta più copertura mediatica di quanta ne meritasse. Resta comunque il sospetto che il motto dell’ex padrino di Starbuck possa passare da “imagining a better America” ad “imagining the same America”, aiutando Trump a conquistare il secondo mandato.