Come parte della globale “marcia indietro” sociale attualmente in corso, cresce il numero di paesi che meditano di tornare a vietare per legge l’adulterio – e di mettere in galera, o peggio, chi lo pratica. Le due nazioni attualmente prossime a “riformare la riforma” sono l’Indonesia e la Turchia.
A livello internazionale, ad avere sorpreso di più è la prossima messa al bando in Indonesia sia del sesso extraconiugale sia di quello omosessuale. Il Paese – il più popoloso del mondo a maggioranza musulmana – era considerato la roccaforte dell’Islam tollerante. Ora, la sua Camera dei Deputati, nell’aggiornare il Codice Criminale, avrebbe raggiunto un compromesso che prevede il ripristino del crimine. Secondo Ichsan Soelistio, il relatore della maggioranza: “Abbiamo accettato una legge che permette la messa sotto accusa per il sesso fuori dal matrimonio o di tipo omosessuale, ma solo se sia uno dei partecipanti oppure un familiare a denunciare il crimine alla polizia”. Il parlamentare prevede l’entrata in vigore “a tempi brevi”.
L’Indonesia è alla parte opposta del Mondo, la Turchia è molto più vicina. Il Paese ha legalizzato il sesso extraconiugale nel 2004 dietro richiesta dell’Ue, che l’ha posto come necessaria condizione per accedere all’Unione – cosa che allora sembrava possibile. Ora, dopo 14 anni, il Presidente turco Erdoğan fa una sorta di autocritica: “Devo dire che abbiamo sbagliato. È giunto il momento di riconsiderare la legislazione sull’adulterio”. Si torna indietro.
La debole opposizione turca è rimasta largamente zitta davanti alla proposta e il dibattito nazionale è per ora più sul “come” fare che sul “se” fare. I più liberali vorrebbero che la nuova legge fosse almeno applicata in maniera paritetica alle donne e agli uomini. C’è però un problema. Mentre la Turchia bandì la poligamia oltre novant’anni fa, non pochi importanti cittadini conservatori hanno tuttora più mogli – fino a quattro – come consente l’Islam. Ma si può mandare un fedele musulmano in galera solo perché va a letto con una sua moglie? La poliandria invece – la donna con più mariti – non è ammessa.
Prima di sentirci troppo superiori, è il caso di ricordare che la legalizzazione formale dell’adulterio è recente anche in Occidente. La Corte Costituzionale italiana abolì il crimine in due passaggi tra il 1968 e il 1969. Il Codice Rocco del 1930 aveva previsto l’incarcerazione per la moglie fedifraga e il suo “correo” solo in caso di querela da parte del marito tradito e di nessun altro. Le di lui scappatelle quindi non potevano essere perseguite.
Mentre oggi il “crimine” è più attuale nei paesi islamici, l’adulterio è tecnicamente ancora fuori legge in parecchie altre giurisdizioni: alcuni paesi cristiani dell’Africa, le Filippine, Taiwan, e anche in una ventina degli stati degli Usa – seppure più per inerzia legislativa che altro. Infatti, il problema con l’abolizione nei paesi democratici è sempre stato quello di trovare il politico disposto ad alzarsi e dire che sì, va bene tradire la moglie, o il marito nel caso.
Intanto, nella vita di ogni giorno, le astrazioni legali spesso contano meno di ciò che si fa nei fatti. Nel Maryland americano l’adultera paga (pagherebbe) solo la “storica” multa di $10; nell’Iran sarebbe soggetta alla lapidazione a morte, pena però comminata di rado. Anzi, la difficoltà nel farla applicare fa sì che nella provincia di Khuzestan è emerso un interessante escamotage per arrivare lo stesso alla giusta punizione. Lì, secondo il Governo inglese: “Le famiglie cominciano ad assumere degli estranei per investire con l’auto le donne che devono morire per fatti d’onore: comporta solo una piccola ammenda”.