Ve lo ricordate quel famoso programma televisivo, condotto da Mike Bongiorno? Ecco, dovessimo riassumere in poche parole quanto annunciato lunedì 21 agosto potremmo dire che in Afghanistan, gli Stati Uniti d’America non lasciano: anzi, “raddoppiano”. Anche se non è ancora certo in che modo e con quali numeri. Donald J. Trump, in un discorso di 25 minuti a reti unificate, è stato infatti chiaro: le truppe americane in loco aumenteranno e in Afghanistan la strategia del cosiddetto “nation-building”, cioè del processo di costruzione di uno stato democratico in loco, è ormai lettera morta. Per annunciarlo, Trump ha scelto la base militare di Fort Myer ad Arlington, in Virginia, ad un centinaio di miglia di distanza da quella Charlottesville teatro degli scontri non più tardi di un paio di settimane fa. E lo ha fatto, sostanzialmente, per smentire le sue promesse storiche in Afghanistan.
Perché quando non era presidente, come vedete qui sopra, Trump su Twitter era stato uno dei maggiori critici sia della missione afghana, sia di Barack Obama, colpevole di non aver rispettato la parola data riguardo al ritiro delle truppe in Medio Oriente. Ora, però, la svolta. L’ennesima di questi suoi primi mesi da presidente: “Il mio istinto originale era di tirarcene fuori, e storicamente mi piace seguire il mio istinto” ha detto Trump nel suo discorso, evidenziando però le ragioni del cambio di rotta: “Mi sono accorto che le decisioni sono molto diverse quando sei seduto dietro la scrivania dello Studio Ovale”.
Fonti dell’amministrazione, pubblicate sui giornali americani nelle ultime ore, parlano di circa 4mila soldati pronti ad aggiungersi agli 8500 già presenti. Ma nulla, in questo momento, è ancora chiaro o confermato. In ogni caso Trump ha definito quelli che sono gli obiettivi della sua strategia: da una parte sconfiggere l’ISIS in Afghanistan, dall’altra evitare che i talebani colmino quel vuoto territoriale, quando ci sarà, occupando le aree di cui erano “padroni” prima dell’11 settembre 2001. L’anno, ovvero, in cui gli Stati Uniti entrarono in quello che sarebbe stato il conflitto più lungo della loro storia. Una strategia, “basata sul realismo”, di cui però non sono ancora chiari i dettagli. Con gli americani, un pò increduli e un pò ormai abituati, che rimangono in attesa a guardare.