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July 14, 2017
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July 14, 2017
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Sui vecchi e i giovani avevano ragione Cicerone e Seneca, anzi torto

Ne sapevano di più greci e latini o i libri sacri sull'età della saggezza?

Valter VecelliobyValter Vecellio
Sui vecchi e i giovani avevano ragione Cicerone e Seneca, anzi torto

Donald Trump e Matteo Renzi: il vecchio e il giovane

Time: 5 mins read

Qualcuno se lo ricorderà il “De senectute” di Cicerone: frammenti di giovanili studi patiti, e dunque poco gustati. Opera filosofica scritta intorno al 44 avanti Cristo, Cicerone è già avanti con gli anni. Poco dopo muore. In sostanza si immagina un dialogo tra l’ottantatreenne Catone il censore e due suoi amici: Gaio Lelio, e Publio Cornelio Scipione Emiliano. L’artificio serve a Cicerone per confutare le opinioni secondo le quali l’esser vecchi è una maledizione e un fastidio: per il vecchio e per il suo prossimo. Cicerone sostiene che l’essere carico di anni e di esperienze non impedisca e non escluda una partecipazione piena a quello che resta da vivere. Attraverso Catone, Cicerone esalta la saggezza, i beni “interiori” dell’avanzata età; c’è sì il fastidio del decadere delle forze del corpo, ma a pareggiare i conti, quelle che definisce le gioie dello spirito.

Se ne può discutere; e se ne discuteva anche allora: Seneca per esempio, detesta vecchiaia e vecchi: “Nihil turpius quam senex vivere incipiens”. E ancora: “Turpis et ridiculosa res est elementarius senex”.

Per trovare qualche consolazione per tutti noi che abbiamo superato gli “anta”, occorre lasciar perdere greci e latini, e rifugiarci nei libri sacri. La Bibbia, per esempio: Nell’“Ecclesiaste” si legge: “Quam speciosum caniciei iudicium. Quam speciosa veteranis sapientia et gloriosus intellectus et consilium. Corona senum multa peritia et gloria illorum timor Dei”. La massima del “Levitico” dovrebbe magari essere incisa sugli autobus. “Coram cano capite consurge et honora personam senis”. Va bene anche “Il libro di Giobbe”: “In antiquis est sapientia et in multo tempore prudentia”. Anche con i “Proverbi” si casca in piedi: “Corona dignitatis senectus, quae in viis iustitiae reperitur”, e “ignitas senum canicies”.

Ad ogni modo, l’equazione anni, esperienza di vita, saggezza, filosofia e filosofi a parte, lascia il tempo che trova. Prendete il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, o il leader dell’italiana Forza Italia Silvio Berlusconi: in pubblico si presentano più truccati di un appalto, ma possono fare quello che vogliono, uno ha 71 anni, l’altro ne ha 80. Cerone e parrucche non tolgono un giorno da quelli che anno. Li vedi, e puoi pensare tutto, ma non ti viene certo in mente che siano saggi. Ha dunque ragione Seneca, e hanno torto Cicerone e la Bibbia?

Largo ai giovani, allora. Poi guardi la data di nascita del nord coreano Kim Jong-un; nato nel 1984, è un pericolo pubblico, non è un “normale” dittatore che si “limita” a piagare il suo popolo e lascia in pace in resto del mondo; vero è che quel ramo di “corda” paranoide deve averla ereditata dal padre e dal nonno. Difetto di fabbrica, insomma.

George W. Bush oggi ha i suoi anni. Ma quando comincia il suo primo mandato presidenziale ha 55 anni. Un quasi “giovanotto”. Potenza del cognome? D’accordo. Tony Blair è del 1953. Diventa primo ministro del Regno Unito a 43 anni. Abbiamo visto tutti quello che ha combinato, ancora se ne paga qualche conseguenza. Di recente sir John Chilcot, che ha guidato la commissione indipendente sull’intervento britannico nel conflitto del 2003 contro il regime di Saddam, senza girarci troppo intorno, intervistato dalla “BBC”, lo ha accusato di aver detto il falso al paese e al Parlamento. Ed essere accusati di essere un falsario, da quelle parti, ti marchia a vita.

Diamo un’occhiata all’Italia. Proviamo a cercare persone che sembra risultino graditi alla pubblica opinione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per esempio: 75 anni. Il presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi: 84 anni. Vengono considerati due “saggi” Emanuele Macaluso e Romano Prodi. Il primo è classe 1924; il secondo è del 1939. Apprezzato per la sua competenza il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan: 67 anni. Diamo una sbirciata fuori dai confini nazionali? Per esempio il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi? Ne parlano tutti un gran bene: Perbacco! Ha 69 anni. Due politici “giovani” però ci sono, a quanto pare apprezzati: l’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, e il ministro dell’Interno Marco Minniti. “Giovani”…: il primo ha “appena” 62 anni, l’altro uno di meno… In effetti a guardare bene, il primo ha capelli grigi; l’altro risolve il problema rapandosi alla Yul Brinner… 

Però i “ggiovani” ci sono, bisogna riconoscerlo. “Ggiovane” è il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi: 42 anni. “Ggiovane” è Matteo Salvini, il leader della Lega: 44 anni; non è “ggiovane” il fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo: lui ha 68 anni; però è circondato da fedeli collaboratori che più “ggiovane” non si puà: si chiamano Davide Casaleggio, 41 anni; Luigi Di Maio, 31 anni; Alessandro Di Battista, 39 anni… Come dire: cattivo maestro, pessimi alunni.

Dove si va a finire con tutto questo discorso sull’età? Semplicemente che l’esser vecchi non garantisce saggezza; e l’esser giovani non significa “rinnovamento”;  anzi spesso sono un “rimedio” peggiore del male che si dice di voler curare.

Non ci si vuole sostituire al lettore, che è certamente in grado di ricavare da solo il succo di tutto questo ragionare. Però qualche finale considerazione la si può fare. Dopo tanto “rumore”, tanto frastuono, tanto assurdo e inconcludente urlare, c’è necessità, urgenza di cominciare ad ascoltare, di capire; di parole che non dice più nessuno. Magari fermarsi un momento, staccarsi dai pc, imparare a porsi domande e interrogare, cercare risposte e chiedere che si diano risposte “vere” alle questioni vere, che riguardano la vita di ognuno di noi (e anche il modo di vivere, la sua qualità, e come garantirla). E imparare anche come e quando fermarsi, come e quando saper aspettare. C’è bisogno di memoria. C’è bisogno di pensare. Imparare ad avere il coraggio di un sogno.

Ecco, tutto questo, non è questione di età. Ha ragione Cicerone, ha ragione Seneca, ha ragione la Bibbia; e hanno anche torto.

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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