La storia argentina come “un esempio” illuminante contro le discriminazioni per l’arrivo massiccio di immigranti in Europa, la “lealtà” degli italiani nei confronti del Paese di accoglienza, e un “no” forte ai “protezionismi commerciali” sono stati i punti di forza dei discorsi del presidente Sergio Mattarella a Buenos Aires.
Parlando lunedì sera alla comunità italiana, che ha riempito il Teatro Coliseo per abbracciare simbolicamente il presidente italiano, e martedì nel Parlamento bicamerale argentino, Mattarella ha sottolineato la politica di “fiducia” di questo Paese sudamericano verso gli immigranti e la loro cultura.
“I mezzi di comunicazione portano alla nostra attenzione immani tragedie, in cui i temi della solidarietà e della dignità della persona, si scontrano (…) con intolleranza, discriminazioni e diffusa incapacità di riuscire a comprendere ciò che è in atto, ciò che sta accadendo nel mondo” ha enfatizzato. L’ Argentina “ha sollecitato, accolto e favorito l’arrivo di milioni di connazionali che, con coraggio, affrontarono le incognite e le angosce di lunghi viaggi nella speranza di trovare una vita migliore lontani dalla Madrepatria”, una politica che ha sempre mantenuto, anche in questi giorni.
Dal passato al presente, “i nipoti e pronipoti” dei “pionieri dell’immigrazione (…) hanno saputo contribuire al divenire di un Paese al quale hanno offerto la loro piena lealtà”, ha puntualizzato.
“L’apertura con la quale da questo Continente si è guardato al fenomeno migratorio quale fonte di opportunità, di progresso, di crescita sociale, rappresenta un esempio che dovrebbe illuminarci anche oggi”, ha spiegato di fronte Mattarella alla Camera e il Senato nazionale riuniti per ascoltarlo.
Poche ore prima, parlando alla comunità italiana, Mattarella si era pronunciato pure contro “i nazionalismi antistorici”, e come “cittadino europeo” aveva affermato che “in Europa il fenomeno” dei movimenti populisti “è andato incontro a diverse delusioni ed è in regressione”.
Nel Coliseo, le chiavi della città di Buenos Aires, un concerto con brani di Leoncavallo e Puccini, l’inmancabile “Torna a Surriento” di De Curtis e un repertorio argentino con tangos di Pugliese, Gardel-Le Pera e Piazzolla hanno accomunato non soltanto inni, storia, parole e bandiere ma anche rappresentanti del mondo politico, culturale, imprenditoriale, scientifico e dei diritti umani italo-argentini.
Perchè, come ha ribadito il presidente della Repubblica italiana, l’Argentina e l’Italia hanno “un rapporto unico al mondo”, un “legame ben visibile in tutti i settori” che ci fa sentire “sempre a casa”.
Per dare solo un esempio, il direttore della Banda Sinfonica della Città di Buenos Aires che ha suonato lunedi è il maestro Mario Perusso, il cui nonno è stato uno dei tanti genovesi arrivati al Rio de la Plata.
L’attuale presidente argentino, Mauricio Macri, che ha ricevuto Mattarella nella Casa Rosada, sede del governo nazionale, è anche lui italo-argentino. “Viste le origini italiane di molti argentini, tra i quali io stesso”, ha detto Macri, “sono convinto che ci unisce un passato molto ricco” e che “ci unisce ancora di più un futuro condiviso”.
Purtroppo ci sono e sanguinano molte ferite aperte nel passato recente che riguardano macabri personaggi italo-argentini come Eduardo Massera, capo della Marina e della Escuela de Mecanica de la Armada (ESMA), uno dei campi di concentramento e di morte dell’ultima dittatura militare (1976-83), membro della P2, deceduto senza condanna mentre era imputato in contumacia a Roma per il sequestro e l’assassinio di concittadini all’estero.
E il “venerabile maestro” della logia, Licio Gelli, al momento di essere arrestato in Svizzera (1982) aveva in tasca due passaporti falsi fatti all’ interno dell’ESMA. Infatti, Victor Basterra, un desaparecido che è riuscito a sopravvivere, ha dichiarato che è stato forzato a fare quei documenti mentre si trovava sequestrato e costretto al lavoro di schiavo.
Su queste pagine nere il libro Affari nostri. Diritti umani e rapporti Italia-Argentina 1976-1983 (Fandango, Roma, 2012) a cura di Claudio Tognonato, sociologo e filosofo, percorre i misfatti della loggia e altre ombre del passato condiviso, sia nell’ambito della chiesa cattolica che dei grandi imprenditori.
Oggi però la gentilezza e la serenità del presidente Mattarella possono ripristinare la fiducia nei rapporti bilaterali nella strada di solidarietà aperta anni fa da Sandro Pertini e Romano Prodi.
Di altro tono è stata la missione imprenditoriale che ha accompagnato la visita di Stato e il “Business Forum Italia-Argentina 2017” inaugurato dai ministri di Affari Esteri dei due Paesi, Angelino Alfano e Susana Malcorra.
“Abbiamo venduto tutti i tickets” ha scherzato la ministra guardando il salone gremito di rappresentanti del mondo politico e imprenditoriale. Subito dopo ha criticato la precedente “Argentina chiusa”, in allusione ai tre governi della sinistra peronista (2003-2015) e ha sottolineato “l’apertura intelligente al mondo” del presidente neoliberista Macri, insediato 17 mesi fa e chi ha detto di non volere “l’Argentina granaio del mondo, ma l’Argentina supermercato del mondo”.
“La gente ci ha chiesto un cambiamento” ha affermato Malcorra ritenendo che “insieme e integrati siamo molto in più” contro la disoccupazione e l’inflazione.
“Noi sosteniamo le riforme del governo Macri” puntate a “dare stabilità” e “una grande apertura internazionale” all’ Argentina, ha detto Alfano parlando dopo la sua “cara amica Susana” e impegnandosi a spingere con forza “l’accordo Unione Europea e Mercosur” (Mercato Comune del Sudamerica, integrato dall’Argentina, il Cile, il Paraguai, l’Uruguai e il Venezuela).