Negli ultimi mesi se ne sono dette di tutti i colori, tra attacchi politici, insulti personali e maligne insinuazioni alla faccia del politically correct e della loro vecchia amicizia.
Ora, finalmente, Hillary Clinton e Donald J. Trump avranno l’occasione di stare per la prima volta l’una affianco all’altro nelle vesti di aspiranti inquilini della Casa Bianca. L’attesissimo dibattito, previsto lunedì il 26 settembre alla Hofstra University nel Long Island, quindi a pochi chilometri da New York, sarà uno dei momenti cruciali di questa imprevedibile campagna presidenziale e darà occasione a entrambi i candidati di attirare l’attenzione dei numerosi elettori indipendenti ancora indecisi su chi votare a novembre. La cifra di telespettatori prevista dagli esperti è d’altronde impressionante: a seguire l’evento sarà un pubblico che si aggira sui 100 milioni di persone, quasi 40 milioni in più rispetto alla media dei precedenti confronti presidenziali del 2012 tra Obama e Romney. Roba da Super Bowl, la popolarissima finale del campionato di football che ogni anno tiene incollata al teleschermo l’intera America.
Tutto si giocherà in appena 90 minuti di diretta moderati da Lester Holt, celebre anchorman di NBC News, il quale lunedì scorso ha annunciato gli argomenti sui quali sarà incentrato il confronto. Nel dettaglio, questo sarà diviso in tre spezzoni da 30 minuti ciascuno in cui si parlerà della “direzione dell’America”, del “raggiungimento della prosperità” economica e di come “mettere al sicuro” il paese. Temi volutamente generici, che a detta degli organizzatori potranno subire repentine modifiche a seconda delle ultime notizie interne e internazionali. E senza dubbio, a entrare di prepotenza nel dibattito saranno le recenti minacce di matrice islamista a New York e in New Jersey e l’ondata di violenze e tensioni tra la polizia e alcune comunità afro americane seguite alle uccisioni di due cittadini neri a Tulsa (Oklahoma) e Charlotte (North Carolina), in quelli che in molti hanno definito come gli ennesimi episodi di brutalità poliziesca. Insomma, domande scottanti figlie di un’America impaurita dalle sfide che la attendono, alle quali bisognerà rispondere in modo “presidenziale”.
La posta in gioco è alta e il dibattito giunge in uno dei momenti più delicati della corsa alla Casa Bianca. La media degli ultimi sondaggi da ancora Hillary in vantaggio in termini di voto popolare, ma nelle ultime settimane il trend sembra favorire Trump in stati come Iowa, Ohio e North Carolina, mentre in Nevada si registra un sostanziale pareggio e in Florida il margine a favore di Hillary è minimo. Al contrario, in Michigan, Pennsylvania e Virginia il consenso della democratica è rimasto solido.
Come gli esperti più accorti avevano previsto la partita è dunque apertissima e la ex first lady sta ancora subendo gli effetti delle recenti vicissitudini che l’hanno coinvolta, dalla pausa forzata dovuta alla polmonite alle precedenti indiscrezioni sul proprio rapporto con la Clinton Foundation quando ricopriva la carica di Segretario di Stato. Dal canto suo, invece, il tycoon sembra aver trovato un nuovo equilibrio dopo la cacciata dell’ingombrante Paul Manafort grazie alla nuova manager Kellyanne Conway, capace di “frenare” (nei limiti del possibile dato il soggetto) le note intemperanze del magnate.
Ma come si stanno preparando i due candidati al fatidico match? Stando alle indiscrezioni Clinton e Trump hanno adottato approcci diversissimi, che riflettono in pieno le loro opposte personalità.
Come una studentessa modello, la meticolosa Hillary non vuole lasciare nulla al caso e già da agosto dedica intere giornate a studiare, inscenando i classici “finti dibattiti” e allenandosi a rispondere efficacemente a qualsiasi domanda circondata da un agguerrito staff di esperti. Pur avendo affrontato numerosi eventi simili nel corso della sua lunga carriera politica, non sarà facile per la ex first lady prevedere le mosse di Trump, animale televisivo noto proprio per l’inquietante imprevedibilità. Stando a quanto riportato dalla propria direttrice alla comunicazione Jennifer Palmieri, la Clinton si sta preparando ad affrontare “i diversi Trump che potrebbero venir fuori” domenica, osservando i video dei precedenti dibattiti del magnate durante le primarie repubblicane. Il punto di forza della nominata democratica è l’indubbia preparazione sui dettagli della politica interna ed estera, soprattutto se messa a confronto con la palese ignoranza trumpiana, ma la sua maggiore preoccupazione sarà quella di apparire “sincera” e “naturale” agli occhi del pubblico, recuperando il gap di credibilità che la perseguita da tempo. Un altro cruccio del suo team è poi la probabile diversa reazione dei media alla sua performance rispetto a quella di Trump. Dopo mesi in cui il magnate ne ha sparate di tutti i colori, la ex first lady teme infatti che l’avversario possa risultare vincente per i commentatori semplicemente evitando eccessi comportamentali, mentre nel suo caso gli standard sarebbero inevitabilmente più elevati.
Se una Clinton sotto pressione si sta sottoponendo a un addestramento severissimo, quasi fosse un marine prima della battaglia, Trump ha lasciato trapelare molto poco sulla tattica che utilizzerà contro la rivale e pare puntare tutto sulla forma e quasi nulla sulla sostanza. Secondo i più maliziosi, da esperta reality star il tycoon farà affidamento sulla propria capacità di improvvisare di fronte alle telecamere e non dedica che pochi ritagli di tempo a studiare i punti programmatici sui quali incastrare la Clinton. Una circostanza inquietante, ma che non deve meravigliare data la natura del personaggio: dopotutto, in più di un’occasione Trump è sembrato ignaro persino di questioni politiche di primo piano, dalla politica estera, all’economia. La stessa Conway ha dichiarato che Trump “è un candidato non convenzionale e il classico dibattito di prova non fa per lui. Questo vale per tutto ciò di solito associato alla preparazione dei dibattiti: dai gesti forzati ai leggii […] fino al metodo socratico con cui vengono poste le domande”. A circondare il milionario newyorkese sono d’altronde esperti di comunicazione come la presentatrice radiofonica Laura Ingraham e l’ex Amministratore delegato di Fox News, Roger Ailes.
A seconda della prospettiva dalla quale si osservano i loro profili, entrambi i candidati potrebbero dunque trionfare o capitolare nel caso non dosassero bene i propri punti di forza: l’eccessiva preparazione della Clinton potrebbe essere inefficace di fronte alle provocazioni di Trump, e l’ignoranza politica di quest’ultimo rischierebbe di farlo apparire del tutto inadeguato al complicato ruolo di presidente.
Più che studiare o allenarsi con uno sparring partner, The Donald ha preferito inoltre lanciare provocazioni, come un pugile prima di salire sul ring. Così, dopo aver “avvertito” Lester Holt, intimandogli di non esagerare con i fact checking (sic) e messo in dubbio l’imparzialità del moderatore per giustificarsi preventivamente in caso di debacle, in un recente tweet ha chiamato in causa direttamente Hillary: “Hillary Clinton si sta prendendo un altro giorno di pausa, ha bisogno di riposare. Dormi bene Hillary, ci vediamo al dibattito” ha cinguettato il magnate con fare da bullo. Una tattica insolita e stravagante per un candidato alla presidenza. Ma non è detto che le luci del palcoscenico non riservino sorprese. Dopotutto, è questo il bello della diretta.