Se volessimo sintetizzare l’efficacia dell’ultimo dibattito repubblicano ai fini del voto in Iowa potremmo ricorrere al titolo di una celebre commedia di Shakespeare: Much Ado About Nothing (Molto rumore per nulla). L’assenza di Trump dal confronto e la sua decisione di programmare un comizio parallelo con annessa raccolta fondi per i veterani ha reso quasi scontato l’esito dell’evento organizzato da Fox News a Des Moines, che di fatto, stando ai sondaggi, lascia sostanzialmente invariate le preferenze della base conservatrice.
La performance dei sette candidati sul palco non ha favorito Ted Cruz, mettendo paradossalmente in luce personaggi ormai fuori dai giochi, come Rand Paul, e affossando definitivamente le speranze del soporifero Ben Carson. Così, mentre Marco Rubio ha recitato un copione ormai noto mostrando i muscoli su temi come l’immigrazione e la politica estera (ma solo a parole), la vittima preferita del bullismo di Donald Trump, ovvero lo sfortunato Jeb Bush, è riuscito finalmente a respirare, approfittando dell’assenza del suo spietato aguzzino.
Date le premesse viene logico chiedere se qualcuno sia riuscito a prevalere. La risposta è sì, ma è inutile cercare il vincitore tra coloro che occupavano il palco, perché, semplicemente, non si tratta di uno dei citati candidati, ma della giornalista Megyn Kelly, indiscussa trionfatrice del dibattito.
Con stile fermo e deciso, la nota anchorwoman della Fox ha tenuto in vita un confronto altrimenti indigeribile, dimostrando di essere una professionista di razza. Incalzati da taglienti domande, gli aspiranti inquilini della Casa Bianca hanno mostrato debolezze che in altre occasioni avevano celato dietro la consueta roboante retorica. Partendo dalla strage di San Bernardino, ad esempio, Kelly ha chiamato in causa Chris Christie chiedendogli come potesse conciliare la sua contrarietà all’attività di “profiling” (raccolta informazioni su potenziali criminali) con una efficace prevenzione di eventuali attacchi terroristici. Per nulla convinta dalle spiegazioni fornite dal corpulento governatore del New Jersey, Megyn lo ha costretto a correre ai ripari e alla fine, per uscire da una situazione fastidiosa, Christie ha dovuto chiamare in causa quelli che per lui sono gli eterni bersagli: Barack Obama e Hillary Clinton.
Non bastasse, con l’ausilio di filmati che li mostravano contraddire alcune delle loro opinioni attuali, Kelly ha dato il meglio mettendo alle corde i due favoriti Rubio e Cruz sul delicato tema dell’immigrazione. A fronte delle dure posizioni di cui si sono fatti paladini durante la loro corsa alle primarie, entrambi hanno dovuto giustificare il proprio ambiguo operato legislativo, in passato favorevole a un percorso di legalizzazione o concessione della cittadinanza agli immigrati. Ne è sorta un’animata discussione nella quale Rubio e Cruz sono stati bersaglio di attacchi e frecciatine da parte dei colleghi, finendo per rimpallarsi a vicenda accuse e responsabilità.

Da parte sua Kelly ha sfoggiato una proverbiale correttezza, concentrandosi sul merito delle questioni ed evitando di farsi abbindolare da risposte fuorvianti. Insomma, mentre a pochi chilometri di distanza il grande assente Trump metteva in scena il suo solito show solista, su Fox News abbiamo assistito a una bella lezione di giornalismo, a fronte della quale la decisione del magnate newyorkese di dare forfait è apparsa codarda, ma, in fondo, saggia. Dopo la precedente esperienza di agosto, che portò a una asprissima polemica con la giornalista, come avrebbe potuto tener testa a Kelly senza scadere nell’insulto o senza mostrare la sostanziale vacuità del proprio programma elettorale? Sapendo che in sua assenza avrebbe in ogni caso monopolizzato la discussione mediatica, svalutando il dibattito parallelo dei colleghi, Trump ha preferito mostrarsi prudente.
Nel frattempo, però, ha scatenato un violento attacco sui social media, bersagliando Megyn con un fuoco di fila di tweet e sfoderando il suo solito “raffinato” stile. Meglio colpire il nemico a distanza piuttosto che rischiare magre figure. In fondo, quando ha a che fare con giornalisti capaci, Trump sa di avere tutto da perdere e nulla da guadagnare.