Si moltiplicano, in queste ore, gli attacchi di esponenti del PD al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Improvvisamente, dopo i risultati elettorali delle elezioni comunali, il governatore dell’Isola è diventato il responsabile di tutti i mali che affliggono la Sicilia. E chi è che lancia queste accuse? Il Partito che ha voluto e votato Crocetta alla guida della Sicilia.
Sia chiaro: Crocetta ha tante responsabilità. Si è presentato con il volto del cambiamento. Ma per essere eletto ha avuto bisogno di una spaccatura del centrodestra siciliano. Non dobbiamo mai dimenticare che nell’autunno del 2012, senza la candidatura di Gianfranco Miccichè appoggiata da Raffaele Lombardo, il centrosinistra non avrebbe mai vinto contro il candidato del centrodestra, Nello Musumeci. Tra l’altro, Crocetta ha vinto grazie ai voti dei partiti e dei movimenti che l’hanno sostenuto, e non perché ha ‘sfondato’.
Detto questo, si è presentato, come già ricordato, come l’uomo del cambiamento. Ma questa “Rivoluzione”, per usare il termine utilizzato dallo stesso governatore, si è subito infranto sul muro della Realpolitik. Sul Muos di Niscemi Crocetta, in campagna elettorale, aveva promesso le barricate. Ma le barricate non ci sono state. Sulla gestione dei rifiuti ci si attendeva una svolta. E, in effetti, in una prima fase, la presenza in Giunta dell’assessore Nicolò Marino ha lasciato ben sperare. Ma poi hanno finito con il prevalere gli interessi di Confindustria Sicilia e del senatore Giuseppe Lumia.
Non parliamo dell’acqua. Crocetta, in campagna elettorale, aveva promesso l’acqua pubblica. Ma oggi la gestione dell’acqua, in Sicilia, è ancora nelle salde mani dei privati. E questo nonostante le gestioni fallimentari di Palermo e Siracusa e i dubbi che suscita ancora oggi Sicilacque. Sarebbe, però, scorretto ascrivere i fallimenti in queste tre questioni centrali per la vita politica e sociale della Sicilia al solo Crocetta.
Sul Muos di Niscemi il PD non ha detto nulla. I dirigenti di questo partito, per dirla tutta, sono stati capaci di portare avanti una battaglia per dare il nome di Pio La Torre all’aeroporto di Comiso e a tacere, anzi a rimanere acquiescenti rispetto alla questione Muos. Sull’acqua – a parte la battaglia solitaria del parlamentare regionale del PD Giovanni Panepinto – il Partito Democratico non ha mai sollecitato una svolta politica e parlamentare per tornare alla gestione pubblica di questo settore. Anzi, per essere precisi, l’obiettivo sembra essere quello di arrivare al commissariamento, per dare modo al governo nazionale di Renzi di accentuare le gestione privatistica di questo settore. Anche sui rifiuti – a parte qualche dichiarazione estemporanea – non ci sembra che il PD siciliano abbia introdotto grandi novità. Anzi.
Paradossalmente, sul piano delle alleanze, il PD ha anche proposto un arretramento del quadro politico, sollecitando di ‘imbarcare’ nel governo della Regione il Nuovo centrodestra democratico del Ministro Angelino Alfano. E questo è avvenuto proprio mentre la magistratura accende i riflettori su uno dei più grandi scandali di questa legislatura: la gestione dei centri di accoglienza dei migranti, con le ruberie emerse nell’inchiesta Mafia Capitale. Vicenda che coinvolge proprio il braccio destro di Alfano in Sicilia: il sottosegretario Giuseppe Castiglione.
Sia chiaro: l’idea, di alcuni dirigenti del PD, di intruppare nel governo gli alfaniani non è nuova. Ma è molto singolare che il senatore Lumia l’abbia riproposta dopo le elezioni comunali. Forse al PD interessano i voti – che poi non sono nemmeno tanti – presi dagli uomini del Ministro Alfano alle elezioni per il Consiglio comunale di Agrigento? In questo caso dobbiamo riconoscere a Crocetta il merito di aver detto “No” all’apertura a una formazione politica che rappresenta il vecchio clientelismo dell’immutabile trasformismo del Sud.
Crocetta, lo ribadiamo, ha le sue responsabilità: che sono tante. Ma i soldi, alla Regione siciliana, li ha tolti il Governo nazionale: 915 milioni di euro se li è presi il governo Letta nel 2013; un miliardo e 350 milioni di euro se li è presi il governo Renzi nel 2014; e un altro miliardo e 150 milioni di euro se li è presi, quest’anno, il solito governo Renzi. Sono stati questi “accantonamenti”, per usare il termine tecnico, che hanno causato i gravi problemi finanziari della Regione. Fare finta che questi salassi non ci siano stati è solo leninismo d’accatto.
Vogliamo parlare dell’accordo firmato da Crocetta con Roma l’estate dello scorso anno, quando ha rinunciato, per quattro anni, agli effetti positivi del contenzioso con lo Stato in buona parte favorevole alla Regione? Certo, Crocetta, firmando questo “patto scellerato”, per usare la definizione di un autorevole esponente politico, ha fatto perdere alla Sicilia la possibilità di incamerare, subito, oltre 5 miliardi di euro. Ma il “patto scellerato” è stato sollecitato da Renzi, che fino a prova contraria, oltre che capo del governo italiano, è anche segretario nazionale del PD.
Che dire, allora? Che è troppo facile, oggi, scaricare tutte le responsabilità su Crocetta. Il PD, a Roma come a Palermo, si assuma le proprie responsabilità. Anche perché è stato proprio il governo Renzi a imporre, di fatto, il commissariamento del Bilancio regionale con l’arrivo di Alessandro Baccei al vertice dell’assessorato regionale all’Economia. Ricordiamo che, più volte Crocetta ha provato ad opporsi a certe scelte adottate da Baccei: scelte che, con molta probabilità, sono anche alla base del cattivo risultato elettorale del centrosinistra siciliano. Cambiare le carte in tavola, oggi, servirebbe a poco. Anche perché i siciliani sono tutt’altro che stupidi.
Foto tratta da blogtaormina.it