Dove eravamo rimasti? Ieri, nel discorso per il voto di fiducia in Senato, Matteo Renzi ha affrontato diverse questioni: lo scongelamento dei debiti della Pubblica amministrazione, la riduzione del cuneo fiscale, il rilancio della scuola e del lavoro, passando anche per giustizia, fisco e riforma elettorale. Oggi, alla Camera, Renzi ha messo in chiaro i nodi legati alle dichiarazioni sulla riduzione delle tasse sul lavoro. "La doppia cifra di riduzione del cuneo fiscale si riferiva ai miliardi, non alla percentuale. La mostreremo la settimana prossima”. Gia perché, al Senato, il presidente del Consiglio aveva promesso un taglio a doppia cifra del Cuneo, sollevando alcuni dubbi. 'Se riduco di 10 miliardi la pressione fiscale non credo possa arrivare un sorrisino" ha sottolineato in seguito.
La giornata alla Camera è stata segnata, in particolare, dal ritorno di Pier Luigi Bersani cinquanta giorni dopo il malore che lo ha colpito; l’ex segretario del Partito Democratico ha votato la fiducia al governo Renzi: "Sono venuto ad abbracciare Enrico”, ha detto l’ex ministro, riferendosi a Letta. "Ma ancora non è arrivato?".
Alle 16.45 (ora italiana) Renzi comincia a parlare. Il discorso durerà 50 minuti, il primo viaggio istituzionale non sarà a Bruxelles "ma a Tunisi”. Uno dei libri che il premier Matteo Renzi ha tenuto sul banco del governo durante il dibattito sulla fiducia in aula alla Camera porta il nome di L'arte di correre ed è dello scrittore giapponese Haruki Murakami. La metafora è quella de maratoneta che corre con forza e determinazione per raggiungere il proprio obiettivo.
“Mi ero preparato una replica puntuale su tutti gli interventi, che sono stati 57 da stamattina. Ma poi ho pensato che entrando in aula – mai mi era capitato né da turista né quando collaboravo con Pistelli – si prova senso di stupore vero. Lo dico in modo non formale. Tutte le aule parlamentari danno un senso di vertigine, bellezza, intensità come luogo della democrazia". E’ questo l’esordio di Renzi in sede di replica alla Camera (e cita Giorgio La Pira).
Tra le altre affermazioni solide, vi rientra anche questa: "Spendo un secondo per dirvi che tipo di sentimento ho provato entrando qui dentro: qualcuno può chiamare il Telefono azzurro, sapendo che fin da bambino mi occupavo di politica. La prima volta che ho visto questa aula è stata nel 1985 per l'elezione del presidente della Repubblica: se l'opposizione vuole può chiamare il Telefono azzurro”, ha detto il presidente del Consiglio.
Renzi ha anche affermato di rabbrividire all’idea di mafia e pizzini, riferendosi alle polemiche su un suo bigliettino a Luigi Di Maio (nel carteggio si legge: "Possiamo confrontarci? Scusa Luigi ma voi fate sempre così..?"). Nel 1992, ha spiegato il premier rammentando la strage di Capaci, "quest'aula ha vissuto un momento drammatico”. E sulla legge elettorale: "La mia generazione oggi non ha più alibi perché il momento che stiamo vivendo non può farci avvicinare alle grande questioni politiche con il senso tipico di chi cerca alibi”. E prosegue: "Il grande dramma della mancanza di una legge elettorale chiara è il fatto che impedisce al cittadino di dare la responsabilità a qualcuno se le cose vengono fatte. La colpa a qualcun altro se non vengono fatte”.
Durante il suo discorso Matteo Renzi ha poi citato Giovanni Falcone, ricordando la bomba che uccise il magistrato antimafia e scagliandosi contro la "leggerezza" con cui molti parlano di mafia per fare polemica politica.
"Se riusciremo a fare quello che abbiamo promesso, avremo fatto il nostro dovere. Se non ci riusciremo, la responsabilità sarà di chi si è assunto il compito di guidare il Governo. E questo non è un atto di coraggio, ma puro realismo” ha concluso Renzi.
Dopo aver evidenziato il bisogno di stabilità nelle scuole, ha reso noto che “prima dell'avvio del semestre di presidenza italiana dell'Ue, cioè luglio prossimo, occorre aver realizzato le principali riforme, sia istituzionali (legge elettorale, Senato e TItolo V), che economiche (fisco, istruzione e pubblica amministrazione)”.
"La delega fiscale che noi utilizzeremo è sicuramente in prospettiva uno strumento che deve abbassare le tasse. Trovatemi uno che non lo ha detto, io da amministratore l'ho fatto quindi su questo tema non comprendo l'ironia. Ma voglio essere il più istituzionale e dialogante possibile e per una volta voglio seguire il bon ton istituzionale”. Poi Renzi ha aggiunto: "Quando diciamo che vogliamo un Paese semplice e coraggioso è perché vogliamo che quando si pagano le tasse si recuperi un rapporto con la pubblica amministrazione che sia per lo meno chiaro”.
Renzi ha infine citato lo scrittore Gilbert Keith Chesterton per chiudere il proprio discorso alla Camera e chiedere all'aula di votare la fiducia al proprio governo: "L'Italia non finirà mai per la mancanza di meraviglie, ma di meraviglia”.