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January 21, 2021
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Jen Psaki servirà i cittadini con la verità, ma solo tanto quanto basta a Joe Biden

La portavoce del nuovo presidente non inonderà i giornalisti con le fake news e verità alternative di Trump, ma pur senza mentire (speriamo), coprirà la verità

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

È molto importante l’enfasi che Joe Biden ha dato nel suo discorso di insediamento alla “difesa della verità in lotta contro la menzogna”.

Poche ore dopo, la nuova portavoce Jen Psaki ha tenuto il primo briefing giornaliero alla Casa Bianca. In quella stanzetta – ci sono stato, ed è veramente piccola – i giornalisti corrispondenti riavranno il loro quotidiano briefing e potranno porre le loro domande; una prassi che con i portavoce di Trump non si sapeva mai se si sarebbe tenuta o meno.

Jen Psaki inaugura quindi un ritorno alla “normalità”, ma questa sarà la stessa annunciata dal suo boss, Joe Biden? Sarà davvero la difesa della verità contro la menzogna? 

Mentre scrivo queste righe Biden è presidente da meno di 24 ore, e seppur il cambiamento si sente già, il passaggio per la stampa dall’inferno di Trump e delle sue “fake news” e verità alternative, non sarà poi così semplice. Non significa che si apriranno i cancelli del paradiso della verità sugli affari del governo. Sarebbe un’illusione pensare che con l’amministrazione Biden, il governo diventi un libro aperto che ogni giornalista potrà sfogliare in cerca delle buone e brutte notizie messe ogni giorno a sua disposizione. Anche in democrazia, purtroppo – o per fortuna, dipende dai punti di vista – i governi, tutti, sono convinti che “you can’t handle the truth”, come diceva Jack Nicholson in quel famoso film. Almeno non sempre.

La prima domanda fatta a Psaki mercoledì è stata se lei considerasse suo dovere dire la verità ai giornalisti o proteggere il suo capo. Lei ha risposto che Biden lavora per “the American People” e lui ha promesso ai cittadini di dire la verità, allora lei farà lo stesso con i giornalisti che lavorano anch’essi per il popolo americano…

Pur respirando l’atmosfera fresca subito instaurata della brava Jen Psaki rispetto al tanfo di menzogne che si avvertiva in ogni dichiarazione dei predecessori di Trump, sarebbe un peccato d’ingenuità pensare che Psaki nei prossimi mesi dirà ai giornalisti la verità e niente altro che la verità. Gli affari di governo godono già di quella discrezionalità che consente ad un esecutivo di tenere per legge i documenti che produce segreti almeno per vent’anni – e quelli delle agenzie segrete anche di più, se il presidente lo ritiene necessario. Psaki, infatti, quando parlerà ai colleghi corrispondenti dalla Casa Bianca non si sentirà davanti alla giuria di una corte di giustizia, o davanti una commissione del Congresso, dove invece, sarebbe obbligata a dire la verità. No, la verità per lei resterà un optional che a discrezione, potrà utilizzare o meno seguendo le istruzioni che il suo Commander in Chief le darà.

Joe Biden pronuncia il suo primo discorso da presidente, 20 gennaio 2021 (YouTube)

Allora Biden ci ha già mentito fin dal suo discorso di inaugurazione della sua amministrazione?

In realtà, anche se con Trump non è mai avvenuto, i cittadini devono pretendere di non ricevere mai menzogne e falsità da tutti i governi democratici degli Stati Unti. Insomma, se un giornalista fa una domanda anche difficile, Psaki non potrà mentire fregandosene come facevano invece i portavoce di Trump, e non subire conseguenze. Però Psaki, come hanno fatto tanti portavoce prima di lei, potrà non rivelare la verità, che è diverso dal mentire. Insomma, il suo lavoro principale è infatti quello di “coprire” per l’amministrazione Biden, tutti quei fatti e quelle decisioni che, se rivelati all’opinione pubblica, metterebbero in serie difficoltà il governo dal poter esercitare le sue funzioni. Insomma, non è stato ancora inventato il governo democratico che possa governare in completa trasparenza. E non crediamo che Biden abbia intenzione di inaugurarlo ora.

Trump vs Journalists (Illustration by Antonella Martino)

Ricordiamo che fu proprio Joe Biden, allora vicepresidente di Barack Obama, a chiamare Julian Assange terrorista quando il fondatore di Wikileaks diffuse i documenti segreti dell’esercito americano in Iraq e Afghanistan, che mostravano tutto quello che la Casa Bianca non voleva si sapesse. 

Oggi, Jen Psaki, durante il briefing, ha dato la parola al Dr. Anthony Fauci, che già poche ore prima il presidente Biden aveva annunciato dirà sempre la verità della scienza senza essere condizionata dalla politica, su come il suo governo intende lottare contro la pandemia. In questo caso ci crediamo solo perché la verità non fa male, ma è necessaria alla causa del contenimento del Covid-19. Soltanto Donald Trump e la sua paura del non essere rieletto poteva pensare il contrario.

Ma per quanto riguarda il resto, quando ci sarà di parlare di altre questioni, soprattutto quelle di politica estera, non abbiate dubbi: la bravura di Psaki non sarà misurata dal suo boss su quanto lei resterà fedele alla verità, ma semmai quanto riuscirà a scoprirla solo quel minimo necessario e senza mai compromettere le politiche del presidente. Dopotutto, quando proprio la cosiddetta “ragione di stato” dovrebbe costringerla a mentire, potrà invece sempre dire: “no comment”.  

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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