Joe Biden ha giurato come 46esimo presidente degli Stati Uniti e nel suo discorso ha fatto chiaramente capire che sarà tutto l’opposto del suo predecessore, Donald Trump, il peggior presidente della storia USA. Il presidente più anziano (Reagan è il secondo) e cattolico per la seconda volta (dopo Kennedy), ha cercato di cancellare l’incubo vissuto con Trump in un discorso durato venti minuti e in cui ha detto che sarà il presidente che “difende la verità e sconfigge le menzogne”.
Ma nell’attaccare tutto quello che Trump è stato e lui non sarà, Biden ha cercato di costruire un ponte verso i milioni di americani che hanno votato per il suo predecessore, dicendo: ”Ascoltatemi mentre andiamo avanti”.
Biden ha ribadito che sarà infatti “il presidente di tutti gli americani” e che “lotterà allo stesso modo per coloro che non lo hanno votato come per coloro che lo hanno fatto” perché negli USA si deve “terminare che guerra incivile tra i rossi e i blue”.
Biden non ha nascosto nulla di quello che ha rischiato la democrazia americana in questi giorni: “Oggi celebriamo il trionfo, non di un candidato, ma di una causa, la causa della democrazia. Il popolo, la volontà del popolo, è stata ascoltata. Abbiamo imparato di nuovo che la democrazia è preziosa. La democrazia è fragile. E in questo momento, amici miei, la democrazia ha prevalso”. Così ricordando i drammatici eventi avvenuti il 6 gennaio con l’assalto al Capitol Hill e facendo scoppiare un grande applauso.
E ancora, per far sottolineare la differenza da Trump, “guardiamo avanti con il nostro modo tipicamente americano: irrequieti, audaci, ottimisti e puntiamo alla nazione che sappiamo di poter essere e di dover essere”.
Biden affronta la storia americana per quella che è stata e non per quella che si vorrebbe essere:
“La storia americana non dipende da nessuno di noi, e nemmeno da alcuni di noi, ma da tutti noi, da noi popolo, che cerchiamo un’unione sempre più perfetta. Questa è una grande nazione. Siamo brave persone. E nel corso dei secoli, attraverso tempeste e conflitti, in pace e in guerra, siamo arrivati lontano, ma abbiamo ancora molta strada davanti.
Andremo avanti con velocità e urgenza, perché abbiamo molto da fare in questo inverno di pericoli e significative possibilità. Molto da riparare, molto da ripristinare, da curare, da costruire e molto da guadagnare. Poche persone nella storia della nostra nazione sono state sfidate o hanno trovato un momento così impegnativo o più difficile di quello di fronte al quale ci troviamo ora”.
Sicuramente la pandemia, che a differenza del suo predecessore, Trump non sottovaluta ma affronta con la verità dei numeri che indicano il disastro che sta causando alla nazione:
“Una volta al secolo il virus insegue silenziosamente il paese. Ci sono volute tante vite in un anno quante ne ha perse l’America durante la Seconda Guerra Mondiale. Milioni di posti di lavoro sono andati persi, centinaia di migliaia di attività commerciali sono state chiuse, e un grido di giustizia razziale che dura da 400 anni ci commuove. Il sogno di giustizia per tutti non sarà più rinviato”.
Ma non è solo il coronavirus il nemico principale da sconfiggere oggi, ma per Biden c’è anche quello che non hai smesso di insidiarsi nel futuro della democrazia americana:
“Un grido di sopravvivenza viene dal pianeta stesso. Un grido che non può essere più disperato o più chiaro. Ora dobbiamo affrontare e sconfiggere l’aumento dell’estremismo politico, della supremazia bianca e del terrorismo interno.
Superare queste sfide, ripristinare l’anima e garantire il futuro dell’America, richiede molto più delle parole. Richiede la più sfuggente di tutte le cose in una democrazia: l’unità. Nel giorno di Capodanno del 1863, Abraham Lincoln firmò la proclamazione di emancipazione. Quando il presidente l’ha messa nero su bianco ha detto, e cito le sue parole, “se il mio nome passerà alla storia, sarà per questo atto, e tutta la mia anima è dentro”.
Ecco è sicuramente in questo passaggio, dove viene citato Lincoln, che Biden si allontana di più da Trump e il trumpismo che invece hanno ridato fiato all’America razzista.
“Oggi, in questo giorno di gennaio, tutta la mia anima è in questo: riunire l’America, unire il nostro popolo, unire la nostra nazione. E chiedo a ogni americano di unirsi a me in questa causa.
Unirsi per combattere i nemici che affrontiamo: rabbia, risentimento e odio, estremismo, illegalità, violenza, malattie, disoccupazione e disperazione. Con l’unità possiamo fare grandi cose, cose importanti”.
Con l’unità del popolo americano – non come aveva detto Trump 4 anni prima che si dimostra nel non dissentire mai nei confronti del proprio leader, ma semmai nel saper convivere anche quando non si è d’accordo – Biden dice che “possiamo correggere gli errori. Possiamo fare in modo che le persone abbiano un buon lavoro. Possiamo insegnare ai nostri figli in scuole sicure. Possiamo sconfiggere il virus mortale. Possiamo ricompensare, premiare il lavoro e ricostruire la classe media, rendere l’assistenza sanitaria sicura per tutti. Possiamo fornire giustizia razziale e possiamo rendere l’America ancora una volta la forza trainante del bene nel mondo”.
Per Biden la parola “unità” non è uno slogan senza contenuto, ma un valore che va spiegato soprattutto nella lotta costante per la sua difesa:
“So che parlare di unità può suonare ad alcuni come una stupida fantasia di questi tempi. So che le forze che ci dividono sono profonde e sono reali. Ma so anche che non sono nuove. La nostra storia è stata una lotta costante tra l’ideale americano, secondo cui siamo tutti stati creati uguali, e la dura e bruta realtà in cui razzismo, nativismo, paura e demonizzazione ci hanno a lungo separati”.
E’ qui che, per chi scrive queste righe, si giunge al cuore del discorso del 46esimo presidente degli Stati Uniti. La lotta costante tra l’ideale americano del “tutti siamo stati creati uguali” e le forze oscurantiste e razziste che fin dalla nascita della nazione hanno tenuto in tensione e in pericolo i valori dichiarati dalla democrazia americana, alimentando una triste realtà della società americana in antitesi con quei valori.
“La battaglia è perenne e la vittoria non è mai assicurata. Attraverso la guerra civile, la grande depressione, la guerra mondiale, l’11 settembre, la lotta, i sacrifici e le battute d’arresto, i nostri angeli migliori hanno sempre prevalso. In ciascuno di questi momenti, alcuni di noi si sono riuniti per portare avanti tutti gli altri, e possiamo farlo ora”.
Biden quindi mette l’unità anche nel dissenso degli americani come un valore imprescindibile per la salvaguardia della nazione:
“La storia, la fede e la ragione mostrano la via, la via dell’unità. Possiamo vederci, non come avversari, ma come vicini. Possiamo trattarci a vicenda con dignità e rispetto. Possiamo unire le forze, fermare le urla e raffreddare gli animi. Perché senza unità non c’è pace, solo amarezza e collera. Nessun progresso, solo estenuante indignazione. Nessuna nazione, solo uno stato di caos. In questo momento storico di crisi e sfida, l’unità è la strada da percorrere. E dobbiamo affrontare questo momento come gli Stati Uniti d’America. Se lo facciamo, vi garantisco che non falliremo. Non abbiamo mai, mai, mai, mai fallito in America quando abbiamo agito insieme”.
Finalmente colui che impediva la difesa di questi valori americani non è più alla Casa Bianca, e allora Biden dice:
“E così oggi, in questo momento, in questo luogo, ricominciamo da capo, tutti noi. Cominciamo ad ascoltarci di nuovo.
Ascoltatevi l’un l’altro. Guardatevi a vicenda. Mostrate rispetto gli uni per gli altri. La politica non deve essere un fuoco violento che distrugge ogni cosa sul suo cammino. Ogni disaccordo non deve essere motivo di guerra totale. E dobbiamo respingere quella cultura in cui i fatti vengono manipolati e costruiti”.
Biden ha ricordato che la drammatica esperienza vissuta con Trump non è unica, ma che l’America ha già vissuto questi momenti epocali in cui l’unità degli Stati Uniti e la sopravvivenza della loro democrazia sono state in pericolo ma che alla fine gli americani, quelli che lottano per i valori della democrazia, vincono:
“Miei concittadini americani, dobbiamo essere diversi da questo. L’America deve essere migliore di così, e credo che l’America sia molto meglio di così. Guardatevi attorno. Ci troviamo qui, all’ombra della cupola del Campidoglio, come si è detto prima, completata durante la guerra civile, quando l’unione era letteralmente in bilico. Eppure, abbiamo resistito. Abbiamo vinto”.
E non poteva certo mancare, in un discorso contro le forze oscurantiste del razzismo, un riferimento alla strada indicata da Martin Luther King proprio nel luogo da dove ora parlava Biden:
“Eccoci qui, a guardare il grande centro commerciale dove il dottor King ha parlato del suo sogno“.
E ancora, Biden sottolinea finalmente l’arrivo di una donna alla soglia della presidenza della più formidabile democrazia del mondo: già è proprio Kamala Harris il simbolo del cambiamento e dell’America diversa da quella voluta da Trump:
“Siamo qui dove, 108 anni fa, in un’altra inaugurazione, migliaia di manifestanti cercarono di bloccare le donne coraggiose che marciavano per il diritto di voto. E oggi celebriamo il giuramento della prima donna nella storia americana eletta alla carica nazionale, la vicepresidente Kamala Harris.
Non ditemi che le cose non possono cambiare!”
Biden ha ricordato il pericolo mortale corso dalla democrazia americana solo due settimane prima, ma ha anche ribadito, con ottimismo che speriamo giustificato, che le istituzioni sono state più forti e che anche in futuro sapranno resistere sempre a qualunque attacco.
“Eccoci qui, dall’altra parte del Potomac, dal cimitero di Arlington, dove gli eroi che hanno dato ultima prova di grande devozione, riposano in pace eterna. Ed eccoci qui, pochi giorni dopo che una folla ribelle pensava di poter usare la violenza per mettere a tacere la volontà del popolo, per fermare il lavoro della nostra democrazia, per allontanarci da questo sacro terreno. Non è successo. Non succederà mai. Non oggi. Non domani. Mai e poi mai”.
E quindi, dopo aver affermato che chi ha assaltato il Capitol Hill non l’avrà mai vinta, ha cercato di costruire un ponte comunque con quei milioni di americani che hanno votato Trump e che guardano alla sua presidenza con sospetto, cercando di far capire che anche il suo cuore batte per l’America. E se alla fine non andranno comunque d’accordo, questo fa parte dei valori della democrazia e che comunque lui sarà sempre il presidente di tutti. E per coinvincere che alla fine lui e i supporter di Trump hanno comuque l’America in comune, ecco che Biden cita un Sant’Agostino e il valore, americano non trumpiano, della verità che lotta contro la menzogna:
“A tutti coloro che hanno sostenuto la nostra campagna, sono onorato dalla fiducia che avete riposto in noi. A tutti coloro che non ci hanno sostenuto, lasciatemi dire questo. Ascoltami mentre andiamo avanti. Prendete in considerazione me ed il mio cuore.
Se ancora non siete d’accordo, ebbene, così sia. Questa è la democrazia. Questa è l’America. Il diritto al dissenso pacificamente. All’interno dei guardrail della nostra repubblica, è forse la più grande forza di questa nazione. Eppure, ascoltatemi chiaramente: il disaccordo non deve portare alla disunione. Ve lo prometto, sarò un presidente per tutti gli americani.
E vi prometto che lotterò duramente per coloro che non mi hanno sostenuto come per quelli che l’hanno fatto. Molti secoli fa, sant’Agostino, un santo della mia chiesa, scrisse che un popolo è una massa definita dai suoi usi comuni. Quali sono gli usi comuni che amiamo noi americani, e che ci definiscono americani?
Penso che lo sappiamo: opportunità, sicurezza, libertà, dignità, rispetto, onore e, sì, la verità. Le ultime settimane e gli ultimi mesi ci hanno insegnato una dolorosa lezione. C’è verità e ci sono bugie, bugie raccontate per il potere e per il profitto.
Ognuno di noi ha un dovere e una responsabilità come cittadini, come americani, e soprattutto come leader, leader che si sono impegnati a onorare la nostra Costituzione e proteggere la nostra nazione, a difendere la verità e sconfiggere le bugie.
Perché alla fine, Biden nel discorso che rivolge agli americani comprende che ci sono dei bisogno necessari, concreti, che vanno al di là delle idee filosofiche e invece toccano i bisogni quotidiani, di cui lui dovrà occuparsi per risolverli:
Capisco che molti dei miei concittadini americani guardano al futuro con ansia e paura. Capisco che si preoccupino del loro lavoro. Vanno a letto chiedendosi: potrò mantenere la mia assistenza sanitaria? Potrò pagare il mutuo? E pensano alle loro famiglie, a quello che verrà dopo. Lo capisco.
Ma la risposta non è chiudersi in se stessi, e mettersi in competizione, diffidando di coloro che non assomigliano a voi o non credono alle notizie della vostra stessa fonte. Dobbiamo porre fine a questa guerra incivile che mette il rosso contro il blu, rurale contro urbano, conservatore contro liberale. Possiamo farlo solo se apriamo le nostre anime invece di indurire i nostri cuori.
Mostriamo un po’ di tolleranza e umiltà. Come diceva mia madre, mettiamoci nei panni dell’altra persona, solo per un momento. Perché ecco qual è il punto della vita: non c’è traccia di ciò che il destino darà. Ci sono alcuni giorni in cui si ha bisogno di una mano. Altri giorni in cui siamo invece chiamati a dare una mano. È così che deve essere. È quello che facciamo l’uno per l’altro.
Se siamo così, il nostro Paese sarà più forte, più prospero, più pronto per il futuro. E possiamo ancora non essere d’accordo, ma miei concittadini americani, nel lavoro che ci aspetta, avremo bisogno l’uno dell’altro. Abbiamo bisogno di tutta la nostra forza per resistere in questo inverno buio. Stiamo entrando in quello che potrebbe essere il periodo più duro e mortale del virus.
Dobbiamo mettere da parte la politica e affrontare finalmente questa pandemia come una nazione. Vi prometto questo: come dice la Bibbia, “piangi, puoi resistere per una notte, ma la gioia viene al mattino”. Ce la faremo insieme.
Ed ecco che Biden ha anche parole forti e chiare per il mondo, per rassicurare gli alleati e avvertire i rivali che l’America con lui ritorna agli impegni che tutti si aspettano.
Tutti i miei colleghi con cui ho prestato servizio in casa e in Senato, lo sanno: oggi il mondo sta guardando tutti noi. Quindi ecco il mio messaggio per coloro che sono oltre i nostri confini:
L’America è stata messa alla prova e ne siamo usciti più forti. Ripareremo le nostre alleanze e ci impegneremo ancora una volta con il mondo. Non per affrontare le sfide di ieri, ma le sfide di oggi e di domani.
E guideremo non solo con l’esempio del nostro potere, ma con il potere del nostro esempio. Saremo un partner forte e affidabile per la pace, il progresso e la sicurezza.
Ed ecco di nuovo che il 46esimo presidente si distingue dal 45esimo, quando mostra empietà per le vittime del coronavirus e chiede di pregare per loro in un momento di silenzio:
Lo sapete, in questa nazione abbiamo superato tante sfide. Nel mio primo atto da presidente, vorrei chiedervi di unirvi a me in un momento di preghiera silenziosa per ricordare tutti coloro che abbiamo perso lo scorso anno a causa della pandemia, quei 400.000 americani: mamme, papà, mariti, mogli, figli, figlie, amici, vicini e colleghi di lavoro. Li onoreremo diventando le persone e la nazione che sappiamo di poter e dover essere.
Quindi, vi chiedo, diciamo una preghiera silenziosa per coloro che hanno perso la vita, per coloro che sono rimasti indietro e per il nostro Paese.
(Momento di silenzio)
Biden sa che deve infondere soprattutto coraggio ad una nazione devastata dal virus e anche da quattro anni di leadership che ha lavorato per dividere gli americani spargendo odio e razzismo. E allora ecco che trova sempre nella storia comunque e nei valori comuni un tentativo di cercare di cucire ferite riaperte da Trump.
“Questo è un momento di prove. Dobbiamo affrontare un attacco alla nostra democrazia e alla verità, un terribile virus, una crescente disuguaglianza, il dolore del razzismo, una crisi climatica e il ruolo dell’America nel mondo. Uno qualsiasi di questi problemi ci sfiderebbe in modo profondo, ma il fatto è che dobbiamo affrontarli tutti insieme. La nazione si trova di fronte ad una delle responsabilità più gravi che abbia mai avuto. Ed ora stiamo per essere testati. Faremo un passo avanti?
È il tempo del coraggio, perché c’è tanto da fare. E questo è certo. Voi ed io, saremo giudicati da come risolveremo queste crisi a cascata della nostra era. La domanda è: saremo all’altezza dell’occasione? Riusciremo a dominare quest’ora rara e difficile? Rispetteremo i nostri obblighi e consegneremo un mondo nuovo e migliore ai nostri figli? Credo che dobbiamo, e sono sicuro che lo farete anche tutti voi. E quando lo faremo, scriveremo il prossimo grande capitolo della storia degli Stati Uniti d’America, la storia americana, una storia che potrebbe suonare come una canzone che significa molto per me, e si chiama “inno americano”.
C’è un verso in particolare che, almeno per me, si contraddistingue, ed è questo: “Il lavoro e le preghiere di secoli ci hanno portato fino ad oggi. Quale sarà la nostra eredità? Cosa diranno i nostri figli? Fammi sapere quando i miei giorni saranno finiti. America, America, ho dato il mio meglio per te”.
Aggiungiamo il nostro lavoro e le nostre preghiere alla storia che stiamo vivendo. Se lo facciamo, quando i nostri giorni saranno finiti, i nostri figli e le nostre figlie diranno di noi che abbiamo dato il meglio; diranno: “hanno fatto il loro dovere, hanno guarito una terra devastata”.
E le parole non sono certo solo cercate per i trumpisti, che sicuramente sarà difficile convincere, almneo oggi. Ma anche e soprattutto per chi ha sostenuto Biden per difendere la democrazia e le sue istituzioni negli Stati Uniti. E soprattuto Biden parla di ridare “luce”, dopo l’ oscurità delle menzogne di Trump.
Miei concittadini americani, chiudo il giorno in cui ho iniziato, con un sacro giuramento davanti a Dio e a tutti voi. Vi do la mia parola che sarò sempre con voi. Difenderò la Costituzione. Difenderò la nostra democrazia. Difenderò l’America.
E darò tutto per tutti voi, tutto ciò che faccio sarà al vostro servizio, pensando non al potere, ma alle possibilità, non alle lesioni personali, ma al bene pubblico. E insieme scriveremo una storia americana di speranza, non di paura. Di unità, non di divisione. Di luce, non di oscurità. Una storia di moralità e dignità, amore e guarigione, grandezza e bontà.
Dalla conoscenza della sua storia, certamente tormentata ma anche gloriosa e che si deve conoscere in tutte le sua verità, Biden indica la via per far tornare la speranza in tutto il popolo americano e anche a coloro che dall’estero lo hanno guardato come a un faro:
Possa questa essere la storia che ci guida, la storia che ci ispira e la storia che racconta secoli ancora a venire. Abbiamo risposto al richiamo della storia e abbiamo affrontato il momento. La democrazia e la speranza, la verità e la giustizia non sono morte sotto il nostro mandato, ma anzi hanno prosperato. L’America si è assicurata la libertà in patria e si è elevata di nuovo come un faro per il mondo. Questo è ciò che dobbiamo ai nostri antenati, gli uni agli altri e alle future generazioni.
Con determinazione, ci rivolgiamo a coloro che hanno il compito del nostro tempo, sostenuti dalla fede, spinti dalla convinzione e devoti gli uni agli altri, e al Paese che amiamo con tutto il cuore. Possa Dio benedire l’America e possa Dio proteggere le nostre truppe. Grazie, America.