La giornalista italiana Valeria Robecco, 37 anni, è stata eletta nuova presidente della United Nations Correspondents Association, (UNCA) l’associazione dei corrispondenti alle Nazioni Unite. E’ la prima donna italiana a ricoprire l’incarico e subentra a Sherwin Bryce Peace, bureau chief di South African Broadcasting Corp. Il mandato annuale di Robecco inizierà dal primo gennaio 2019.
Nata a Reggio Emilia, avvocato e giornalista professionista dal 2013, Robecco lavora a New York da 9 anni. Ha collaborato con i maggiori media italiani con un’attenzione particolare alla politica americana e agli affari internazionali. Dal 2011 scrive per l’ANSA come reporter dalle Nazioni Unite e dagli USA, e collabora con Il Giornale per cui copre gli Stati Uniti con focus in particolare sulla politica americana. Valeria scrive anche per Business Insider Italia e Panorama, ha collaborato con La Stampa, il gruppo Quotidiano Nazionale e il nostro La Voce di New York. Nel 2015 ha ricevuto il premio giornalistico Amerigo, promosso dall’omonima associazione per segnalare gli operatori dei media che raccontano l’America agli italiani.

Valeria è nel consiglio direttivo dell’UNCA dal 2014, prima come consigliere e poi come vice presidente, dal 2016 al 2018. La United Nations Correspondents Association, che celebra oggi i suoi 70 anni, è l’organismo di rappresentanza e tutela dei giornalisti del Palazzo di Vetro. Nata il 30 giugno del 1948, raggruppa oggi oltre 250 corrispondenti permanenti provenienti dai 193 Paesi membri dell’Onu. Ogni anno con l’UNCA AWARDS, alla presenza del segretario generale Antonio Guterres, assegna premi per l’eccellenza nel giornalismo, relativi alla copertura dell’Onu, delle agenzie affiliate e delle sue missioni.
Nel complimentarci con Valeria, La Voce ha posto due domande alla nuova presidente dell’UNCA.
Cosa l’UNCA potrebbe ancora fare per sensibilizzare meglio l’ONU nell’assicurare la protezione dei giornalisti nel mondo e la libertà di stampa ed espressione?
“L’UNCA è per sua vocazione impegnata costantemente nella protezione dei giornalisti e della libertà di stampa. Negli ultimi anni siamo intervenuti in diverse occasioni a difesa dei reporter dell’ONU che ci hanno segnalato problemi dalla logistica a questioni più serie, battendoci per trovare una soluzione con il segretario generale, e non solo. Inoltre, da tempo l’UNCA sta facendo pressione perché l’ONU nomini un UN Special Representative for the Protection of Journalists, istanza che mai come quest’anno ribadiamo con forza”.
L’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sulla libertà di espressione e diritto all’informazione: quanto viene rispettato oggi rispetto a 70 anni dalla sua enunciazione?
“La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quando è stata approvata dall’Assemblea Generale Onu nel 1948, puntava a stabilire un impegno morale per evitare il ripetersi di quanto accaduto durante la Seconda guerra mondiale. A 70 anni di distanza tanti progressi sono stati fatti, ma ci rendiamo conto quanto, ancora oggi, siamo ben lontani dalla sua piena applicazione. In particolare, per quanto riguarda l’art 19 sulla libertà di opinione e di espressione, basti pensare all’ultimo drammatico episodio, la morte del giornalista Jamal Khashoggi, o ancora ai casi di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha ricordato recentemente che in poco più di un decennio oltre mille reporter sono stati uccisi mentre svolgevano il loro lavoro, di cui 88 solo quest’anno. I giornalisti continuano ad essere non solo uccisi, ma anche perseguitati e arrestati arbitrariamente, e sono sotto attacco in tutto il mondo come forse mai prima d’ora”.