È terminata a Lugano, nella Svizzera italiana, la prima conferenza mondiale sulla ricostruzione della Ucraina. Promosso dal Ministero degli Esteri di Berna e dal Presidente della Confederazione, l’italofono Ignazio Cassis, ed inizialmente previsto come conferenza di pace, l’incontro ha dovuto cambiare in corso d’opera la forma dopo le ostilità avviate dalla Russia contro il governo di Kiev.
Per i rappresentanti europei ha coinciso con il summit tedesco dei G-7, il meeting NATO di Madrid, mentre per la diplomazia americana si è sovrapposto alle celebrazioni del 4 luglio.
L’attenzione degli oltre 250 giornalisti accreditati, dei mille delegati e di 14 associazioni internazionali, i cui rappresentanti hanno tuttavia partecipato a titolo consultivo, si è quindi concentrata su Ursula von der Leyen, la Presidente della Commissione Europea.
La ventina di conferenze concentrate nella due giorni luganese ha esaminato le componenti che animano il complicato dossier russo-ucraino. Iniziamo da quella più evidente. Da una prospettiva umanitaria è innegabile che la popolazione ucraina meriti l’aiuto internazionale. Tuttavia le emozioni non trovano più spazio quando il dossier ucraino viene interpretato oltre le breaking news. L’attacco russo ricorda che, specie nell’ultimo decennio, il Governo di Mosca si è ormai trasformato in un interlocutore non più occidentalizzabile. Anzi sta vivendo una involuzione che ormai lo vede rivolgersi alla Cina.
Questo presupposto giustifica più di un sospetto che la Russia si prepari anche ad attaccare altri paesi confinanti, e quindi che per l’Occidente la difesa della Ucraina sia necessaria specie in un’ottica di lungo periodo. Ma aiutare un Paese significa anche farsi carico delle sue complessità. Nel caso della Ucraina, la esigenza di proseguire le riforme in campo fiscale, giudiziario e soprattutto combattere la corruzione, ad esempio sono state ricordate nell’incontro “Paving the way to a successful and inclusive recovery process” promosso tra gli altri dalla European Union Anti Corruption Initiative-EUACI e dall’USAID Ukraine Civil Society Sectoral Support Activity.

I rilievi trovano conferma nel Corruptions Perception Index edizione 2021, la più recente disponibile, allestita da Transparency International, tra le più note organizzazioni non governative e no-profit internazionali. Il report vede la Ucraina al 122° posto in una graduatoria mondiale di 180 Paesi, e precedere di poco la Russia che è 136esima. Sono valutazioni che è necessario considerare quando si parla di ricostruzione del Paese ucraino.
Anzi, e lo si è percepito nel corso degli incontri di Lugano, il mondo occidentale cercare soluzioni non più in una ottica di riequilibrio di principi economici condivisi, ma piuttosto di stabilizzazione dei valori politici.
In altri termini, il caso del governo di Kiev sembra confermarlo, quando per rispondere ad una legittima aspettativa di solidarietà un piano militare ed umanitario é accompagnato anche da un intervento finanziario, il debitore deve essere portato a raggiungere una resilienza, una stabilità strutturale, insensibile ai rivolgimenti politici ed alle alternanze elettorali di stagione. Sono queste le premesse che giustificano incontri come quello svoltosi a Lugano, ed i prossimi a seguire.
Le prime stime, al momento non verificabili, stimano danni per mille miliardi di dollari e la necessità di investimenti di lungo periodo. Ricordiamo che furono necessari sessant’anni per rimborsare i prestiti del piano Marshall, varato dagli americani nel secondo dopoguerra per la ricostruzione dell’Europa e spesso richiamato nei discorsi di URC 2022. Tuttavia questo esercizio è stato possibile perché le parti condividevano i medesimi presupposti politici.

Oggi il governo di Kiev non deve essere abbandonato al suo destino ma accolto, seppur con le dovute avvertenze, nel salotto buono della politica occidentale, a cominciare da quella comunitaria.
Lo ha confermato Ursula von der Leyen, Presidente della Unione Europea, nel suo discorso a URC2022:” la Unione Europea propone al governo di Kiev di organizzare una piattaforma per la ricostruzione del paese, insieme ad una verifica coordinata delle attività e degli investimenti necessari ad incanalare le risorse; ma questo richiede anche una buona governance. All’Ucraina, “ha proseguito la rappresentante europea, “il compito di stabilire le priorità e soprattutto considerare le necessità della popolazione residente. La comunità internazionale e gli Stati Uniti al recente World Economic Forum di Davos hanno già confermato di essere pronte a contribuire”.
Alle dichiarazioni della rappresentate europea hanno fatto eco le conclusioni del padrone di casa, il presidente elvetico Ignazio Cassis, che ha terminato i lavori elencando i Lugano Principles, la roadmap per la ricostruzione ucraina: “Al governo di Kiev tocca stabilire un programma di investimenti; il loro finanziamento è condizionato ad un piano di riforme, una trasparenza delle spese, un miglioramento delle condizioni della popolazione ed una apertura del governo di Kiev alla partecipazione della comunità economica ed accademica internazionali, e parimenti assicurare un coinvolgimento delle minoranze, ed un rispetto delle esigenze ambientali”. Riassumendo, un piano di azione che si ispiri ai principi del Building Back Better varato dagli Stati Uniti.
La Ukraine Recovery Conference edizione 2022 passa il testimone ad una prossima tornata di incontri, che il G7 a presidenza tedesca svolgerà in Germania nell’autunno di quest’anno. Nel 2023 invece, spetta al Regno Unito continuare i lavori.