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La paura della Cina fa il G7 del tutti d’accordo anche se sul clima si poteva di più

Tutti concordano che si tratti di un problema, ma un accordo su come reagire alla sfida cinese non è stato facile da raggiungere

Sonia TurrinibySonia Turrini
Time: 8 mins read

In conclusione del G7 di Cornovaglia, il primo ministro Boris Johnson ha parlato di una “fantastica armonia” tra i leader presenti. Le trattative si sono concentrate sui temi della pandemia, della disuguaglianza vaccinale, della battaglia culturale per dimostrare la superiorità del modello democratico, tutti declinati attorno al concetto di “Build Back Better”, slogan elettorale del presidente Biden. La Cina è stata l’argomento più scottante, mentre il clima sembra purtroppo essere passato in secondo piano.

Accordi e disaccordi sulla Cina

Portavoce dell’amministrazione Biden riportano che la questione sia stata uno degli elementi “più complessi” dell’intero Summit, e che sabato una discussione sul tema è diventata talmente accesa che è stato staccato internet nella stanza in cui i leader si consultavano. I paesi europei si sono scontrati con USA, UK e Canada, che hanno chiesto provvedimenti drastici contro la Cina per il suo autoritarismo e per le sue pratiche antidemocratiche, come il lavoro forzato imposto nella provincia di Xinjiang.

Tutti concordano che si tratti di un problema, ma un accordo su come reagire non è stato facile da raggiungere. In particolare, le fonti interne riportano che i principali leader che preferirebbero un approccio più collaborativo e meno aggressivo sono Mario Draghi e Angela Merkel.

I sette hanno concordato di contrastare l’influenza geopolitica cinese che il presidente Xi spera di solidificare con il programma “Belt and Road”, o Nuova Via della Seta, lanciato nel 2013 e con cui la Cina offre supporto economico per investimenti ed infrastrutture in oltre 100 paesi, allargando la sua area di influenza in oriente, in Africa ed in Europa dell’est.

È stata approvata una contro iniziativa chiamata “Build Back Better for the World”, che costerà un totale di 40 triliardi di dollari per colmare le differenze in infrastrutture dei paesi a basso e medio reddito. È stata definita “una alternativa positiva che riflette i nostri valori, i nostri standard e il nostro modo di fare affari” dai portavoce del G7. Il concetto di alternativa è la chiave di lettura: “non si tratta di far scegliere ai paesi tra noi e la Cina, si tratta di offrire una visione alternativa e costruttiva e un approccio che potrebbero voler scegliere”. Il progetto “Build Back Better for the World” sarà completamente green e accompagnato da una donazione di 2 miliardi di dollari al Climate Investment Fund, che supporta la transizione ecologica nei paesi in via di sviluppo.

Il comunicato conclusivo del summit, di cui Biden si è detto soddisfatto, prevede una sezione dedicata interamente alla Cina, in cui si condannano esplicitamente le sue pratiche rispetto ai diritti umani, al lavoro forzato e all’economia non di mercato.

Nonostante il tema della Cina non abbia visto i capi di governo immediatamente d’accordo, le fonti riportano un cambiamento piuttosto palpabile dell’atmosfera in assenza di Trump: “questi leader sembrano piacersi a vicenda e rispettarsi l’un l’altro, e sembra che vogliano collaborare per trovare un possibile punto di incontro”.

È stato anche confermato che dopo il vertice NATO di lunedì 14 giugno tutti i paesi “affronteranno direttamente la sfida di sicurezza posta dalla Cina con un comunicato”.

La Dichiarazione di Carbis Bay per la salute globale

Da questo meeting G7 esce un documento, firmato da tutti i partecipanti, per arginare e confinare qualunque nuova pandemia entro i suoi primi 100 giorni.

Il padrone di casa, Boris Johnson ha dichiarato che “nell’ultimo anno il mondo ha sviluppato diversi efficaci vaccini contro il covid, li ha approvati e prodotti velocemente, e li sta ora iniettando nelle braccia delle persone a cui servono. Ma per sconfiggere davvero il coronavirus e guarire dobbiamo prevenire che una pandemia come questa accada mai più”.

I paesi del G7 e gli ospiti sono stati raggiunti da Patrick Vallance, primo consigliere sanitario britannico, e da Melinda Gates, che hanno presentato un protocollo per velocizzare il tempo necessario a sviluppare vaccini e trattamenti.

Per quanto riguarda la fine della pandemia corrente, Biden ha ammesso che “potrebbe volerci un po’ di più, a livello globale”, e che non prevede la fine dell’emergenza entro il 2021. Ha ribadito che è fondamentale non abbassare la guardia: “non si può costruire un muro alto abbastanza da tenere fuori nuove varianti”.

L’OMS ha già commentato con approvazione l’accordo raggiunto il Cornovaglia aggiungendo che “come discusso, c’è bisogno di una più forte sorveglianza globale per scovare nuove epidemie e rischi pandemici”. Biden e Macron, che si sono incontrati faccia a faccia sabato, hanno concordato sulla necessità di una “rapida riforma” dell’OMS, per rendere l’organo più veloce e efficace nel rispondere a future emergenze.

Come sanare la disuguaglianza vaccinale

La richiesta dell’OMS ai leader del G7 è stata di 100 milioni di dosi entro la fine di luglio, ed altri 250 milioni entro settembre. “Per concludere la pandemia, il nostro obiettivo è di vaccinare il 70% della popolazione prima del prossimo G7, il prossimo anno”, ha spiegato il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Per farlo, servono 11 miliardi di dosi”.

Le promesse  di Biden (mezzo miliardo), UK (100 milioni), Giappone, Francia e Germania (30 milioni ognuno) superano ampiamente la soglia dei 350 milioni richiesti nell’immediato, ma il problema è la rapidità nel consegnare queste dosi promesse. Per ora solo il Regno Unito ha garantito consegne nell’arco delle prossime settimane, ma solo per 5 milioni di dosi.

Il Direttore Generale dell’OMS si è schierato con forza dalla parte di Biden per quanto riguarda la sospensione dei vaccini: “quando dichiamo sospensione della proprietà intellettuale, non intendiamo portare via nulla delle proprietà del settore privato. Questo è un virus, una malattia. Possono fare profitti dai molti altri prodotti che vendono”.

Carbis Bay, 12/06/2021 – Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, con il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden (Foto governo.it)

Le origini del Covid

Il Direttore Generale dell’OMS, ha spiegato alla stampa che nel corso delle giornate del G7 i leader hanno avuto modo di confrontarsi  anche sulle origini del Coronavirus, non eliminando completamente la possibilità che si tratti di un virus di origine artificiale.

La stessa OMS ammette che il suo primo report, pubblicato a marzo dopo una ricerca iniziale fortemente condizionata dalla disponibilità della Cina a collaborare, non è stato conclusivo e che maggiori studi sono necessari.

Biden stesso, parlando coi reporter, ha ribadito che è importante sapere se il virus è venuto da un animale o si è trattato “di un esperimento finito male”.

Carbis Bay, 11/06/2021 – Il Presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso del colloquio con il Primo Ministro del Regno Unito, Boris Johnson. (Foto governo.it)

La “guerra delle salsicce” continua a margine del G7

Nonostante quanto detto in chiusura del Summit, i rapporti tesi tra Boris Johnson e i leader dell’Unione Europea non sembrano essersi pienamente rilassati negli ultimi giorni.

La cosiddetta “guerra delle salsiccie” non accenna a concludersi: oggetto del contendere sono le importazioni ed esportazioni attraverso il confine dell’Irlanda del Nord, unico confine di terra tra UE e Regno Unito. Secondo il Northern Ireland Protocol, parte dell’accordo di uscita del Regno Unito dall’UE, l’Irlanda del Nord rimane nel mercato libero dell’Unione, per evitare che si crei un confine duro con il resto dell’isola. Di fatto questo crea un confine marittimo con il resto del Regno Unito, causando tensioni soprattutto con i sindacalisti, oltre che con Downing Street.

Johnson si è confrontato con Macron, con la Merkel, con Charles Michel e con Ursula Von der Leyen senza raggiungere nessuna conclusione soddisfacente. Secondo un portavoce del britannico, il PM avrebbe richiesto “un compromesso da tutte le parti in causa”.

Biden pare essere preoccupato dalla situazione, temendo che possa danneggiare la pace raggiunta in Irlanda del Nord nel 1998 e mediata dagli USA.

I leader del G7 appoggiano Biden per il suo incontro con Putin

Mercoledì 16 Biden incontrerà il presidente russo Vladimir Putin a Ginevra. Johnson ha detto alla CNN di “approvare totalmente i messaggi duri” che Biden presenterà al russo. “Il presidente Putin ha fatto cose inconcepibili” ed è “certamente” un assassino, ha detto.

Ha aggiunto che i rapporti con la Russia non possono normalizzarsi finchè Mosca “non cambierà il suo comportamento”. Il comunicato conclusivo del Summit fa chiaro riferimento alla Russia, accusata di permettere l’esistenza di reti di hacker che negli ultimi mesi hanno a più riprese preso di mira istituzioni pubbliche e private, soprattutto americane.

La Casa Bianca ha confermato sabato che Biden terrà una conferenza stampa da solo dopo la conversazione con Putin, e non congiunta.

Clima

Un accordo fortemente voluto dalla Casa Bianca ha portato i leader del G7 a dichiarare che termineranno ogni diretto supporto pubblico all’impiego di carbone, se non “ripulito” tramite un processo di decarbonizzazione, entro la fine del 2021. Hanno altresì concordato di dimezzare, almeno, le loro emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010. I paesi ospiti presenti, non membri del G7, si sono impegnati ad andare nella stessa direzione.

Scienziati ed esperti si sono detti preoccupati della clausola riguardante il carbone “ripulito”, sostenendo che un’azione più drastica di passaggio a energie rinnovabili sarebbe stato preferibile. Alcuni paesi del G7, infatti, non sembrano sufficientemente propositivi: la Gran Bretagna ha appena approvato una nuova miniera di carbone in Cumbria, la prima miniera ad essere aperta in oltre 30 anni.

Il gruppo non ha raggiunto un accordo per una scadenza precisa entro la quale completare il totale passaggio all’energia rinnovabile. Boris Johnson ha declinato ogni critica sull’inefficacia del G7 sul fronte del clima: “sono stati tre giorni altamente produttivi”, ha detto alla stampa.

Che ne pensano i sette delle Olimpiadi?

Le olimpiadi in Giappone sono un argomento divisivo. Medici e scienziati pensano sia un grave rischio, e anche la popolazione non è entusiasta del mega evento che dovrebbe cominciare tra poco più di un mese a Tokyo.

La delegazione giapponese al G7 ha detto di aspettarsi che gli altri paesi supportino il Giappone nella sua decisione di procedere come da programma, e che avere l’appoggio dei partner del G7 sarebbe “incoraggiante”.

Dopo un meeting tra Johnson ed il primo ministro giapponese Yoshihide Suga un comunicato ha confermato il supporto ai Giochi: “ribadiamo il nostro supporto perché si tengano i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2020 in maniera sicura come simbolo di unità globale nel superare il Covid-19”, recita il comunicato.

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Sonia Turrini

Sonia Turrini

Sono laureata in psicologia, attualmente impegnata in un PhD in Neuroscienze a Bologna. Sono cresciuta con la cultura americana nell’aria, l’Herald Tribune in salotto, i libri dei grandi presidenti sulle mensole di casa, e Bruce Springsteen nelle orecchie. Non ho memoria di quando ancora non conoscevo Streets of Philadelphia, perché ero troppo piccola per ricordare. E pensavo parlasse di formaggio. Ho visitato gli Stati Uniti la prima volta, ancora ragazzina, nell’estate 2008, e ho passeggiato con la mia spilletta Yes We Can appuntata sullo zaino. Seguo con passione la politica americana da anni, e oggi ne scrivo sperando di portarci il valore aggiunto della mia formazione scientifica: le opinioni sono sempre ben accette, ma solo sulla base di fatti oggettivi, dimostrati e condivisi.

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