Si sente spesso parlare di mercato italo-americano. Si ma quanto vale concretamente?
Nell’ultimo rapporto disponibile dell’OEC (Observatory of Economic Complexity), ovvero all’anno 2019, lo stivale non è tra i primi cinque paesi verso cui gli Stati Uniti d’America esportano e da cui importa, viceversa, il paese del neo Presidente Biden.
Le esportazioni totali degli Stati Uniti verso la penisola italiana rappresentano, dati alla mano, poco più dell’1,31% (per un ammontare di circa 19.7 B di dollari); al contrario le importazioni dall’Italia si assestano intorno al 2,18% (per un complessivo ammontare di circa 51.8 B di dollari).
Percentualmente parlando si tratta di più del doppio se ci si dovesse rifare ad una sorta di gioco tra “il dare e l’avere” derivante da una delle prime lezioni di economia aziendale.
Stando a quanto appena riportato, il rapporto in termini di bilancia commerciale tra i due paesi da decenni in luna di miele è di forte interazione; si tenga conto, tuttavia, solo di due differenze nette che incidono sull’apparente sproporzione percentuale tra importazioni ed esportazioni: la popolazione (circa 300 milioni contro i circa 60 milioni) e il grado di complessità economica (indici a 1,63 contro 1,40 che tradotto in classifica mondiale significa rispettivamente posizione 10/157 e 17/157).
A ciò si aggiunga anche un quadro OECD (stadiato secondo il better life index) alquanto chiaro: in Usa il reddito medio disponibile pro-capite è pari a USD 45 284 annui (notevolmente superiore alla media OCSE pari a USD 33 604 essendo la cifra più alta nell’area dell’OCSE annui); in Italia, invece, il reddito medio disponibile pro-capite è pari a USD 26 588 annui (inferiore alla media OCSE pari a USD 33 604 annui).
In buona sostanza entrambi i Paesi (tra i più avanzati al mondo) hanno, evidentemente, bisogno l’un dell’altro in ragione delle diverse capacità produttive, di genere produttivo e di piazzamento globale data la diversità di sviluppo sistemico: ne va di buona fetta di esistenza commerciale, di interdipendenza e, soprattutto, di lungimiranza geopolitica.
In questa cornice si innesca una valutazione necessaria: quanto gli investimenti statunitensi, alla luce dei cambiamenti politici, possono mantenere una certa solidità rispetto alle dinamiche italiane nella dimensione europea (tenendosi presenti le regole, il mercato interno, l’indebitamento di sistema, ecc.).
Primo fra tutti il mercato degli investimenti immobiliari.
Mercato, quest’ultimo, che nel totale del rapporto italo-statunitense, rappresenta un bel 17,9 % della somma delle richieste dall’estero verso l’Italia (dati Sole 24 Ore al 2019 pre-coronavirus).
Giandomenico De Tullio, managing partner della De Tullio Law Firm ed esperto del settore da generazioni, ci ha espresso così il suo punto di vista professionale.
“L’amministrazione del nuovo Presidente degli Stati Uniti Biden punta al rilancio delle relazioni transatlantiche. L’Italia potrà svolgere in questo processo un ruolo importante. Biden, come affermato durante la recentissima riunione del Consiglio dei 27 capi di Stato dell’Unione Europea, vuole rivitalizzare i rapporti fra Stati Uniti ed Unione Europea perché una Unione Europea forte è nell’interesse degli Stati Uniti; il tutto ponendo al centro l’indissolubile condivisione dei valori democratici ed un dialogo che possa basarsi su un accordo geo-economico di libero scambio correggendo gli errori che avevano decretato la fine del T.T.I.P. (Transatlantic Trade and Investment Partnership). A ogni modo, per quanto riguarda il settore real estate (nel quale svolgo la professione di avvocato specializzato) riscontro costantemente il forte interesse degli investitori americani verso il mercato immobiliare italiano protrattosi anche durante le fasi più dure della pandemia (ad esempio, i lunghi mesi di lockdown hanno indotto molte persone a riconsiderare le loro condizioni abitative: fuga dalle grandi città verso luoghi meno antropizzati). L’impossibilità di viaggiare per gli investitori americani ha comportato l’emergere di nuovi fenomeni nel mercato immobiliare: numerose transazioni fatte interamente a distanza amplificando, così, il ruolo dei grandi portali web. L’effetto diretto è che i contratti di compravendita sono stati sottoscritti semplicemente tramite procura. Fortunatamente il quadro è ora cambiato e, secondo fonti qualificate della Commissioni Europea, gli americani vaccinati potranno liberamente viaggiare nell’Unione Europea quest’estate. L’Italia, perciò, con il suo straordinario patrimonio paesaggistico e culturale si dimostra molto attrattiva in questo senso tenuto conto anche di importanti misure fiscali rivolte agli investitori esteri.
Sono fiducioso, quindi, che la fine della pandemia renderà ancora più solidi i profondi rapporti di amicizia che hanno storicamente unito il popolo americano e quello Italiano”.