Quando Steven Fields, 32enne del Queens, si è congedato frettolosamente dai vicini di posto al termine dell’ultima partita in casa per la stagione di Major League Soccer 2019, non poteva sapere che non sarebbe risalito sugli spalti dello Yankee Stadium per oltre un anno e mezzo. Era il 25 settembre 2019 e il New York City FC aveva battuto l’Atlanta United 4 a 1 con una tripletta del Designated Player ed ex Pescara Alexandru Mitriță. Gli uomini di Domè Torrent avrebbero concluso il campionato al primo posto della Eastern Conference per poi perdere di rigore al 90’ contro il Toronto nella semifinale dei playoffs, in uno scontro al Citi Field che tanti fan ricordano con rabbia.
“Tornare qui e rivedere i tifosi sugli spalti è stato incredibile”, mi racconta Steven sabato pomeriggio dopo la vittoria del NYCFC contro il Cincinnati, prima gara con pubblico allo Yankee Stadium dopo 577 giorni. “Mi ero quasi dimenticato di quanto sia bello partecipare di persona a questi eventi, pur in una sede provvisoria”, mi spiega con una frecciatina, riferendosi a una nota dolente per i supporters e la società: che a sei anni dal debutto del NYCFC in MLS non sia ancora stata progettata e costruita un’arena interamente dedicata al club.
Riascolto l’entusiasmo di Steven in altri tifosi. Andy Bajaña, 25enne del Bronx, mi dice che “non ci sono parole per descrivere la mia emozione”, mentre Will Hawley, 27enne residente a Brooklyn, paragona questo momento a “rincontrare i tuoi coinquilini dell’università dopo vent’anni”.

L’attesa era in crescendo da febbraio, da quando il governatore dello stato di New York Andrew Cuomo aveva annunciato la riapertura di impianti sportivi all’aperto al 10% di capacità (10 febbraio), quindi 20% (18 marzo) e finalmente al 33% (26 aprile). Le restrizioni statali consentono l’ingresso solo a chi è completamente vaccinato (due settimane dopo la seconda dose o la dose unica, nel caso di Johnson&Johnson), o chi è risultato negativo a un tampone molecolare entro 72 ore o a un test rapido entro 6 ore dal calcio di inizio.
Al gate dei media i controlli procedono senza intoppi. Dopo aver mostrato la mia carta di identità e l’e-mail dell’ospedale con l’esito del PCR, percorro i corridoi verso la sala stampa. Anche se per oggi lo Yankee Stadium ha smesso di essere il centro vaccinazione di massa dei residenti del Bronx, i segni della pandemia sono ovunque. Il tragitto per il mio posto a sedere è cambiato e adesso non ho accesso agli ascensori. La mensa dove all’intervallo scambiavamo commenti tra giornalisti è paurosamente silenziosa. I vassoi del buffet sono stati rimpiazzati da scatole sigillate con panini e biscotti e non ci sono le facce conosciute dei cuochi dietro i banconi. Le sedie sono sparpagliate tra i tavoli con grosse X blu disegnate dallo scotch per marcare il distanziamento. A onorare i sacrifici e l’impegno degli essential workers, il club ha donato 500 biglietti a medici, infermieri e personale sanitario. Due di loro, Dawn Jones e Kym Villamer del New York Presybterian nel Queens, cantano l’inno nazionale. Il minuto di silenzio prima della partita risucchia gli spettatori nel vuoto di oltre cinquantamila newyorkesi che hanno perso la vita per il COVID.


All’esterno le file cominciano ad allungarsi. Steven, Andy e Will sono tra il 30% della popolazione di New York ad aver ricevuto entrambe le dosi e hanno utilizzato la loro carta del vaccino assieme al biglietto di ingresso. “Sono contento che mi abbiano chiesto anche un documento di identità per confrontare i dati”, confessa Andy. “Mi sono sentito più al sicuro rispetto ad altri posti dove hanno guardato di sfuggita solo la tessera del CDC”. La app Excelsior Pass lanciata da Cuomo come pass per eventi post-pandemici non sembra aver fatto breccia nel cuore dei residenti, almeno non nel Bronx. Domando ad Andy, lui ridacchia: “Non l’ho scaricata, non so nemmeno cosa sia” (Excelsior Pass è stata sviluppata con IBM per confermare l’inoculazione o l’esito negativo di un test attraverso un QR code personale. Alcuni esperti hanno sollevato dubbi sulla protezione dei dati e della privacy degli utenti).
Se al controllo biglietti è stato difficile mantenere il distanziamento, nelle curve e in tribuna lo staff vigila con attenzione sull’osservanza dei divieti e delle restrizioni. “L’addetto alla nostra sezione è stato quasi maleducato nell’esortarci a tenere sempre la mascherina tranne per mangiare e bere”, brontola Steven, prima di riconoscere che il rispetto delle misure di salute pubblica è fondamentale. Secondo Will, ai chioschi le code erano forse un po’ troppo affollate, però fortunatamente “tutti hanno le mascherine e sono vaccinati o negativi”.

Reduce dalla sconfitta contro il DC United per 2 a 1, durante i 90’ di gioco il NYCFC si riprende e regala 5 gol ai tifosi accorsi allo Yankee Stadium. Jesus Medina, Gudmundur Thorarinsson e Valentin Castellanos conquistano i tre punti decisivi. Manca il suono delle percussioni dalle curve, ma i cori si accendono con il trascorrere dei minuti fino alla canzone del post-partita, “New York Groove”: I’m back, back in the New York Groove.

Non mi sorprende che i miei amici non vogliano azzardare pronostici sulla stagione. Il 2020 ci ha insegnato a non affidarci a piani e previsioni e il COVID ha senza dubbio influito sul rinnovato fatalismo dei newyorkesi (a Napoli la chiameremmo scaramanzia). In questo ultimo anno, Andy ha lavorato da casa e ha capito quanto il calcio sia una parte centrale della sua vita, soprattutto per il suo svago e le sue relazioni. Pur essendo rimasto disoccupato per mesi, Steven è grato di aver superato il peggio della pandemia in salute. Un musicista di professione, Will attende con trepidazione il ritorno di una normalità post-COVID con impressa nella mente la data del suo ultimo concerto: 28 febbraio 2020.
Per il 2021 calcistico, a loro basterebbe vedere in campo i talenti della Primavera del New York City FC, come Andres Jasson e il nativo del Bronx Tayvon Gray. A me sarebbe di conforto ritrovare il personale dello Yankee Stadium, gli impiegati del NYCFC, i colleghi della stampa, i supporters abbonati e gli aficionados saltuari; sapere che stanno tutti bene e rincontrarli con la stessa gioia con la quale si rincontra un coinquilino dell’università dopo vent’anni, è vero, ma dopo vent’anni di guerra.

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