È stata definita “Disobbedienza gentile” la protesta anti-Dpcm che avverrà domani, venerdì 15 gennaio e che invita in particolare ristoranti e bar, ma anche piscine e palestre, a mantenere aperte al pubblico le proprie attività oltre i limiti orari imposti dai provvedimenti governativi per far fronte all’emergenza sanitaria Covid-19. L’hastag #Ioapro impazza sul web tra le piattaforme social e le adesioni sono raddoppiate in pochissimi giorni, passando da 30mila a 60mila.

L’iniziativa vede protagonista il ristoratore Umberto Carriera con il supporto della Lega. Imprenditore, 30enne e originario di Pesaro, è già noto alle televisioni italiane. Ad ottobre si ribellò alle norme anticontagio e fu punito con una multa e la chiusura temporanea del suo locale. Da allora è diventato una figura di riferimento per i commercianti che, come lui, vogliono urlare con “maniere forti” allo Stato la loro grande sofferenza.
Con le continue strette da parte del governo per contenere la diffusione del virus Covid-19, la ristorazione, settore cardine per la tradizione del Bel Paese, è piegato dagli ingenti danni economici da ormai quasi un anno. I ristori sono insufficienti, e gravi e drammatiche saranno le conseguenze quando a partire da aprile 2021 finirà il blocco dei licenziamenti e si rischierà l’effetto valanga sull’occupazione.
“Siamo al collasso, è una questione di sopravvivenza” ha sottolineato Umberto Carriera annunciando la sua battaglia. E ancora: “Non siamo disobbedienti“, “è una necessità… non abbiamo più soldi da anticipare ai nostri dipendenti, non possiamo pagare bollette, non possiamo pagare mutui e affitti“. Gli organizzatori della protesta hanno garantito assistenza legale in caso di sanzioni a coloro che violeranno le norme anti-Covid e hanno stilato un Dpcm alternativo, intitolato “DPCM autonomo – Decalogo Pratico Commercianti Motivati”. Con esso si impone la chiusura alle 21.45, l’obbligo di indossare la mascherina e la garanzia di lasciare vuoti il 50% dei tavoli. Inoltre, si invitano i “clienti sostenitori” ad una “offerta libera” anche nelle giornate successive del 16 e del 17 gennaio.

Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, non condivide la promozione di iniziative illegali, e definisce “Ioapro” “un grave errore”, ma il presidente Lino Stoppani sottolinea che il sacrificio degli italiani deve essere accompagnato da un supporto economico appropriato e da spiegazioni sulle scelte sanitarie adottate. A Milano Today lancia l’avvertimento: “Questa protesta può avere gravi conseguenze. Oltre alla sanzione pecuniaria e alla possibile sospensione dell’attività, per chi vi aderisce si può configurare anche un reato penale”.
Alla protesta potrebbero unirsi anche cinema e teatri. I commercianti hanno dalla loro il fatto che non sia mai stata presentata un’indagine epidemiologica che accerti i contagi nei locali, e Carriera sottolinea: “Vogliamo poter lavorare, ma saremo i primi a puntare il dito contro chi non rispetta le norme di sicurezza“.
Intanto il governo, in vista del nuovo Dpcm, ha confermato il divieto per i bar di vendere cibi e bevande da asporto dopo le 18. I ristoranti per ora sono salvi. L’asporto non è certo il tipo di attività che salverà il settore dalla crisi economica, ma almeno permette di sopravvivere. Da un’analisi condotta da Coldiretti, il fatturato della ristorazione è crollato del 48%, per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020.
Nel contesto newyorkese il take-out è parte considerevole del fatturato. Con questa attività, nella Big Apple, in tempi anche non pandemici, alcuni ristoranti hanno un introito che può arrivare addirittura al 50% del guadagno, e dunque vietarla sarebbe inconcepibile. Ma a New York, la realtà non è poi così diversa. Lo scorso 15 dicembre, ristoratori e albergatori hanno protestato a Times Square contro la decisione del governatore dello stato, Andrew Cuomo, che impediva ai ristoranti di operare al chiuso. Ma a differenza dell’Italia, almeno l’outdoor dining è sempre stato concesso nonostante il freddo invernale.
