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May 2, 2015
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May 2, 2015
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La Sicilia taglia pensioni e stipendi, ma ‘investe’ milioni di euro nell’Expo di Milano

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 4 mins read

Oltre alle tangenti (in alcuni casi già scoperte e oggetto di indagini da parte della magistratura), alle opere non ultimate, alle manifestazioni violente di ieri, l’Expo di Milano può contare anche su una robusta presenza, anche in termini finanziari, della Sicilia. O meglio, dei fondi europei destinati alla Sicilia, che la Sicilia, per autocelebrarsi, ha deciso di spendere a Milano. Ovviamente, la presenza, nella capitale lombarda, dei soldi che sarebbero dovuti servire all’Isola per le proprie infrastrutture (che allo stato attuale mancano o sono fatiscenti: vedi le autostrade e le strade che crollano) viene presentata come un’operazione di marketing che darà grandi ‘ritorni’ alla stessa Isola.

Insomma, per “nutrire il pianeta” – questo, com’è noto, il tema dell’Expo di Milano – non poteva mancare la Sicilia con la sua dieta mediterranea. Che cosa abbia poi a che spartire la dieta mediterranea con la Coca Cola e Mc Donad’s, tra i protagonisti, piaccia o no, di questo Expo, beh, questo non è dato saperlo. Ma tant’è. Resta da prendere atto che ieri, l’apertura dell’Expo, oltre che con gli incidenti provocati da giovani che si sentono esclusi da una società fatta di banche & finanza – della quale l’Unione europea è dipendente, o forse alla mercé delle stesse banche e della stessa finanza – ha finito con il coincidere anche con l’approvazione, da parte del Parlamento siciliano, della manovra economica e finanziaria 2015.

Non è questa la sede per parlare del Bilancio e della Finanziaria 2015 della Sicilia. Ma da quello che si conosce, la manovra approvata ieri dal Parlamento dell’Isola ha lasciato sul campo di una Sicilia sempre più disastrata centinaia di migliaia di siciliani penalizzati. Sono stati tagliati gli stipendi dei circa 18 mila dipendenti pubblici della Regione siciliana autonoma; sono state tagliate le pensioni dei circa 16 mila pensionati, sempre della Regione; ci sono tagli pesantissimi per i Comuni, per le Province sempre più abbandonate; tagli per il servizio antincendio nei boschi dell’Isola (non osiamo pensare a quello che potrebbe succedere con le prime sciroccate); tagli per gli enti che operano in agricoltura; tagli per gli artigiani; non si sa come verranno pagati – e se verranno pagati – i circa 80 mila precari che operano nelle pubbliche amministrazioni siciliane.

Insomma, tagli per tutte le categorie sociali dell'Isola. Penalizzazioni pesantissime per fare fronte a soldi che il governo Renzi ha tolto alla Regione autonoma Sicilia per far quadrare i conti a Roma. Poi, però, si scopre che la stessa Regione che non ha più i soldi per pagare gli stipendi al proprio personale, beh, ha trovato i soldi per partecipare all’Expo di Milano! Secondo voi, cari lettori americani, i governanti siciliani hanno detto ai cittadini siciliani quanto costerà la partecipazione della Sicilia all’Expo? Ragazzi, la Sicilia non è l'America. Nella Sicilia di oggi la democrazia di declina con l’antimafia degli affari che, però, non contempla la chiarezza dei numeri. Si sa che la Regione siciliana autonoma ha impegnato per la partecipazione all’Expo una fetta consistente dei fondi europei, soldi – sembra decine e decine di milioni di euro – a quanto pare per l’occasione non spesi in Sicilia. Del resto, la Sicilia non è forse una Regione ‘ricchissima’? E’ giusto, a conti fatti, che dia una mano alla Lombardia che, con l'avvento dell'euro, è diventata la periferia della Germania…

Le cifre, allo stato attuale, non si conoscono (e forse non si conosceranno mai, a parte i soliti giornalisti che cercheranno di capire quanto è costata questa partecipazione ai siciliani, se ci sono state tangenti eccetera eccetera eccetera). In ogni caso, stiamo parlando di milioni di euro. Forse decine di milioni di euro. In compenso – e vi pare niente? – la Sicilia, così si dice in questi casi, avrà un posto di grande rilievo che lascerà contenti le centinaia di migliaia di persone alle quali la stessa Regione ha ridotto lo stipendio. Del resto, cosa c’è di più bello per un dipendente pubblico, per un pensionato o per migliaia di lavoratori precari dal sapere che il 20 per cento della propria retribuzione è stata utilizzata dalla Regione siciliana per partecipare all’Expo di Milano?

Certo, in una Sicilia che, al 90 per cento, vive di stipendi e pensioni, i tagli di stipendi e pensioni – così insegnano i libri di economia politica, per fortuna così ‘lontani’ dalla Sicilia di oggi – provocheranno un calo dei consumi già bassi, volumi di affari minori per i commercianti e, in ultima analisi, con la riduzione della domanda al consumo, nuova disoccupazione. Ma volete mettere? Che volete che siano altri 20 mila nuovi disoccupati all’anno in una Regione che già, dal 2008 ad oggi, ‘viaggia’ con una perdita media di circa 30 mila posti di lavoro all’anno (dato fornito ieri dal segretario generale della Cgil siciliana, Michele Pagliaro, in occasione del Primo maggio)? Insomma, questi nuovi disoccupati si sommeranno agli altri. Tanto in Sicilia la disoccupazione giovanile è al 60 per cento e forse più.

I ragazzi disoccupati, al limite, potranno iscriversi al Pd e, facendosi pagare il viaggio a Milano da mamma e papà, potranno entrare gratis all’Expo, dove troveranno – nel padiglione siciliano – gli chef Natale Giunta e Peppe Giuffrè che, forse, gli faranno assaggiare qualcosa. Meglio di niente, no?

Poi, via, la Sicilia, partecipando all’Expo, avrà l’opportunità di dialogare con i Paesi in via di sviluppo. A questi Paesi i governanti siciliani avranno tanto da insegnare. Gli potranno spiegare, con la consulenza dei pescatori di Mazara del Vallo, come farsi mitragliare dai libici quando provano ad andare a pescare i gamberoni rossi nel golfo della Sirte. O come hanno fatto i governi della Regione siciliana, dal 2002 al 2010, a spendere, in media, un milione e mezzo di euro all’anno per promuovere il ‘parteneriato’ con i Paesi della riviera Nord dell’Africa per avere gli stessi pescherecci siciliani catturati, quasi contemporaneamente, dai tunisini, dagli algerini, naturalmente dai libici e persino dagli egiziani…     

    

 

 

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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