Molti anni fa raccontava un chimico che un vino adulterato con l’aggiunta di zucchero è quasi impossibile da riconoscere se non attraverso sofisticate analisi. L’Italia nel corso degli anni si è dotata di una legislazione severa contro lo zuccheraggio dei vini, a differenza di moltissimi Paesi europei dove la pratica è consentita. E qui salta la prima considerazione: dov’è finita l’armonizzazione tra le norme europee se un passaggio così delicato per la tutela del consumatore è trattato diversamente a pochi chilometri di distanza?
L’Italia in questo campo è all’avanguardia, ma invece di adeguarsi l’Europa contempla lo stato dell’arte e, di fatto, pone in condizione di svantaggio i produttori italiani che non utilizzano lo zucchero per produrre vini. Insomma un’ulteriore penalizzazione per i produttori di vino italiano.
La vicenda è arrivata sui tavoli del Parlamento europeo grazie agli europarlamentari del Movimento 5 Stelle. Sono proprio i grillini a spingere per un fronte comune di tutti gli europarlamentari italiani per provare a spingere l’Unione europea a cambiare i regolamenti che pongono fuori mercato i prodotti vinicoli provenienti dal Belpaese.
L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao, ha preso carta e penna e ha scritto a tutti i membri della delegazione italiana a Bruxelles. Obiettivo: avviare una class action che faccia pressione sull’esecutivo europeo per modificare i regolamenti sullo zuccheraggio del vino, pratica consentita in Paesi europei, mentre all’Italia viene imposto di usare mosto concentrato. Il tutto senza alcuna distinzione in etichetta.
“Gentile On.le Collega – scrive l’eurodeputato siciliano – ti scrivo per porre alla tua attenzione la delicata questione del procedimento di zuccheraggio e della relativa lacuna normativa in merito all’etichettatura dei prodotti vinicoli, fenomeni che danneggiano seriamente il comparto agricolo italiano, specialmente quello del Sud Italia”.
“Da tempo – prosegue Corrao – nella produzione vinicola europea vige una situazione di concorrenza sleale causata dal fenomeno dello zuccheraggio, cioè il procedimento enologico attraverso il quale si aggiunge zucchero o altri saccarosi al mosto per farne aumentare il grado alcolico. Infatti, senza tale aggiunta molti vini stranieri, che non arrivano a 7/8 gradi, non potrebbero entrare nei mercati poiché, come è noto, la gradazione minima per ottenere un vino è di almeno 7 gradi. La suddetta pratica è vietata in Italia, poiché considerata sofisticazione, mentre è lecita in molti paesi Europei tra cui la Germania, alcuni territori della Francia, il Belgio, Olanda e altri ancora. Ai viticoltori italiani, invece, si permette di utilizzare Mcr (Mosto concentrato rettificato) che è derivato direttamente dell’uva e non da altre colture e che quindi non costituisce sofisticazione”.
“Lo zucchero, però – dice sempre il l’europarlamentare grillino – ha un prezzo di gran lunga inferiore del mosto concentrato, con conseguenti maggiori costi a carico degli agricoltori italiani, costi che incidono anche sul prodotto finale e sul consumatore. Per tali ragioni vi invito a sostenere l'emendamento presentato dal collega Pedicini, al testo dell'Oral Question relativo alla ‘Strategia in materia di alcool’, attraverso il quale si richiede l'obbligatorietà dell'indicazione sull'etichetta in caso di utilizzo di saccarosio per la produzione di vino”.
Per una volta tanto riusciranno i deputati italiani al Parlamento europeo a far fronte comune e difendere produzioni che interessano l’intero Paese? Senza intraprendere una guerra del vino, di cui comunque ci sarebbero tutte le condizioni, basterebbe tessere alleanze tali da isolare i partigiani dello zuccheraggio e costringerli a dichiarare quello che fanno ai loro vini: sull’etichetta, per favore.