Manca poco meno di un mese all’inaugurazione dell’Expo 2015. Un’inaugurazione a cui, inspiegabilmente, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non parteciperà (ufficialmente a causa di altri impegni). Un’assenza che avrebbe dovuto destare stupore e che, invece, è passata quasi inosservata: non è normale che a tagliare il nastro non ci sia il presidente della Repubblica. Sempre ammesso che ci sia un nastro da tagliare.
Per capire il perché di questi dubbi è necessario fare un passo indietro nel tempo e tornare al 2008, l’anno in cui il BIE, Bureau International del Expositions, decise che la manifestazione 2015 si sarebbe tenuta a Milano. Un’occasione da non perdere, come venne presentata dall’allora sindaco di Milano, Letizia Moratti, che organizzò una sfilata con tanto di majorette, cannoni spara coriandoli, striscioni con su scritto “Grazie Milano 2015”, ricchi premi e cotillon.
Un progetto, però, quello presentato in fretta e furia dalla Moratti appena rieletta sindaco nel 2006, che, sin da subito, lasciò perplessi molti tecnici. Innanzitutto a causa dei tempi ridottissimi per la realizzazione delle opere. Per battere la concorrenza i “progettisti”, in poche settimane, inserirono nel progetto dell’Expo 2015 iniziative veramente degne di nota e per di più che avrebbero dovuto coinvolgere nomi di altissimo livello come l’architetto Daniel Liebeskind, l’ex candidato alla Casa Bianca, Al Gore, Massimiliano Fuksas, Renzo Piano, Vittorio Gregotti e molti altri.
Poi, dopo la vittoria, tutto il progetto Expo 2015 presentato comincia a sciogliersi come neve al sole. A cominciare dal padiglione italiano che avrebbe dovuto essere grandioso: l’Expo Tower, una torre alta centinaia di metri, scomparve e al suo posto spuntò (non senza polemiche e lettere di avvocati) l’Albero della Vita, un albero alto qualche decina di metri e, secondo alcuni, copia di quelli già realizzati nel 2010 da Wilkinson a Shanghai (chi avesse dei dubbi confronti le “foto” di quelli già costruiti con il “progetto” italiano).
Anche la Biblioteca Europea svanisce: il progetto iniziale viene ridotto e, in ogni caso, “non finirà in tempo per Expo”. Stessa sorte tocca alla Città dello Sport. E così anche la Città della Giustizia: “A Porto di Mare, su un’area di 1 milione e 200 metri quadrati, entro il 2015 sorgerà la nuova cittadella della Giustizia”, aveva preannunciato la Moratti. “Sarà un grande polo per creare condizioni di maggiore efficienza ed efficacia per l’operato di magistrati e avvocati”. Peccato che in concreto di quest’opera non se ne sia più parlato.
E così per il Centro Europeo di Ricerca Biomedica Avanzata, Cerba: la società proprietaria dell’area su cui avrebbe dovuto sorgere il Cetro, nel 2013, è stata dichiarata fallita e i terreni ipotecati. Anche La Città del Gusto e della Salute, “Polo culturale/operativo allo scopo di affrontare, approfondire, divulgare, comunicare e coordinare attività scientifiche e di ricerca legate alla sicurezza e alla qualità alimentare”, nel 2010, viene cancellato dal progetto dell’Expo 2015. E così pure le Vie di Terra, cancellate dal progetto definitivo a settembre 2011, quando a causa del ridimensionamento del budget viene tagliato anche Villaggio Expo.
Alla fine, del progetto originario dell’Expo 2015, quello sottoposto all’esame della commissione valutatrice, non è rimasto quasi niente. E anche quel “quasi niente” potrebbe non essere realizzato in tempo: nonostante le visite del ‘nuovo che avanza’ (leggere il capo del governo del nostro Paese, Matteo Renzi), i lavori sono molto indietro. Ad oggi ad essere “completati” o in fase di collaudo sarebbero solo l’11% dei progetti. Per gli altri si dovrà attendere. Nel frattempo i “cantieri” (quelli che si troveranno davanti i visitatori dell’Expo 2015) verranno coperti con il “camouflage”: il solito eufemismo per indicare i mascheramenti con cui gli organizzatori nasconderanno ai visitatori le opere incompiute. Ma non basta: per accelerare i tempi si è proposto, invece di effettuare i collaudi, di “autocertificare” i lavori…
Una situazione che sembra essere stata compresa da molti Paesi che hanno comunicato che apriranno i propri padiglioni solo due mesi dopo l’inaugurazione ufficiale: non a Maggio, ma ad Agosto.
Comunque vadano le cose, l’Expo 2015 ha già mostrato al mondo intero di cosa è capace il Belpaese. Anzi forse sarebbe meglio dire di cosa “non è capace”…
Stando così le cose, forse, non è poi così “inspiegabile” il perché il Presidente della Repubblica abbia deciso di disertare l’inaugurazione dell’Expo 2015. Al suo posto, certamente, ci sarà Renzi, impegnato a fare selfie…