In un recentissimo articolo del Fondo Monetario Internazionale intitolato “European Productivity, Innovation and Competitiveness: The Case of Italy”, Andrew Tiffin, indica che le misure per aumentare la competitività basate solo sul prezzo non sono sempre un indicatore accurato dei risultati commerciali.
L’articolo valuta la capacità italiana sulla competitività, concentrandosi sul ruolo dell'innovazione e sull'evoluzione della quota di mercato d’esportazione. L’Italia mantiene ancora un elevato livello di esportazione per l’alta qualità e l'adattabilità delle piccole imprese che rappresentano ancora la nostra forza, tuttavia, a causa delle loro dimensioni le piccole imprese stanno diventando sempre meno competitive perché, anche i settori più innovativi sono appesantiti da barriere strutturali che ne hanno depresso la produttività.
La Futura competitività dell'Italia dipenderà dalla piena attuazione di un programma di riforme strutturali e globali, incluso, in primo luogo, un impegno sulla ricerca e sullo sviluppo e utilizzo delle risorse, ad esempio energetiche.
A quanto pare non è tanto il costo del lavoro a ridurre la competitività italiana, quanto piuttosto la bassa intensità d’innovazione.
Il documento mostra come la nostra industria dal 1990 a oggi non abbia beneficiato di quell’innovazione di cui hanno beneficiato ad esempio la Francia e la Germania, oltre che gli Stati Uniti.
Gli anni 90 sono stati anche significativi per ciò che riguardi la così detta rivoluzione ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Telecomunicazione) che non solo non è stata attuata in Italia, ma che ha visto un vero e proprio ridimensionamento, se non distruzione, vedi Olivetti, Elettronica etc., delle nostre principali industrie legate alle telecomunicazioni e all’informazione in senso lato.
Dal 1990 a oggi l’Italia ha perso delle quote di mercato, come molti altri paesi avanzati, con l’arrivo dei paesi emergenti che hanno incominciato a esportare nel sistema commerciale globale. I dati presentati nel documento, dimostrano che la capacità di esportazione dell'Italia che erano basate su qualità, innovazione e flessibilità che hanno sostenuto il successo dell'Italia nel passato è venuta a mancare anche se non in modo definito e comunque meno di quanto si possa pensare. Questo documento fa pensare che negli anni a seguire, se ci fosse una politica integrata tra ricerca e industria, volta a ridare competitività attraverso l’innovazione, si potrebbe re-industrializzare il paese, creando nuovi posti di lavoro e bloccare l’attuale degrado. La futura competitività dell'Italia dipenderà quindi da condizioni istituzionali e macroeconomiche che permettano alle imprese produttive d’innovare ed espandersi, il che a sua volta richiederà un'efficace programma che attui delle riforme strutturali e istituzionali complessive.