Investitori americani, l’Italia è ancora un affare. E’ questo il messaggio del Secondo Summit dell'Italian Business & Investment Initiative, organizzato da Fernando Napolitano, che ha messo a confronto, a New York, aziende americane e italiane ma soprattutto istituzioni, con lo scopo di intercettare il ruolo economico dell’Italia, oggi.
Dal Summit è emerso che l'Italia può farcela ma ha bisogno di riforme, dal lavoro alla giustizia sino alla semplificazione della macchina burocratica, per attrarre investimenti. Il governo del premier, Matteo Renzi, ha ottenuto largo consenso, nonostante non sia ancora passato ai fatti.
''Dobbiamo investire in Italia ora, non solo per i numerosi punti di forza delle piccole e medie imprese, che rappresentano l'ossatura delle nostre esportazioni, ma anche perché l’Italia farà le necessarie riforme per crescere’’ ha dichiarato Napolitano. Ed è proprio questa ''ossessione della crescita’’, come ha sottolineato l'amministratore delegato di Estee' Lauder Fabrizio Freda, il tema caldo per l'Italia. ''Gli italiani devono capire che sono parte della soluzione. Devono credere di più in loro stessi. Serve una riforma del lavoro e Renzi ha l'opportunità per farla’’ fa sapere Claudio del Vecchio, amministratore delegato di Brooks Brothers.
Per poter dare una stura all’ambito del lavoro è prima necessario sbrogliare la burocrazia, l’intera filiera e l'infrastruttura del governo, ha reso noto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti. Per ciò che concerne la crescita ''non possiamo aspettare il miracolo. Dobbiamo fare le riforme'’ gli fa eco il vice presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, puntando i riflettori sull'importanza dell'accordo per il canale di Panama, che riguarda anche una società italiana, e quella dell'accordo di libero scambio al quale gli Stati Uniti e l'Unione Europea stanno lavorando.
Su Renzi, Tajani ha le idee chiare: il premier ‘’ha detto belle cose, molte delle quali le
condivido, queste cose poi bisogna realizzarle’’. ''L'Italia deve fare riforme e investire in se stessa’', ha precisato il consigliere del segretario di stato Usa John Kerry, ed ex ambasciatore americano a Roma, David Thorne, secondo cui il Paese deve subito recuperare stabilità a livello politico. Per il consigliere del segretario di Stato John Kerry, un altro cambiamento di esecutivo in Italia non è proprio ben augurante. "Siamo un po’ confusi all'estero, in poco più di due anni ci sono stati quattro governi, mentre per portare a termine le riforme servono tempo e stabilità, basta pensare all’Obamacare".
Congenito ottimismo anche da parte dell'ex ministro dell'economia, Vittorio Grilli, che ha individuato nella ''velocità'' il problema maggiore del Paese: l’Italia è troppo lenta per la globalizzazione. ''Burocrazia, tasse e istruzione sono le priorità'’ ha affermato Grilli, lasciando presagire che in Italia 'siamo abituati a dare per scontate alcune cose che invece non lo sono. ''Siamo l'unico paese industrializzato e la nona economia al mondo a non avere un dispositivo di comunicazione inglese che arriva dall'Italia. Gli italiani non partecipano al dibattito globale. La nostra immagine – afferma Napolitano – dipende dalle decisioni che gli altri prendono per noi. Ritengo che dobbiamo affrontare questi temi per attrarre investimenti esteri e crescita’’.
Nonostante le prospettive e le rassicurazioni, sembra emergere una certa preoccupazione degli Usa per il post-Mario Monti ed Enrico Letta. "Il vostro è un grande Paese, pieno di potenzialità", conclude Thorne, rilanciando il legame di fiducia Usa-Italia, e nonostante i cambi rapidi di premier “vogliamo che rimanga una nazione stabile ed importante nel contesto europeo".