È possibile ed è giusto limitare la sovranità degli Stati? Sì. Ad esempio per imporre ad essi di trattare umanamente gli immigrati, quelli che in Italia, ad un certo punto, abbiamo iniziato a chiamare semplicemente "clandestini", anche se magari provenivano da paesi in guerra e avevano diritto alla protezione internazionale. Oppure per impedire che i diritti umani vengano scandalosamente violati, come avvenne del corso delle guerre che hanno lacerato la ex-Jugoslavia, anche se intervenire non deve significare automaticamente usare le armi. Oppure ancora, per tutelare diritti che scavalcano i confini, come quello dei lavoratori ad essere trattati in maniera dignitosa e a non morire a centinaia sotto le macerie della propria fabbrica, come è accaduto recentemente a Dacca, in Bangla Desh.
Questo, in estrema sintesi, quello che il presidente della Camera dei deputati italiana, Laura Boldrini, ha detto a Trento, in uno degli incontri più attesi dell'ottava edizione del Festival dell'Economia, la più grande kermesse italiana dedicata ai temi di natura economica, con annessi e connessi (quest'anno fra gli ospiti anche l'attuale premier Letta e il precedente presidente del Consiglio Monti).
I confini degli Stati, dunque, non sono inviolabili, se in gioco ci sono principi più alti di quello del rispetto della sovranità. Però attenzione: cedere la propria sovranità (economica, in questo caso) può significare anche precipitare nella miseria, come è accaduto alla Grecia. E' necessaria perciò un'Europa pienamente politica. Non solo più solerte nel chiedere l'applicazione dei parametri di Maastricht, ma anche più solidale.
Vediamo in sintesi alcuni dei temi toccati dalla Boldrini nel suo intervento.
I respingimenti dei migranti. "Quando chi fugge da violenze e persecuzioni non viene accolto in un Paese a cui chiede protezione – ha sostenuto Laura Boldrini – la sovranità di quello Stato deve essere chiamata in causa in nome del diritto internazionale. Lo dice anche la nostra Costituzione, all’articolo 10. Ma negli ultimi anni, sono stati frapposti molti ostacoli al rispetto di questo principio". Risultato, l’Italia, sul finire dello scorso decennio, ha respinto in alto mare centinaia di rifugiati e migranti, provenienti dalle coste del Nord Africa, rimandandoli in paesi dove rischiavano di subire torture o maltrattamenti. Una prassi che ha portato la Corte europea per i Diritti dell’Uomo a condannarla per non aver rispettato il principio del non-respingimento, contenuto nella Convenzione di Ginevra del 1951 e in vari trattati internazionali.
L'Europa e la sorte della Grecia. "Quando l'ho visitata ho visto un Paese sottoposto alle verifiche stringenti della cosiddetta Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale), con decine di migliaia di persone precipitate nella povertà, nel disagio sociale, perfino nella mancanza di medicinali negli ospedali e nelle farmacie e con una tensione sociale incandescente. E’ il caso estremo di cessione di sovranità sulle sole materie economiche e sulle politiche di bilancio". Quella che è mancata, secondo il presidente della Camera italiana, è un'Europa capace non solo di imporre misure di austerity, ma un’Europa più forte, più unita, più solidale.
Globalizzazione e diritti dei lavoratori. "Poche settimane fa, a Dacca, 1.100 lavoratori morivano sotto le macerie della fabbrica in cui lavoravano per l’equivalente di pochi euro al mese e in condizioni veramente disumane. Quei lavoratori producevano capi d’abbigliamento per aziende occidentali, anche europee. Queste aziende avevano dislocato la produzione in paesi dove, come si dice in gergo, il costo del lavoro è più basso. Cioè dove non c’è la minima protezione sociale e di sicurezza per i lavoratori". Anche su questo punto la Boldrini è netta: favorevole alla globalizzazione, ma in senso completo, perché se si globalizza l’economia e la produzione, si devono globalizzare anche i diritti di chi lavora (e qui il suo intervento ha riecheggiato quello pronunciato qualche ora prima da Rampini a proposito della cosiddetta "dottrina Obama", che sarà materia dei prossimi negozati sul libero scambio fra Europa e USA).
L'ingerenza umanitaria. Infine, il tema più scottante. Con alle spalle anni e anni di missioni in ogni scenario di guerra del mondo, Laura Boldrini ha potuto toccare con mano "che cosa possono produrre le sovranità nazionali ai danni dei loro concittadini. Mi riferisco alle dittature, alle pulizie etniche, agli stermini di massa, alle guerre civili. Bosnia, Kosovo, Congo, Darfur. L’elenco è purtroppo lungo. Di fronte a quei massacri, agli stupri di massa, alla distruzione di vite ancora giovanissime, mi sono chiesta tante volte dove fosse la comunità internazionale. Mi sono indignata come molti di fronte all’indifferenza del mondo. Penso che, di fronte alla mortificazione della dignità umana esista un diritto-dovere all’ingerenza negli affari interni. Ma a due condizioni. Primo, che si decida applicando scrupolosamente il diritto internazionale e non in maniera unilaterale o con coalizioni estemporanee. Secondo, che ingerenza non significhi necessariamente intervento armato".