Sembra non dover finire mai la recessione in Italia. Nel primo trimestre dell’anno, il Pil, ha registrato una contrazione dello 0,5% su base congiunturale e del 2,3% su base annua. Si tratta del settimo calo trimestrale consecutivo, la striscia negativa più lunga mai registrata dall’inizio delle serie storiche. E i dati rilevati dall’Istat sono peggiori anche delle stime degli analisti, che per i primi tre mesi del 2013 avevano previsto un calo congiunturale dello 0,3% per un decremento tendenziale del 2,3%.
I numeri sembrano comunque mostrare un rallentamento della crisi rispetto al quarto trimestre 2012, quando il Pil era sceso dello 0,9% sui tre mesi precedenti e del 2,8% su base annua. La variazione acquisita per il quest’anno, quella cioè che si registrebbe se il Pil rimanesse invariato in tutti e tre i prossimi trimestri del 2013, è pari a -1,5%. Secondo Paolo Mameli, economista del servizio studi di Intesa Sanpaolo, «il dato segnala rischi al ribasso sulla nostra stima di un Pil in flessione dell’1,5% nel 2013, visto che l’attività economica è attesa rimanere in territorio negativo nei trimestri centrali dell’anno, e anzi non è da escludere un peggioramento nei mesi da aprile a giugno».
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