Quest’incontro s’ha da fare – nonostante le minacce di Pechino.
E infatti si è tenuto mercoledì mattina a Simi Valley, cittadina nell’area metropolitana di Los Angeles, l’attesissimo incontro tra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera dei Rappresentanti USA Kevin McCarthy.
Il deputato repubblicano è stato affiancato da una delegazione bipartisan di politici statunitensi (tra cui il californiano Pete Aguilar della California e i componenti del nuovo comitato parlamentare ristretto sulla Cina). Il comitato di accoglienza statunitense ha ricevuto la leader di Taipei alla Ronald Reagan Presidential Library – in occasione dello scalo di Tsai a Los Angeles dopo la sua missione in Centroamerica.
All’inizio dell’incontro, McCarthy ha definito Tsai “una grande amica dell’America” e ha aggiunto: “Sono ottimista sul fatto che continueremo a trovare il modo in cui il popolo americano e quello di Taiwan possano lavorare insieme per promuovere la libertà economica, la democrazia, la pace e la stabilità”. Tsai ha a sua volta ringraziato McCarthy per la sua ospitalità, definendola “calda come il sole della California”.
La Cina, che non considera Taiwan uno Stato bensì una “provincia ribelle”, aveva già risposto qualche ora prima lanciando un’esercitazione militare a sorpresa di una settimana, consistente nel “pattugliamento e ispezione nella parte centrale e settentrionale dello Stretto di Taiwan”. Il consolato cinese a Los Angeles aveva d’altronde preannunciato che l’incontro tra McCarthy e Tsai sarebbe stato “deleterio per la pace e la stabilità regionale” in Estremo Oriente.
Nelle scorse ore, il ministero della Difesa di Taiwan ha inoltre riferito di aver rilevato un jet e tre navi militari cinesi a pochi km dall’isola di Formosa.

L’incontro tra Tsai e McCarthy avviene a meno un anno di distanza dall’incontro tra Tsai e l’allora speaker dem Nancy Pelosi – che in agosto si è recata a Taipei, diventando così la più alta funzionaria statunitense a farlo dall’analoga missione del repubblicano Newt Gingrich nell’aprile 1997. Anche lo scorso anno Pechino aveva minacciato reazioni, che si sostanziarono in tre giorni di esercitazioni militari nello Stretto di Taiwan che separa l’isola dalla terraferma, con il lancio di diversi missili balistici.
McCarthy non ha peraltro escluso di emulare Pelosi e recarsi personalmente a Taiwan nel prossimo futuro per rinnovare il sostegno di Washington all’indipendenza taiwanese.
In ossequio alla “politica di una sola Cina”, dal 1979 gli Stati Uniti riconoscono la Cina continentale (quella di Pechino) come l’unica Cina legittima, non mantenendo relazioni diplomatiche formali con Taiwan. Per questo stesso motivo, gli incontri tra politici e funzionari USA e quelli di Taiwan non hanno alcun carattere politico formale.
Per la Casa Bianca, lo scalo odierno a Los Angeles – e quello di una settimana fa a New York – è perciò derubricabile a un semplice scalo “tecnico”, senza alcuna valenza particolare. Tuttavia, la realtà è ben diversa: proprio dal 1979 gli Stati Uniti sono vincolati dal Taiwan Relations Act a sostenere militarmente Taipei in caso di attacco esterno – una previsione che recentemente il presidente Joe Biden ha interpretato come obbligo di intervenire direttamente nel conflitto. Se così fosse, ci sarebbe la concretissima possibilità di uno scontro militare diretto tra le due principali superpotenze globali.
Iniziano intanto ad emergere dettaglio anche sul primo “scalo” di Tsai compiuto la settimana scorsa nella Grande Mela. Non solo una pausa per “sgranchire le gambe” dopo il lungo viaggio da Tapei, a quanto sembra, ma anche incontri di alto livello con il leader democratico della Camera, Hakeem Jeffries, e i senatori Joni Ernst e Mark Kelly.
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