L’arrivo di Nancy Pelosi a Taiwan, atterrata all’aeroporto di Songshan a Taipei come la più alta rappresentante degli Stati Uniti a mettere piede sull’isola dal 1997 (l’ultimo fu il repubblicano Newt Gingrich, allora speaker della Camera), ha smosso come previsto la quiete della Cina.
Pechino da tempo avvisava gli Usa che la visita della Pelosi avrebbe avuto delle conseguenze e, a meno di ventiquattro ore dalla sua stretta di mano con il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu, le prime reazioni sono arrivate.
L’Amministrazione generale delle dogane cinesi ha annunciato la sospensione dell’importazione di prodotti provenienti da Taiwan come gli agrumi e due tipi di pesce: il pesce coltello refrigerato e il sugarello congelato. La motivazione data dal governo comunista è la presenza di cocciniglie e residui di pesticidi negli agrumi e di residui di coronavirus negli imballaggi dei pesci.
Ieri, invece, il Consiglio dell’agricoltura (Coa) di Taiwan ha reso noto come la Cina avesse già interrotto l’acquisto di alimenti da numerose aziende taiwanesi come produttori di tè, frutta secca, miele, fave di cacao e verdure. Tra i marchi sospesi ci sono le catene di pasticcerie Kuo Yuan Ye e Yu Jan Shin e il produttore di snack Kuai Kuai. Il motivo ufficiale della sospensione, in quel caso, è legato al nuovo sistema di registrazione doganale che le autorità cinesi hanno introdotto nell’aprile dello scorso anno. Tuttavia, sul sito dell’Amministrazione delle dogane sono elencati tra i marchi taiwanesi sospesi anche alcuni con la registrazione aggiornata.

La situazione è tesa anche per via delle esercitazioni militari su vasta scala intorno all’isola annunciate da Pechino come ritorsione per la visita della Pelosi, definite dal ministero della Difesa di Taiwan come una violazione delle regole Onu sulle acque territoriali. “Alcune delle aree tracciate dalle manovre finiscono nelle acque territoriali di Taiwan”, ha fatto sapere il portavoce del ministero Sun Li-fang in una conferenza stampa, sottolineando che questa sia “una mossa irrazionale per sfidare l’ordine internazionale”.
Il nutrito e senza precedenti pacchetto di esercitazioni militari e di tiro dal vivo, tra artiglieria e missili, è finito nel mirino di Taipei anche perché ritenuto una grave minaccia ai porti chiave dell’isola e alle aree urbane. In alcuni punti, la zona delle operazioni cinesi arriverà nei 20 chilometri dalla costa di Taiwan: un modo per creare di fatto un blocco marittimo e aereo.
Nel frattempo, la leader democratica, che nella sua missione in Asia è accompagnata da una delegazione parlamentare composta da cinque membri della Camera tra cui il presidente della Commissione Esteri Gregory Meeks, ha incontrato la presidente Tsai Ing-wen, alla quale ha confermato che “Gli Stati Uniti vogliono una Taiwan sempre libera e sicura. Non possiamo tirarci indietro quando la Cina va e usa il suo soft power, denaro e qualsiasi altra cosa per ottenere il supporto dei Paesi alle Nazioni Unite e ad altri organismi. L’America sta con Taiwan”.

La speaker ha poi auspicato una più stretta cooperazione economica, indicando che un accordo commerciale bilaterale potrebbe essere “imminente” grazie alla legislazione sui semiconduttori approvata di recente, che apre la strada “a migliori scambi economici”.
“So che alcune importanti aziende taiwanesi stanno già pianificando di investire nella produzione negli Usa e che l’ingegno, lo spirito imprenditoriale, la capacità intellettiva, la risorsa intellettuale che esistono a Taiwan e il successo dell’industria tecnologica qui è stato davvero un modello”.
“Democratici e repubblicani sono impegnati per la sicurezza di Taiwan”, ha detto sicura, confessando poi di non sapere se il tintinnio della sciabola della Cina sia il risultato di eventuali insicurezze interne che deve affrontare la leadership comunista.