Gli Stati membri della NATO hanno formalmente approvato le domande di adesione di Finlandia e Svezia, dando il via a un lungo iter che dovrebbe concludersi con la membership a pieno titolo delle due nazioni scandinave nell’Alleanza Atlantica forse già nel 2023.
La luce verde dei 30 componenti dell’organizzazione occidentale è arrivata martedì mattina, e segue di pochi giorni la sottoscrizione di un memorandum d’intesa tra il duo scandinavo e la Turchia nell’ambito del vertice NATO a Madrid.
Nelle scorse settimane il Governo di Recep Tayyip Erdoğan si era infatti messo di traverso al processo di adesione delle due nazioni nord-europee, minacciando di bloccare il procedimento e provocando uno stallo diplomatico. Motivo: il sostegno politico-giudiziario di Helsinki e Stoccolma nei confronti di alcune formazioni curde (tra cui il PKK), considerate da Ankara come gruppi terroristici.
Nell’accordo trilaterale di martedì, la Finlandia e la Svezia si sono impegnate a rispondere in modo “adeguato” alle “richieste di deportazione o estradizione di sospetti terroristi” presentate dalla Turchia e a sviluppare “quadri giuridici bilaterali” per trasferire ad Ankara alcune decine di militanti curdi. Il quotidiano filogovernativo turco Hurriyet ha pubblicato un elenco di 45 possibili deportati, tra cui 33 attualmente in territorio svedese e altri 12 in Finlandia.

Malgrado l’impegno di Helsinki e Stoccolma, l’estradizione di un numero così elevato di soggetti rimane però assai ostica: nei due Paesi non è infatti (solo) l’esecutivo a decidere sull’estradizione, ma anche la magistratura indipendente, che peraltro non avrebbe motivo di procedere in quanto i soggetti in questione spesso non hanno commesso alcun reato secondo la legislazione penale dei due Paesi.
Anche per questo motivo, nonostante l’accordo diplomatico, il percorso verso la piena adesione di Finlandia e Svezia è tutt’altro che scontato: l’accordo di martedì permette il passaggio a una nuova fase, cruciale, in cui è richiesta la specifica approvazione da parte degli organi legislativi di ciascuno dei 30 Stati membri della NATO. Tra questi, anche la Grande Assemblea Nazionale di Ankara, dominata proprio dall’AKP di Erdogan, ossia lo schieramento più ostile a curdi e seguaci del controverso predicatore Fethullah Gülen.
Le ombre sul futuro non hanno però rovinato la cerimonia tenutasi in mattinata a Bruxelles, dove i sorridenti ministri degli Esteri di Svezia e Finlandia hanno esibito i protocolli firmati in una foto di rito con gli ambasciatori della NATO e il segretario generale Jens Stoltenberg.
Assieme alla confinante Svezia, la Finlandia fino ad ora aveva gelosamente preservato la propria neutralità militare in quanto buffer zone tra l’Occidente atlantista e la Russia. L’aggressione russa dell’Ucraina ha convinto Helsinki ad esporsi dopo quasi un secolo, ossia dall’indomani della sconfitta nella Guerra d’inverno combattuta nel 1939 proprio contro Mosca – che in quel conflitto privò la Finlandia di circa il 10% del suo territorio. Ha invece radici ancora più profonde la politica di non-allineamento della Svezia: l’ultima guerra combattuta da Stoccolma risale al 1815, il nemico era Napoleone e in Russia regnava lo zar pietroburghese Alessandro I.