Non sono bastati due set di vantaggio a Jannik Sinner per scrivere una pagina di tennis italiano e battere Novak Djokovic ai quarti di finale di Wimbledon. L’altoatesino, partito fortissimo, ha vinto i primi due parziali 7-5/6-2, ma si è poi sciolto sotto i colpi del numero 1 del tabellone che ha conquistato gli ultimi tre 6-3/6-2/6-2.
A fare la differenza, in oltre tre ore e mezza di partita, è stato il gioco di volo. Troppo incerto quello di Sinner, che non riuscendo a sfondare da fondo l’incredibile difesa del serbo ha provato più volte a spingersi verso il nastro, ma senza successo. Una mano poco educata vista anche nell’errore che ha di fatto concluso la partita, su una palla corta finita in rete che ha consegnato a Djokovic il break del 2-1 nel quinto set.
Nonostante il risultato, sono comunque tante le note positive da cui ripartire. Il servizio, colpo su cui Sinner sta facendo un grande lavoro insieme al coach Simone Vagnozzi, negli ultimi mesi è cresciuto esponenzialmente. Ottima anche la difesa e l’attitudine al gioco su erba, superficie su cui, prima di questo torneo, non aveva mai vinto una partita.

Una partita che peserà come un macigno nel suo bagaglio di esperienze e che, dato il suo peso specifico, ricorderà a lungo. Lo scorso anno a Miami, dopo la sconfitta nella prima finale 1000 della carriera, disse senza troppi giri di parole “Torneremo più forti”, perchè “O vinco o imparo”. Due frasi simboliche della personalità del ventenne di San Candido, il cui futuro tutti pronosticano sia da top 5.
Oggi c’è rimpianto nei suoi occhi mentre esce dal Campo Centrale sotto gli applausi del pubblico e dei duchi di Cambridge William e Kate, accorsi all’All England Club per assistere al gioco di un predestinato del tennis. Sarebbe strano il contrario, dopo aver sentito il sapore di una vittoria inaspettata. Oltre all’amaro in bocca, però, rimane tanta speranza e un margine di miglioramento ancora ampio.
Nelle scelte tattiche, ad esempio, come il ricorso eccessivo al contropiede che dopo poco ha smesso di sorprendere Djokovic. In alcuni scambi pesanti, Sinner è stato bucato dai passanti o respinto dietro la linea di fondo per aver abusato del cambio di direzione. Un antico mantra del tennis dice di giocare sempre nell’angolo di campo scoperto, dove l’avversario non c’è.
Se oggi Sinner lo avesse seguito alla lettera, forse avrebbe vinto qualche punto in più.
Dall’altre parte, però, Djokovic si è comportato da testa di serie numero 1. Senza strafare, dopo i primi due set ha semplicemente dimostrato di essere più forte. Non ha avuto bisogno di alcuna prestazione fuori dalle righe: è bastato giocare come al solito. Geometrie calibrate e varie, frequente ricorso alla smorzata e al rovescio in back. Mettendo il pilota automatico, Nole ha reso chiaro a tutti quanta differenza scorra tra lui e gli altri due (Nadal e Federer) rispetto al resto del gruppo. “Per 2 set Jannik è stato il migliore in campo – ha detto il serbo a fine match – Sono andato in bagno, mi sono rinfrescato, guardato allo specchio e mi sono spronato. Ho cercato di riassemblare le idee e offrire al mio avversario il meglio che avevo. L’esperienza mi ha aiutato a gestire la pressione”.
Ad attenderlo in semifinale c’è ora il britannico Cameron Norrie, in una sfida che lo vedrà di nuovo favorito nella corsa al settimo titolo sui prati inglesi.