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Christine Blasey Ford testimonia al Senato e commuove l’America

La sua storia, fra terrore e coraggio, può avere effetti imprevisti e rivoluzionari per il paese

Riccardo ParadisibyRiccardo Paradisi
Christine Blasey Ford testimonia al Senato e commuove l’America

Christine Blasey Ford durante al sua testimonianza al Senato

Time: 5 mins read

Quella che è in corso oggi presso la Judiciary Committee del Senato non è un’audizione qualunque. Secondo molti media – e non senza ragione – ci troviamo davanti ad una hearing storica, un punto di non ritorno dal quale sarà possibile valutare la direzione culturale intrapresa dagli Stati Uniti. Davanti al Chairman Sen. Chuck Grassley ed ai Senatori della Commissione, Christine Blasey Ford, la prima ad aver accusato il giudice Kavanaugh di molestie sessuali, ha raccontato la sua storia con gli occhi ricolmi di commozione e terrore.

La sessione è stata inaugurata dal Sen. Chuck Grassley che ha colto l’occasione per esprimere la vicinanza a Ford e a Kavanaugh, scagliandosi contro le minacce che entrambi hanno ricevuto per il loro coinvolgimento in questa incresciosa storia. Successivamente, Christine Blasey Ford ha aperto con commozione la sua testimonianza giurata ammettendo di essere “terrorizzata” dalla hearing ma dimostrando subito un grande coraggio: “I’m here because I believe it’s my civic duty to tell you what happened to me when Brett Kavanaugh and I were in High School”.

Da quel momento in poi, Mrs. Blasey Ford ha offerto la sua versione dei fatti, ormai ampiamente nota, parlando della festa tenutasi durante una sera estiva nel Maryland del 1982 e di come fosse stata spinta in una camera da letto da un giovane Kavanaugh, visibilmente ubriaco ed aggressivo.

La testimone ha descritto alcuni dettagli della violenza, raccontando come il candidato giudice avesse provato a spogliarla per poi farla tacere tappandole la bocca con la sua mano, per evitare che chiamasse aiuto. Di quel momento la Ford riferisce: “I believed he was going to rape me” e “I believed he was going to accidentally kill me”. Il resoconto dell’accaduto è stato crudo e commovente e la Ford è riuscita a far vivere la sua esperienza anche ai Senatori della Commissione. Alla precisa domanda su cosa le fosse rimasto impresso nella memoria di quella terribile sera, ha dichiarato senza tentennamenti: “Le loro risate“, riferendosi a quelle di Brett Kavanaugh e Mark Judge – testimone scomodo della molestia – e della sua fuga dalla camera da letto.

A un’altra domanda diretta di quanto fosse sicura che il suo assalitore fosse Brett Kavanaugh, ancora una volta Christine Blasey Ford non ha avuti dubbi: “Lui al 100%“.

Christine Blasey Ford durante al sua testimonianza al Senato

In generale, la storia di Christine Blasey Ford ha dato l’impressione di essere credibile e non influenzata da giudizi di parte o da machiavelliche macchinazioni. A porle le domande è stata Rachel Mittchel, avvocatessa esperta di crimini sessuali, selezionata dai Repubblicani per sopperire alla mancanza di una voce femminile fra i loro ranghi.

La scelta, decisamente inusuale e contestata dai Democratici come simbolo di mancata empatia verso la vittima, risponde perfettamente alla strategia che i Repubblicani hanno deciso di applicare alla hearing. Infatti, per difendere il giudice Kavanaugh, i membri del GOP hanno voluto trattare l’audizione come un processo, ingaggiando un avvocato accusatore affinché, alla fine, provasse l’innocenza del loro “cliente”, in assenza di prove schiaccianti e con la sola testimonianza della presunta vittima.

A riprova di questo, Rachel Mittchel, sempre molto professionale e delicata nelle domande, ha tentato di portare alla luce incongruenze nel racconto di Christine Blasey Ford, facendole domande su molti dettagli e cercando di far venire a galla il coinvolgimento politico dei Democratici in questa storia, come se la vittima fosse in realtà l’imputata. Importante, in questo frangente, è stato l’intervento della Sen. Mazie Hirono che ha espresso la sua contrarietà a questo tipo di procedura, insinuando che i Repubblicani abbiano boicottato la hearing non chiamando Mark Judge – unico presente durante la violenza – a testimoniare.

I Democratici hanno optato per la strategia contraria, prestando spesso parole di conforto per la vittima e complimentandosi per il suo coraggio. Loro, più di tutti, hanno capito che, nell’era del #MeToo, la presunzione di innocenza non esiste più per casi di molestie e violenze sessuali. Sono loro i vincitori, essendo riusciti a piantare il seme del dubbio nell’opinione pubblica e nei Senatori Repubblicani. Il Presidente Trump stesso, intervistato alla vigilia dell’audizione, ha sottolineato come Kavanaugh non sia insostituibile e che avrebbe atteso l’esito della hearing per prendere decisioni in merito.

Ma questa giornata è importante per molti motivi, oltre che per gli equilibri politici a rischio. Da un punto di vista umano, anche se sul banco dei testimoni siede soltanto una persona, Christine Blasey Ford rappresenta anche le altre tre accusatrici di di Kavanaugh, assenti durante l’audizione ma presenti nel dibattito mediatico.

Ma, sotto un profilo molto più generale, questa giornata potrebbe passare alla storia come un processo alla classe dirigente del paese, chiamata sul banco degli imputati da un popolo stanco di ignorare le violenze di genere e le discriminazioni. Gli accusati, oltre a Kavanaugh, sono i membri della Judiciary Committee, colpevoli di aver liquidato troppo facilmente Anita Hill nel 1991 senza dare la giusta importanza ad una storia che meritava approfondimenti.

Il Presidente Trump è il secondo grande imputato, incapace – forse –  di ritirare la candidatura di Kavanaugh perché immerso nella sua cultura profondamente maschilista. Il movemento #MeToo, dopo aver colpito molti personaggi dello spettacolo e non solo, sembra oggi aver raggiunto un nuovo traguardo, sfondando la porta del governo federale per entrare a gamba tesa nella vita politica del paese.

Non ci darebbe da stupirsi se la hearing di oggi riverberasse la sua importanza nel futuro della nazione. Le elezioni di medio termine, previste per il 6 Novembre, potrebbero vedere la rottura fra popolo femminile e partito Repubblicano, consacrando molti giovani candidati Democratici, sensibili ai temi della violenza di genere e della parità dei sessi. Ma oltre a questo, le nomine di Giudici della Corte Suprema e di alte cariche Federali potrebbero subire una rivoluzione.

Per evitare un ennesimo Kavanaugh, i partiti potrebbero essere costretti a scegliere fra un ridotto bacino di “probi viri”, con un profilo immacolato e non viziato da abuso di alcool o droghe leggere neanche durante gli anni del liceo o del college. Questo, oltre ad una nuova fase culturale, potrebbe portare ad un maggiore coinvolgimento di donne e giovani nella vita politica.

Rimettendo i piedi nel presente, la palla adesso è in mano a Brett Kavanaugh che dovrà tentare di difendersi facendo leva sull’indignazione personale e sulla sua carriera a rischio per colpa di accuse che sicuramente non verranno provate durante la hearing.

Sembra, però, che la situazione sia sfuggita alla presa del candidato giudice e del partito Repubblicano che si trovano a gestire un evento dalla portata potenzialmente rivoluzionaria che potrebbe influire sulle midterm e sul futuro del paese.

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Riccardo Paradisi

Riccardo Paradisi

Toscanaccio doc e blogger. Mi sono laureato in Relazioni Internazionali a Siena dove insieme ad alcuni colleghi ho fondato SpazioPolitico, per cui scrivo. Appassionato di Nord America dall'università, ne ho vissuto lo spirito pionieristico nel freddo Montana. Da allora, i suoi paesaggi monumentali e le sue storie non mi hanno mai lasciato.

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