Negli ultimi anni, il lavoro di Shirin Neshat l’ha portata a raccontare sempre di più anche gli Stati Uniti, Paese in cui l’artista, nata a Qazvin, a 150 chilometri da Teheran, ha passato ormai più anni che in Iran. Neshat si è trasferita in America nel 1974 (cinque anni prima della Rivoluzione Islamica che rovesciò lo Scià) per studiare Arte a Berkeley ed è tornata nel 1990 in un Iran cambiato radicalmente: quel viaggio l’ha trasformata in un’artista.
Una delle opere alle quali sta lavorando al momento l’ha condotta a Brooklyn, per essere precisi a Bushwick, e abbiamo avuto modo di discuterne con lei. Nel video “Do U Dare!”, Neshat segue una donna in una comunità di immigrati prevalentemente ispanici in questo quartiere, esplorando la dualità politica e culturale che caratterizza ogni outsider che diventa parte di una nuova nazione. “E ci sono uomini in giacca e cravatta che cercano di ottenere voti in queste comunità, come fa Trump”, racconta Neshat. Il video, girato con un approccio stilizzato e surrealista, fa parte di una trilogia che mira anche a esplorare “la natura degli uomini in posizioni di potere, dove la retorica politica, religiosa o aziendale in modo ingannevole prende di mira proprio i cittadini più vulnerabili, anche economicamente”. Un tema importante in vista delle elezioni tra un mese in America e del peso che avrà l’elettorato ispanico negli Stati in bilico.
“Sono una outsider, sono iraniana ma ho ogni diritto di essere critica di questo Paese – ci dice l’artista. – Ci sono grandi valori che ammiro ed è per questo che vivo qui, ma c’è anche l’ipocrisia di un impero, che è molto problematica, specialmente quando parliamo della politica estera e degli immigrati”. È ancora un work in progress, ma quando sarà finita la trilogia di film verrà presentato alla galleria Lia Rumma a Milano.