È arrivata a Columbus Circle per mettere una corona di fiori sotto la statua di Cristoforo Colombo, omaggiarlo e rimanere qualche secondo in silenzio. Una cerimonia velocissima e simbolica per i tanti italoamericani che attorno alla figura dell’esploratore si riuniscono da anni combattendo contro chi, seguendo una buonista cancel culture, prova a rimuovere parti di storia americana.
Giorgia Meloni ha voluto che fossero proprio loro, i rappresentanti di alcune delle organizzazioni italoamericane di New York, ad essere presenti in quel momento, fermandosi poi tra di loro a stringere mani e scattare fotografie.
Qualche minuto di distrazione dagli impegni ONU all’Assemblea Generale e dai tanti problemi che hanno travolto l’Italia nelle ultime settimane e su cui Meloni, appena finita la cerimonia, è subito tornata.

“La situazione è difficile”, ha detto parlando della crisi migranti, tema su cui lei e il ministro degli Esteri Antonio Tajani stanno ponendo grande attenzione in questa tre giorni di New York.
“Purtroppo non ho la bacchetta magica, ma alla fine avremo la meglio. Quello che è accaduto nelle ultime ore è un problema che avevamo tenuto sotto controllo: i dati dicono che quella libica è una situazione molto diversa da ciò che abbiamo visto con la Tunisia. In Libia c’è stata un’inondazione, noi continuiamo a chiedere alle organizzazioni sovranazionali di fare la loro parte”.
Il problema, infatti, va affrontato ampliando gli orizzonti. “Se qualcuno pensa, anche in Europa, che la questione immigrazione si possa chiudere in Italia, temo si stia sbagliando. Non consentirò che l’Italia diventi il campo profughi d’Europa”.
Meloni suggerisce un’azione anche all’ONU, che potrebbe “giocare un ruolo importante di sensibilizzazione, cioè far capire che non è una questione ideologica, ma che il problema c’è e va affrontato. Penso che le Nazioni Unite possano giocare un ruolo utile e, se non risolutivo, sicuramente importante nella gestione hotspot in Libia, per valutare le richieste di asilo e distinguere una volta per tutte il tema dei rifugiati che è stato strumentalmente sovrapposto a quello dei migranti economici. L’ONU in passato è stato fondamentale per sconfiggere la schiavitù e ora non può consentire che quella barbarie ritorni sotto altre forme”.
Per farlo, però, è necessaria la collaborazione dei governi africani, come quelli incontrati ieri dal Ministro Tajani. Meloni, prima di porre la corona a Columbus Circle, ha anche avuto un “lungo e cordiale” incontro con il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, con cui ha parlato di Ucraina, del recente incontro avuto con Putin e della necessità di collaborare con l’Africa anche sul tema della sicurezza alimentare.
“Bisogna fare attenzione – ha detto la Premier – alle negoziazioni che si portano avanti, perché non possiamo consentire che chi ricatta i Paesi poveri, utilizzando la materia prima che sfama gli esseri umani, abbia per questo un vantaggio: è un argomento da maneggiare con delicatezza”.
