New York ha riaperto la stagione balneare, ma i funzionari invitano i bagnanti alla prudenza, dopo l’aumento delle segnalazioni di squali lungo le oltre 100 miglia di coste di Long Island.
I grandi predatori marini sembrano inaspettatamente attratti dalle acque delle città, dove la vicinanza con l’uomo può rappresentare un pericolo. E per limitare questo tipo di spiacevoli, e talvolta sanguinosi, incidenti, la governatrice Kathy Hochul ha ordinato all’Office of Parks, al Recreation and Historic Preservation, al Department of Environmental Conservation e alla Polizia di Stato di monitorare – con unità di droni, pattuglie via mare e cielo, addestramenti di salvataggio – e sensibilizzare i cittadini alla prudenza.
Diversi sono gli incidenti verificatisi nelle ultime settimane: mercoledì scorso, un uomo su una tavola da paddle a Smith Point Beach, Long Island, è stato morso da uno squalo tigre di un metro e mezzo, che gli ha provocato un taglio di quattro centimetri sulla gamba.
A poche ore di distanza, è stato segnalato un altro incidente a Seaview Beach, Fire Island, dove un 49enne dell’Arizona è stato sorpreso alle spalle da uno squalo che lo ha addentato due volte. Sempre lo stesso giorno, è stato aggredito l’avvocato Shawn Donnelly, durante la sua ora di surf. “Sono giorni difficili”, ha dichiarato il bagnino italo-americano Zach Gallo, che giovedì è tornato a lavoro da quando, il 3 luglio, lo ha morso uno squalo.
È diventata la nuova normalità contrastare l’avvicinamento degli squali sulle coste dell’Atlantico, per evitare di inguaiare affari e il turismo. “Siamo allarmati!”, conferma Justine Anderson, supervisore dei bagnini della città di Hempstead, New York.
Ma, a differenza di quanto pensano molti, gli squali non sono ghiotti di esseri umani e gli esperti si dividono sull’incidenza del rischio. “L’attacco di uno squalo è un evento incredibilmente raro nelle nostre acque, e si verifica meno di dieci volte l’anno in tutto il mondo”. A parlare è Robert E. Hueter – biologo marino e direttore del centro per la ricerca sugli squali del Mote Marine Laboratory di Sarasota, Florida, dove occupa anche la cattedra Perry W. Gilbert, nonché capo di OCEARCH, un’organizzazione di ricerca e monitoraggio delle specie marine. Reduce da studi sul campo e in laboratorio, ci guida in un territorio complesso e restituisce a caldo un’analisi attenta sulla natura e il comportamento di queste gigantesche creature.

Dottor Robert cosa succede?
“Le popolazioni di squali della costa orientale degli Stati Uniti sono in ripresa – dopo essere diminuite drasticamente (90%) a partire dalla metà degli anni ’70 fino alla metà degli anni ’90 – da quando i governi federali e statali hanno messo in atto piani di gestione della pesca e misure di conservazione per aiutare a ricostruire le specie distrutte.
Le cause del declino sono state e sono la pesca eccessiva (commerciale e ricreativa), ma anche le catture accidentali. Certo, la situazione non è tornata ad essere florida come negli anni ’50 e ’60, non ci siamo neanche vicini. Chi non ha vissuto quell’epoca pensa che nelle acque ci siano tantissimi squali, la realtà è che l’ecosistema è ancora in fase di riassestamento”.
Quali sono i fattori che spingono gli squali verso la baia di New York e le coste di Long Island?
“Circa una dozzina di diverse specie di squali, da sempre, utilizzano le acque costiere di Long Island e le acque al largo dell’ansa di New York. Per loro si tratta di habitat importanti per far nascere i piccoli, nutrirsi e crescere. Oltre la ricostituzione delle popolazioni, è da considerare che il cambiamento climatico rende le acque a largo di Long Island più calde e questo li attira. Gli squali che di solito si avventuravano non più a nord dell’area della Baia di Chesapeake ora si sono spostati lungo la costa verso il New York Bight, il cuneo formato dalle coste di Long Island e del New Jersey”.
Quindi si tratta di un fenomeno in costante crescita.
“Si, non è escluso, negli anni a venire, che un maggior numero di squali frequenterà quest’area costiera. Rispetto gli ultimi decenni ci sarà un ripopolamento”.
Questo in città suscita un effetto allarmante ed è difficile razionalizzare la paura. In che misura occorre preoccuparsi?
“Non c’è da preoccuparsi. Anzi, questo ritorno può essere visto come una felice storia ambientale in cui i nostri sforzi per ripristinare la natura cominciano a dare i loro frutti. L’oceano – al largo della costa atlantica degli Stati Uniti – sta tornando in equilibrio, la pesca di molte specie sta migliorando e i loro predatori mantengono l’ecosistema in salute”.
Quanti tipi di squali vivono nelle acque di New York?
“Al largo delle spiagge di Long Island ci sono circa una mezza dozzina di squali di piccole e medie dimensioni, tra cui tigri della sabbia, squali grigi, squali bruni, squali volpe, giovani squali bianchi, un paio di specie della famiglia Squalidae e altri”.
Gli incidenti delle ultime settimane a quale specie sono riconducibili?
“È probabile che i recenti morsi siano stati fatti da squali tigre della sabbia, ma non ne siamo certi senza ulteriori prove”.
E lo squalo che si è arenato il giorno del Memorial Day a Point Lookout?
“Era uno squalo mako di 3 metri. L’arenamento non è di per sé motivo di preoccupazione, di tanto in tanto lo fanno per varie ragioni. Mi impensierirei solo nel caso in cui si verificassero altri episodi con una frequenza superiore al normale”.

L’International Shark Attack File (ISAF), con sede presso l’Università della Florida, a Gainesville, è l’unico database completo e scientificamente documentato di tutti gli attacchi di squali al mondo non provocati. Registra stime basse e dichiara che le possibilità di morire a causa di uno squalo sono 1 su 3.748.067. Un incontro in acque temperate quanto è effettivamente pericoloso per l’uomo?
“Innanzitutto, occorre distinguere tra morsi e attacchi di squalo. I morsi – come quelli che si sono verificati, in questi giorni d’estate, a Long Island – provengono da squali relativamente piccoli che addentano e rilasciano rapidamente. Con l’attacco lo squalo è invece intenzionato a ferire mortalmente la vittima. Sia i morsi che gli attacchi sono di solito il risultato di uno scambio di identità – gli esseri umani non sono nel loro menù – o possono verificarsi perché vengono avvicinati troppo e sentono il loro spazio violato. Per farsi un’idea chiara basti pensare alla differenza tra un morso e l’attacco di un cane. Il concetto è simile. La distinzione non toglie la serietà degli incidenti, nessun morso di squalo è banale e tutti devono ricevere cure mediche”.
Quali sono gli accorgimenti da seguire per immergersi in sicurezza ed evitare incontri spiacevoli?
“Ridurre al minimo le nuotate nell’oceano dove vivono gli squali e tra le loro prede (banchi di pesci o gruppi di mammiferi come le foche). Lo stesso vale nelle zone dove ci sono i pescherecci, perché il più delle volte li attirano, così come nelle acque torbide (con poca visibilità faticano a distinguere la preda). Inoltre è opportuno evitare di indossare gioielli luccicanti e costumi da bagno molto colorati, perché catturano l’attenzione e si incuriosiscono. Sono da escludere le avventure a nuoto in solitaria e a largo (è preferibile stare in gruppo) per evitare di diventare un bersaglio di “indagine”. Infine in estate, quando gli squali sono più numerosi, limitare le nuotate al tramonto e all’alba. Di notte sono più attivi!”.
La loro presenza, nonostante sia spaventosa, ha dei benefici per l’ecosistema? Le spedizioni di OCEARCH lo confermano.
“Assolutamente sì. Abbiamo bisogno degli squali come predatori principali dell’oceano per mantenere il sistema in equilibrio. Con OCEARCH conduciamo spedizioni di ricerca a bordo della M/V OCEARCH, che funge da laboratorio in mare. Con una piattaforma idraulica solleviamo in sicurezza lo squalo, catturato da un tender, lo immobilizziamo, e lo studiamo con un team di ricerca multidisciplinare. Dalla cattura al rilascio, le procedure di marcatura, manipolazione e campionamento seguono protocolli rigorosi e lo stress è ridotto al minimo.
I campioni raccolti – tessuto, sangue, pinne, batteri, parassiti – ci permettono di valutare le condizioni riproduttive, l’analisi genetica, la dieta con isotopi stabili e acidi grassi, il periodo di gestazione, il carico di contaminanti inorganici e organici, la fecondità. Gli studi che pubblichiamo sono essenziali per orientare le politiche a una gestione responsabile degli oceani ed educano le generazioni future sull’importanza della loro conservazione.
Gli squali sono tra le creature più incredibili dell’intero pianeta. Sono l’indice della salute delle acque oceaniche e, grazie alla loro attività predatoria, mantengono l’equilibrio tra le specie negli ecosistemi marini”.
Qual’è la soluzione per una nuova e pacifica convivenza?
“Dobbiamo adattarci a questa situazione ed esercitare il buon senso quando utilizziamo l’Oceano Atlantico. Voglio ricordare che è un luogo selvaggio, non una piscina”.