Uno dei balletti più affascinanti della tradizione di New York è tornato a cospargere di magia le festività natalizie. Per tutto il mese di dicembre rivive al David H. Koch Theater, Lo Schiaccianoci di Pëtr Il’ic Cajkovskij, pietra miliare del repertorio classico, che ospita ogni anno oltre 100.000 spettatori.
Perfetta colonna sonora del Natale, attrae piccoli e adulti che vengono da tutto il mondo per lasciarsi catturare dal fascino della musica di Tschaikovsky, dalle coreografie di Balanchine, dai sontuosi costumi di Karinska e dalle magiche scenografie di Rouben Ter-Arutunian. Il debutto, il 25 novembre, al Lincoln Center, con i suoi novanta ballerini, i sessantadue musicisti, i quaranta macchinisti e gli oltre centoventicinque bambini (in due cast alternati) della School of American Ballet, è stato un trionfo.
Nella produzione del New York City Ballet, quest’anno, i piccoli sono finalmente tornati a danzare anche se hanno faticato molto per imparare i loro ruoli: dei 126 partecipanti, 108 sono agli esordi, nessuno ha esperienza negli spettacoli precedenti – le restrizioni legate al Covid-19 hanno vietato per due anni l’ammissione dei giovani al di sotto dei 12 anni di età – né dimestichezza con il mestiere. Dena Abergel, direttrice del repertorio per bambini del City Ballet, considera Lo Schiaccianoci il loro campo di allenamento. “Insegno agli allievi della scuola come affrontare le difficoltà e diventare dei veri artisti”, racconta in tutta la sua grazia in questa intervista.

Direttrice Abergel, in che misura la presenza dei piccoli è importante per lo spettacolo?
George Balanchine aveva capito che l’innocenza e la spontaneità dei bambini sul palco porta al pubblico un senso di meraviglia unico. La loro presenza nella produzione de Lo Schiaccianoci trasmette la magia e lo spirito fanciullesco che è l’aspetto incantevole della fiaba. I piccoli ballerini sono il cuore del balletto.
Quanto è stato complicato fare le audizioni?
Tantissimo. Io e il mio collaboratore, Arch Higgins, non conoscevamo nessuno degli studenti dato che negli ultimi due anni, causa covid, non abbiamo avuto l’opportunità di vedere in scena il gruppo dei ballerini dagli 8 ai 12 anni. I piccoli che si esibiscono di solito crescono insieme alle produzioni: il Principe e Marie debuttano nella scena della festa, i Polichinelle (i clown che emergono dall’enorme gonna a cerchio di Madre Ginger) e gli Hoops iniziano come soldati o angeli, quindi interiorizzano le sequenze della storia e accedono senza grandi difficoltà ai ruoli più avanzati. Quest’anno invece molti partono da zero ed è stata un’impresa individuare nei provini chi fosse veramente adatto.
Qual è stato il personaggio più difficile da scegliere?
Il ruolo di Marie, la giovane che domina lo spettacolo e racconta la storia. La ballerina che la interpreta deve essere piccola, affidabile e spontanea, ma soprattutto deve avere la capacità di affrontare una moltitudine di cose che possono facilmente andare storte. Ne ho scelte due, che stanno facendo un ottimo lavoro.

Quali sono le qualità che deve avere un bambino ballerino per entrare a far parte del corpo di ballo de Lo Schiaccianoci?
La qualità più importante è l’impegno. I bambini devono essere concentrati per apprendere il loro ruolo e questo richiede tanto esercizio e ripasso costante delle coreografie, che si intensifica nelle sette settimane di prove. Anche il sostegno delle famiglie è fondamentale, perché su di loro cade la responsabilità di portare i piccoli alle lezioni extra – che durano tante ore – oltre che presenziare a tutti gli spettacoli”.
Comporta un impegno fisico e mentale considerevole debuttare in tenera età: quali sono gli aspetti più delicati da gestire?
Gli studenti devono essere pronti a dedicare molto del loro tempo agli allenamenti e alle esibizioni. Le prove si svolgono anche la domenica, quindi è richiesta la massima efficienza con i compiti scolastici e la capacità di sopportare il peso della doppia responsabilità. Credo che per loro la parte più complicata sia la comprensione del palcoscenico: cosa c’è sopra e sotto il palco, dove sono le entrate e le uscite dalle quinte, e la capacità di condividere gli spazi con tutti i ballerini della compagnia. Il balletto è uno spettacolo cui concorrono oltre alla danza, i costumi, le scenografie, le luci e le musiche, e non avere la possibilità di provare in teatro fino alla settimana del debutto mette i loro nervi a dura prova.

I preparativi, l’attesa dietro le quinte, i minuti che precedono l’entrata in scena, il cuore che batte. Cosa dice loro per calmarli?
Concentro la maggior parte del mio lavoro sull’interiorizzazione della coreografia cosicché una volta sul palco possono essere trasportati dalle note della melodia e godersi l’esibizione. Il segreto è infondere loro molta fiducia, poi tutto il resto scorre in modo naturale. I bambini hanno la straordinaria capacità di saper trasformare la paura in divertimento.
Cosa la preoccupa?
Il coronavirus. Quando i bambini risultano positivi e sono costretti a saltare gli spettacoli tutto il cast vive una sfida difficile.
Cosa si augura per questa stagione?
Che ogni ballerino sappia godere della rara opportunità che è il balletto di Pëtr Il’ic Cajkovskij. L’augurio è che sentano la magia dell’esibizione e riescano a trasmetterla agli spettatori. I piccoli danzatori sono gioia pura e rapiscono.