Continuano gli episodi di violenza a New York. Lo scorso venerdì, un uomo ha pugnalato un poliziotto in pieno giorno a Coney Island. Un altro agente, che ha assistito alla scena, ha poi sparato al criminale colpendolo alla gamba.
Martedì, nel Queens, una lite domestica è finita in tragedia. Una donna è stata uccisa dal marito con un colpo d’arma da fuoco. La vicina di casa spaventata dalle urla era andata a controllare cosa stesse succedendo. Anche lei è stata centrata al petto da due proiettili ma è sopravvissuta. Il compagno della vittima, Migdalia Ortega, si è poi tolto la vita sparandosi alla tempia.
Nello stesso giorno, nel Bronx, un’altra sparatoria ha coinvolto un poliziotto e un venticinquenne. Durante l’inseguimento, l’agente della NYPD è rimasto ferito al braccio, mentre il giovane è stato ucciso con un proiettile alla testa.
Il sindaco di New York, Eric Adams, continua la lotta al crimine con l’obiettivo di eliminare tutte le armi illegali dalle strade della città. Mercoledì, insieme alla commissaria di polizia Keechant Sewell, ha chiesto all’ATF, il dipartimento che si occupa di alcol, tabacco ed armi, di revocare immediatamente la licenza alla società Polymer80, che risulta la distribuisce dell’86% delle pistole illegali presenti nel paese.
“Dobbiamo rimuovere le ‘pistole fantasma’, cioè quelle non registrate – ha detto Adams. – Polymer80 pubblicizza uno stile di vita a favore della violenza e dell’illegalità. E nelle vesti di sindaco della più grande città americana ed ex poliziotto voglio dir loro che non metteremo New York nelle mani di un piccolo gruppo di violenti. La legge sta venendo a prendervi”.
Secondo le statistiche dell’NYPD, le persone sono tornate ad avere paura nel camminare per le strade della città anche se il numero degli episodi di violenza negli ultimi mesi è molto calato rispetto al 2001 quando New York aveva registrato il record dei reati. Secondo il sociologo Barry Glassner, però, il terrore aumenta a causa dei social media. “Al giorno d’oggi, le scene drammatiche vengono filmate e diffuse ovunque – ha spiegato. – E così, le immagini che vediamo si fissano nella nostra mente alimentando paura e smarrimento”.