La compagnia assicurativa William Russell ha decretato quali sono le città ed i paesi con il più alto livello di stress percepito e New York non ne esce indenne. Non è una novità infatti che i residenti della città vengano ritenuti nervosi, poco pazienti nei confronti dei turisti e costantemente irritati da una vita lavorativa totalizzante. Adesso, però, è proprio un metodo scientifico e basato su cinque fattori determinanti ad avere catalogato New York come città più stressata degli Stati Uniti.
Lo studio ha preso in considerazione il livello di sicurezza della comunità LGBTQ+, il tasso di suicidi, il costo della vita, la pulizia della città e la percentuale di povertà, avendo determinato che sono proprio questi gli aspetti che rendono una società più o meno stressata.
A livello mondiale, New York è ben al trentesimo posto, prima in America per via del costo della vita proibitivo, in media 1380 dollari al mese per persona, e per l’alta percentuale di suicidi, 14,5 per ogni 100.000 persone. Solo le altre due città statunitensi sulla lista, Los Angeles e Philadelphia, la eguagliano in questo campo, nel quale le supera Johannesburg, in Sud Africa (23 suicidi per ogni 100.000 persone).
Non è, comunque, una novità che New York risulti più stressata di altre città negli studi approfonditi. Secondo uno studio del 2011 dell’American Psychological Association, infatti, già all’epoca la salute mentale dei newyorkesi risentiva, più che in altre città, della poca sicurezza, dei prezzi stratosferici degli affitti e delle preoccupazioni relative alla propria salute personale.
Considerato il punteggio generale, sono peggiori sia Roma (al 25esimo), che le tre città più stressate del globo: Karachi, in Pakistan, Delhi, e Cairo, la capitale egiziana che ha ottenuto il primo posto in classifica.
Nonostante la città con il punteggio peggiore del paese, la Grande Mela, sia così bassa nella classifica generale, gli Stati Uniti sono al terzo posto nei paesi che soffrono della maggiore quantità di stress, tra quelli che fanno parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
La pandemia ha certamente incrementato i livelli di tensione del paese, i cui cittadini erano, però, già in difficoltà. Sono il forte inquinamento acustico, il costo insostenibile delle cure mediche e quello della vita in generale a stressare gli americani che, per questi motivi, hanno un tasso di suicidi più alto della media.
Noi italiani ci troviamo solo due posizioni più in basso, con un costo della vita minore, ma uno stato di inquinamento dell’aria avanzato.
Dato che William Russell si occupa da trent’anni di assicurare gli expat nel mondo, la ricerca non poteva che includere i consigli per gestire bene lo stress in un paese che non è il nostro. Tra questi vi è l’esplorare la propria nuova città, imparando la lingua e facendo amicizia con la gente locale, mantenendo però i contatti con la propria cultura e con i propri cari.