Sono tornati in pista i corridori della Maratona di New York, dopo un tanto sofferto anno di pausa.
Nella prima domenica di novembre, migliaia di uomini e donne allenatissimi hanno attraversato di corsa i cinque distretti della città, partecipando alla cinquantesima edizione di una delle maratone più rinomate al mondo.
A moment to remember!
A proposal at the #TCSNYCMarathon finish line…and she said yes! pic.twitter.com/MevwObSTBK
— TCS New York City Marathon (@nycmarathon) November 7, 2021
Eppure quest’anno la maratona è stata molto diversa da quelle precedenti, in primo luogo per folla di atleti, che da 50.000 è passata a 33.000. I confini, infatti, riapriranno proprio domani, 8 novembre, per i turisti, non permettendo per esempio ai 3000 italiani che partecipano, tipicamente, alla gara di raggiungere la grande mela.
Per ben quattro volte, dagli anni 80, un’italiano è riuscito a vincere la gara: due volte Orlando Pizzolato, nell’84 e nell’85, Gianni Poli l’anno seguente, Giacomo Leone nel 96 e Franca Fiacconi, che ha vinto la competizione femminile nel 98.
“New York è da sempre la maratona degli italiani,” ha detto Vincenzo Pascale, giornalista e podista veterano alla sua 14esima maratona qui a New York. “Proprio ieri ho fatto un webinar con due vincitori, Gianni Pioli e Franca Fiacconi, e ci chiedevamo quando sarebbe tornata ad essere vinta da italiani.”

Pascale è arrivato al traguardo, di fronte al ristorante Tavern On the Green di Central Park, 3 ore e 34 minuti dopo la partenza. Il suo obiettivo era di non superare le 3 ore e 35 minuti, qualificandosi per la maratona di Boston dell’anno prossimo. “Sono soddisfatto, ma sono stanco,” ha commentato.
Quest’anno i pochi italiani presenti si sono fatti notare. In un 2021 in cui la nostra nazione ha vinto di tutto, dagli europei di calcio all’Eurovision, l’italiano Eyob Faniel ha ricevuto la medaglia di bronzo, dopo aver lottato per due ore e nove minuti per il primo posto. Faniel, che è arrivato ventesimo alle Olimpiadi di Tokyo, è diventato il primo maratoneta europeo a salire sul podio di New York negli ultimi dieci anni. I primi arrivati, tra gli uomini, sono stati Alberto Korir, keniano che ha raggiunto il traguardo solo un minuto e mezzo prima di Faniel, e il marocchino Mohamed El Aaraby (2 ore, 9 minuti e 6 secondi).
Federico Rampini, giornalista per tanti anni di Repubblica inviato negli USA e da pochi giorni passato al Corriere della Sera, ha partecipato alla maratona per la sua settima edizione, raggiungendo il traguardo in 4 ore e venti minuti. Alla sua settima edizione, Rampini ha percepito il ritorno della maratona come una sorta di rinascita per la città.

“È stato meraviglioso, mi ha dato un senso di liberazione e ritorno alla normalità. È uno dei tanti segnali, ma non l’unico, che per molti aspetti possiamo considerare la pandemia come una terribile esperienza che si sta chiudendo,” ha commentato Rampini.
Dopo aver partecipato a diverse maratone in città, i due intervistati non possono che essere d’accordo sul segmento con la vista più impressionante: l’inizio sul ponte di Verrazzano, a Staten Island.
“Per la prima volta ho corso sulla parte superiore del Verrazzano Bridge e avevo due elicotteri sopra di me, che io immaginavo mi seguissero,” ha spiegato Pascale. “È stato un momento incredibile, con una vista straordinaria sulla città e sul bacino che separa Manhattan e Staten Island”.
La maratona ha rappresentato New York come una città splendida, quasi tornata in salute. Secondo Rampini, però, rimangono ancora molti dei danni dell’ultimo biennio, e delle conseguenti incertezze. “New York è in convalescenze, sulla strada della guarigione”.
“Voglio invitare tutti i lettori della Voce di New York qui negli Stati Uniti a cimentarsi nella maratona almeno una volta,” ha suggerito Pascale. “Se poi la maratona fosse troppo faticosa, ricordo che la prima domenica di giugno si terrà l’Italy Run, per festeggiare la Festa della Repubblica. Abbiamo sette mesi, c’è tempo. Amici italiani, iniziate a correre. La corsa è poesia e fa conoscere bella gente”.