“Ponderando” la costruzione del Plaza Hotel
Nel 1883 l’angolo sud est di Central Park era un punto remoto della città, pieno di capre che vagavano all’incrocio della Quinta Avenue e di Grand Army Plaza: quello stesso angolo sarebbe stato destinato a diventare una delle zone immobiliari più esclusive di Gotham. I Vanderbilt, in competizione con gli Astor per il titolo di famiglie più eminente di New York, continuarono la loro corsa edilizia alla costruzione di grandiose ville sulla Quinta Strada, tanto che venne soprannominata “Vanderbilt Row”.
La loro ultima villa, costruita tra la 58a strada e la Quinta Avenue, era il loro nuovo “Petit Chateau”, ovvero un’imponente villa di 130 stanze in stile franco-rinascimentale che aveva sul suo lato destro, tra la 58a e la 59a strada, uno stagno che d’inverno si trasformava nella pista di pattinaggio preferita dai newyorkesi. Questo posto, dove sarebbe stato costruito il primo Plaza Hotel, rimase per più di 150 anni uno dei luoghi d’incontro preferite dai newyorkesi.
Proprio dalla parte opposta della piazza si trovava il suo concorrente, il Savoy Hotel, e accanto, sulla 60esima strada, il New Netherland Hotel seguito, un isolato più su, dal Metropolitan Club, che si guadagnò il soprannome di “Millionaire Club” e che fu fondato nel 1891 da J.P. Morgan. Iniziò qui li il viaggio incredibile di Gotham e di questi hotel iconici il più noto deil quali è il famoso Plaza Hotel.

Non c’è due senza tre
Sin dalla sua apertura il “primo” Plaza Hotel non riscosse un gran successo, il suo stile era già un po’ datato e aveva ricevuto cattive recensioni, anche il divino intervento dei famosi architetti McKim Meade & White non salvò l’hotel che venne demolito nel 1905, a nemmeno due decenni dalla sua costruzione.

Il secondo Plaza Hotel fu commissionato all’architetto Henry Hardenbergh, che aveva raggiunto la notorietà con la costruzione del Dakota Apartments, del Waldorf & Astoria Hotel e del Willard Hotel a Washington. Hardenbergh progettò il nuovo Plaza Hotel di 21 piani, che avevano una splendida vista su Central Park, in uno stile Chateau di ispirazione franco-rinascimentale con colonne di marmo, torrette, pilastri e balconi che circondavano la parte superiore della sua facciata di mattoni bianchi e sormonto’ l’edificio con un grande tetto mansardato di rame.
Dall’inizio il Plaza sembrava avere tutta la grandiosità necessaria per avere successo, ma apparentemente, non era ancora sufficientemente maestoso e fu così che, tra il 1919 e il 1922, venne ridisegnato per la terza volta. L’entrata principale dell’hotel come pure lo splendido atrio furono rivestiti di marmo francese e l’entrata principale fu spostata sulla 59a strada e la 5a Avenue. Tutto fu fabbricato su misura e senza badare a spese, dai 1.650 lampadari di cristallo dell’hotel alle posate profilate d’oro.

La stupefacente sala da tè “ThePalm Court” che presentava un ornato soffitto a cupola di vetro decorato da Tiffany e quattro cariatidi in marmo che erano state prelevate da un antico palazzo italiano. Il “ The Palm Court” fu il luogo dove, come riportato dal New York Times, la famosa attrice britannica Mrs. Patrick Campbell provocò uno scandalo quando osò accendere una sigaretta in pubblico. Le fu subito immediatamente intimato di spegnerla, al che lei soffiò il fumo in faccia al cameriere e rispose.
“Mio caro amico, mi è stato fatto capire che questo è un paese libero. Ed io non intendo fare nulla per alterare il suo status”.
Dopo tale episodio, nel 1908, molti dei più rinomati ristoranti di New York annunciarono che avrebbero permesso alle donne di fumare.
Concedere un posto a Sherman.

Dopo aver cavalcato fino ad Atlanta per mettere a ferro e fuoco la confederazione, il generale William Sherman vagò per New York fino a quando la sua statua dorata creata da Augustus Saint-Gaudens, fu finalmente eretta a Grand Army Plaza nel 1903. La statua doveva originariamente essere collocata di fronte alla tomba di Grant, ma la famiglia, pensando che la statua avrebbe “messo in ombra” la tomba del presidente, gli negò il posto. Il generale Sherman finì cosi per vincere un’altra guerra e ottenere una posizione privilegiata a Grand Army Plaza guidato dalla dea greca della vittoria, Nike.
Ma… che botta di culo..

Una dea concorrente gli sottrasse la scena in Grand Army Plaza. Si trattava di Pomona, la dea romana dell’abbondanza, ancora oggi collocata in cima alla fontana commissionata nel 1911 dall’editore Joseph Pulitzer e costruita accanto al nuovo Plaza Hotel. Il suo progettista, l’architetto Karl Bitter, aveva ingaggiato a posare per la statua la prima “top model Americana”, la modella e attrice Audrey Munson.
Audrey era una donna dal carattere forte e indipendente e il suo volto rappresentava per l’America quello che “Marianne” era per la Francia. La si può riconoscere nell’effige dorata di “Columbia Triumphant” nell’entrata ovest di Central Park South, come pure nel volto delle due statue di Brooklyn e Manhattan che si trovano all’ ingresso al Brooklyn Museum e ancora nelle fattezze della dorata “Civic Fame” in cima al Manhattan Municipal Building.
Pomona fu testimone di tutto ciò che accadeva nella Grand Army Plaza, compreso l’irriverente comportamento della coppia di F. Scott Fitzgerald e sua moglie Zelda, che mentre alloggiavano al Plaza Hotel, saltarono e sguazzarono nella fontana ai piedi di Pomona in un momento molto newyorkese ma stile “Dolce Vita” durante l’età del Jazz.
Trovo tuttavia ironico che il primo ospite a soggiornare al Plaza Hotel sia stato Alfred Gwynne Vanderbilt, che viveva nella sontuosa villa Vanderbilt adiacente al Plaza. Alfred era probabilmente sgattaiolato fuori dalla sua villa per rintanarsi nell’hotel Plaza, stanco di ascoltare sua madre Alice Vanderbilt, che si lamentava del fatto che Pomona mostrasse il suo “derriere” nudo proprio davanti alla finestra della sua camera da letto.
Mungere il successo
Gli Astor costruirono anche un altro hotel, il New Netherland, che si trovava accanto al Savoy e dall’altra parte della piazza rispetto al Plaza Hotel. Era uno splendido edificio di 17 piani costruito in mattoni marroni con archi romanici, pietra marrone e una mansarda coronata da una balaustra che assomigliava nello stile all’originale hotel Waldorf-Astoria sulla 33a strada e la Quinta Avenue. Il New Netherland fu però dato in gestione al Sig. Ferdinand Earle, che poco dopo l’apertura andò in bancarotta a causa del suo gusto dispendioso nel decorare l’hotel con argenti, antichità, marmi, legni di rovere, lampade Tiffany e originali opere d’arte esposte in ogni angolo dell’hotel.

Uno dei clienti del New Netherland fu allora la bella cantante francese Anna Held che venne assunta dall’impresario Florenz Ziegfeld per essere la nuova stella dei suoi spettacoli. Come riportato dal New York Times, nel 1896 Anna si registrò al New Netherland Hotel e chiese 40 galloni di latte ogni giorno per il suo bagno. Dopo aver usato 320 galloni di latte si rifiutò di pagare il conto sostenendo che il latte mancava della “qualità cremosa essenziale” e venne quindi citata in giudizio. Tuttavia, il latte deve aver avuto qualche effetto benefico perché Florenz Ziegfeld finì per chiedere ad Anna di sposarlo nella suite del New Netherland.

Anche se nel 1893 il New York Times riportava “il New Netherland…. è un palazzo per un re, magnifico nei suoi arredi, solido e durevole nel tempo” già nel 1926 l’hotel aveva perso il suo fascino e venne demolito. Fu però rapidamente ricostruito dal magnate dei gelati Louis Sherry che chiamò il nuovo hotel “Sherry-Netherland”. Questo nuovo splendido hotel in stile neo-romanico e rinascimentale con mattoni marroni e tegole di terracotta color sabbia, torrette, doccioni e minareti gotici fu costruito nel 1927 dagli architetti Leonard Schultze & Fullerton Weaver. Lo Sherry-Netherland aveva anche una lobby costruita ispirandosi alla Biblioteca Vaticana con fregi che vennero recuperati dalla demolizione del palazzo dei Vanderbilt, ad un paio di isolati dall’hotel a sud di Grand Army Plaza sulla Quinta strada, che venne distrutto per fare spazio al grande magazzino di lusso Begdorf-Goodman
Reali e combattimenti tra cani…

Nel 1892, quasi contemporaneamente all’apertura del primo Plaza Hotel, fu inaugurato il Savoy Hotel, proprio di fronte sulla parte opposta di Grand Army Plaza, che prese il posto di un vecchio saloon che il New York Times aveva descritto nel 1891 come segue: “Il saloon è una reliquia dei giorni in cui quella parte di New York era dissestata e coperta di capanne di abusive…..Uno ad uno i nuovi palazzi scacciarono le baracche, e le capre si ritirarono nella solitaria regione di Harlem”. Il Savoy Hotel fu effettivamente costruito per rivaleggiare con il Plaza. La lobby era una stanza sontuosa con affreschi del pittore italiano Virgilio Tojetti e con colonne di marmo africano ed intarsi di madreperla: si trattava davvero del trionfo dell’opulenza.
John Jay era un residente stabile del Savoy Hotel e l’ex ambasciatore degli Stati Uniti presso l’impero Austro-Ungarico, il quale morì nella sua stanza d’albergo nel 1894 a seguito di un incidente avvenuto nel 1890 quando fu investito da un taxi vicino a Grand Central Station. Non ci sarà mai dato a sapere se, durante il suo soggiorno al Savoy, ebbe l’occasione di incontrare la principessa Eulalia, l’Infanta di Spagna che scelse il Savoy al Plaza Hotel per la sua visita reale a New York. Avrebbero potuto scambiarsi due parole a riguardo di suo nonno John Jay, (il primo Chief Justice degli Stati Uniti) che fu designato come ambasciatore in Spagna nel 1779 il quale però venne respinto dalla casa reale spagnola che rifiutò la sua nomina in quanto non voleva riconoscere l’indipendenza degli Stati Uniti.

La visita reale fu riportata da tutti i principali giornali dell’epoca e fu un duro colpo per il Plaza hotel che venne accantonato a favore del Savoy. In quell’occasione la crème de la crème di New York fu presentata all’Infanta, ad eccezione degli esponenti delle due più famose famiglie di Gotham, gli Astor e i Vanderbilt. Fu comunque riportato dal New York Times che il principe spagnolo e la principessa furono visti additare più volte nella direzione della sontuosa villa dei Vanderbilt proprio dall’altra parte della Grand Army Plaza.

Anche il Savoy Hotel però non durò a lungo; gli hotel vittoriani stavano perdendo il loro prestigio e il Savoy venne eclissato dal nuovo meraviglioso Plaza hotel, per cui venne anch’esso demolito e ricostruito, e successivamente inaugurato il 1 ottobre 1927, con il nome di Savoy-Plaza Hotel. Questa volta il nuovo hotel era un maestoso edificio di 33 piani progettato da McKim, Meade & White in mattoni bianchi con un gigantesco tetto a picco che si affacciava su Grand Army Plaza. Il Savoy-Plaza poteva finalmente concorrere con il Plaza Hotel in quanto a bellezza.

Il Plaza Hotel ebbe comunque la sua rivincita reale nel 1909 quando la principessa Elisabetta Lwoff-Parlaghy d’Ungheria alloggiò nell’hotel, con il suo numeroso entourage e diede un significato completamente nuovo a “gli animali domestici sono i benvenuti”. La principessa ne aveva infatti un vasto assortimento: un cane, un gatto, un porcellino d’India, due piccoli alligatori, un orso e …un cucciolo di leone chiamato Goldfleck, il quale apparentemente amava la vasca da bagno della suite da 14 stanze che la principessa aveva affittato al Plaza.
La principessa avrebbe dovuto probabilmente ringraziare anche la famosa attrice britannica Patrick Campbell che, durante il suo secondo tour negli Stati Uniti, nel 1907, si registrò ancora una volta nel nuovissimo Plaza hotel con a suo seguito 100 bauli, solo per sentirsi dire che non accettavano cani. Lei fece una sfuriata e minacciò di fare il check out se il suo cagnolino grifone di Bruxelles chiamato Pinky Panky Poo non fosse stato accettato. Come per magia, in pura flessibilità newyorkese, il Plaza Hotel cambiò immediatamente la sua politica e iniziò ad accettare i cani di piccola taglia.
(Prima parte. La seconda continua domenica, 19 settembre).