Seconda parte (Prima parte qui)
Il Grande Gatsby “Come Together” con i Beatles
Il Plaza ha incarnato perfettamente l’età del Jazz del Grande Gatsby, come venne descritto nell’omonimo film e nella scena del confronto tra Gatsby, interpretato da Leonardo Di Caprio e Tom, in una delle suite del Plaza Hotel. Come non menzionare poi la magnifica sala da ballo dell’hotel del 1927 che fu disegnata su ispirazione delle stanze del Palazzo di Fontainebleau di Francois I. La sala poteva ospitare 1.000 persone e divenne presto il luogo ideale per ospitare sfarzose feste, la più indimenticabile delle quali, fu il Ballo in Bianco e Nero che Truman Capote organizzò al Plaza Hotel nel 1966 e che ebbe tra i suoi stimati invitati Frank Sinatra, Andy Warhol, James Baldwin, Vincent Minnelli e Richard Avedon.
Il ballo fu tenuto in onore dell’editore del Washington Post Katharine Graham e fu un revival dei fasti del periodo della'”Gilded Age”. Ma nemmeno il Grande Gatsby riuscì ad attirare l’enorme folla e frenesia che ricevettero i Beatles durante il loro soggiorno al Plaza Hotel nel 1964. Il direttore Alphonse Salomone, all’inizio, non voleva che i Beatles soggiornassero nell’hotel e fu solo grazie all’intervento di sua figlia, una grande fan della band, che accettò la loro prenotazione. L’arrivo creò un pandemonio di fan davanti al Plaza, e si racconta che, nella loro seconda visita dei Beatles a New York, il direttore rifiutò la loro prenotazione e i Beatles finirono per alloggiare al Warwick Hotel.
“North by Northwest”… avrebbe dovuto essere South by Southeast
…. ovvero l’incrocio del Plaza Hotel con Central Park in corrispondenza del famoso ingresso sulla 59a strada: fu qui che nel 1973 Barbara Streisand incontrò Robert Redford nel film “The Way We Were” e dove 20 anni dopo Meg Ryan si incontrò con il suo fidanzato Bill Pullman nel film “Sleepless in Seattle”.
Il Plaza Hotel con il suo famoso Oak bar in legno intarsiato costruito in stile tedesco-rinascimentale è anche il luogo in cui Alfred Hitchcock diresse il thriller che mostrò per la prima volta su pellicola il Plaza Hotel, filmato nella storica scena dove Cary Grant venne sequestrato. L’Oak bar fu inizialmente aperto come un bar per soli uomini come era standard per i tempi e divenne rapidamente noto anche come riservato luogo di incontri gay, nel quale, indossare una cravatta rossa indicava in codice l’essere gay. Fu anche il luogo di ritrovo del perfido mentore di Donald Trump, l’avvocato Roy Cohn.
Bambini che recitano e adulti che recitano come bambini.
È incredibile se si pensa che a lanciare il Plaza sulla scena mondiale non sono stati i suoi famosi ospiti regali o le sue celebrità, ma i bambini. Una era Eloise, una bambina immaginaria, impertinente e viziata che viveva dentro il Plaza e un altro, un bambino altrettanto impertinente, Kevin McCallister il protagonista del film “Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York” che fu interpretato dall’attore Macaulay Culkin.
Kevin riesce ad intrufolarsi con l’inganno in una stanza del Plaza Hotel, in modo non dissimile da come Donald Trump nel 1988, riuscì a comprare il Plaz e a mettere come direttore, sua moglie Ivana. Ma tutto ciò durò solo fino a quando Donald non ebbe uno dei suoi attacchi d’ira e, quando il loro matrimonio volgeva ormai al termine, chiuse Ivana fuori dal suo ufficio.

Mentre era il proprietario dell’hotel più iconico di New York “The Donald”, che era ancora sposato con Ivana, intratteneva anche una relazione con la sua amante Marla. Più tardi divorzierà da Ivana e sposerà Marla in un sontuoso matrimonio con 1.000 invitati al Plaza Hotel. Una specie di “Bride Wars”, il film parzialmente girato al Plaza Hotel con Anne Hathaway e la sposa rivale Kate Hudson.
Da Wright a wrong ( sbagliato).
Anche il famoso architetto Frank Lloyd Wright visse al Plaza per sei anni durante la costruzione del Guggenheim Museum, ma sostituì tutti i mobili della sua suite a proprio gusto. Durante il suo periodo al Plaza hotel, Frank Lloyd intrattenne molti ospiti famosi tra cui sua nipote l’attrice Anne Baxter ma soprattutto apprezzò la compagnia di Arthur Miller e Marilyn Monroe per i quali stava progettando una casa che però non fu mai costruita.

Nonostante il Plaza fosse riuscito a sopravvivere quasi indenne durante la Grande Depressione, grazie ai suoi clienti ricchi e famosi, ebbe però delle difficoltà a superare i suoi futuri problemi finanziari. Negli anni 60 sopravvisse a un tentativo di demolizione grazie alla protesta pubblica suscitata dalla recente demolizione di un altro hotel iconico, il vicino Savoy-Plaza che fu disgraziatamente distrutto per far spazio alla costruzione del mastodontico grattacielo della General Motors.
Ernest Hemingway suggerì che F. Scott Fitzgerald “Dovrebbe donare il suo fegato all’Università di Princeton e il suo cuore al Plaza” ma Scott Fitzgerald, se fosse vivo, avrebbe avuto il cuore spezzato per la sorte del Plaza e sarebbe stato costretto a donare entrambi gli organi a Princeton.

Il Plaza Hotel a malapena sopravvisse alla bancarotta di Trump nel 1995 e ai molti passaggi di proprietà nel corso della sua storia: Conrad Hilton, Westin, Trump, il Principe Saudita Alwaleed, e perse la sua battaglia nel 2005 quando venne chiuso per “ristrutturazione”. Purtroppo fu poi venduto e convertito in condominio privato dove solo una piccola parte del palazzo ha riaperto come hotel, e dove l’ Oak bar non venne mai riaperto.
Il New York Times ha riferito di un spettrale edificio vuoto dove gli appartamenti sono stati venduti in alcune occasioni come investimento ad un mix di loschi proprietari. I tempi dell’eleganza e della raffinata clientela del calibro di Marlene Dietrich, Truman Capote, Lauren Bacall e Liza Minnelli sono ormai lontani, rimpiazzati dal fratello del dittatore del Kazakistan, il primo ministro di Vanuatu che intascava i soldi destinati alle sue isole in seguito a un uragano o il magnate israeliano dei diamanti che fu arrestato per riciclaggio di denaro e frode.
Il Plaza Hotel ha perso il suo posto nella vita della città e ha macchiato il suo nome e tradito la sua storia. A parte la facciata storica, la Lobby, il Palm Court e la Oak bar, che sono sopravvissuti integri perché protetti. Il seminterrato è diventato un’area di ristorazione, le camere sono delle tristi finte riproduzioni di quello che erano e ogni prezioso elemento originale dell’hotel, dai camini alle maniglie delle porte, fu venduto all’asta da Sotheby’s e poi sostituito con repliche “geneticamente modificate”.

Per fortuna la più anziana residente stabile del Plaza Hotel, che si era trasferita nel 1932, morì nel 1960 all’età di 103 anni e non assistette alla mesta fine di un’epoca. Anche la Dea Pomona non riuscì ad impedire che questi eventi si verificassero. La sua musa, la femminista Audrey Munson, ebbe una vita tragica e fu rinchiusa in un manicomio all’età di 40 anni. Sopravvisse comunque fino a 105 anni e morì nel 1996. La “Gilded age” del Plaza è ormai passata e sostituita dalla “età dell’appariscenza”, la sua famosa clientela glamour dei Vanderbilt, Gould è stata sostituita da Matryoske botoxate ed eccessivamente accessoriate e da Sauditi scintillanti. Ma Pomona è ancora con noi e osserva con orgoglio la bellissima Grand Army Plaza e tutto ciò che è rimasto della nostra storia sperando che questa volta si lotti per preservarla.
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