Per i dipendenti pubblici di New York non c’è più alternativa: dovranno sottoporsi al vaccino. A dirlo è stato il sindaco Bill de Blasio, che ha reso noto l’esistenza di un ampio piano vaccinale per circa 325.000 lavoratori comunali che prenderà il via il 13 settembre.
“Si tratta della nostra ripresa – ha ricordato in conferenza stampa – e di ciò che dobbiamo fare per riportare la luce a New York. La priorità è proteggere le persone e le nostre famiglie”.
L’iniziativa arriva dopo che il commissario alla salute Dave Chokshi ha reso noti i dati circa i tassi di vaccinazione tra i dipartimenti della città. Il Dipartimento di Polizia di New York, ad esempio, ha un tasso di vaccinazione del 43%, molto inferiore alla media cittadina degli adulti, che si attesta intorno al 71%.
“Dovremo purtroppo essere molto duri – ha continuato De Blasio – se un dipendente pubblico di New York non è vaccinato, purtroppo ci saranno conseguenze”.

Ancora più diretto è stato Renee Campion, il Commissario per le Relazioni lavorative della città, che ha definito la copertura vaccinale come un “requisito di lavoro” e ha sottolineato che, se i dipendenti si rifiutano di conformarsi alle disposizioni, “semplicemente non potranno venire al lavoro e non saranno pagati”.
In realtà, un’alternativa al vaccino è ancora possibile. Chi non vorrà sottoporsi all’iniezione, dovrà effettuare tamponi settimanali. Su questa norma, l’annuncio del sindaco ha ricevuto una rapida risposta da Henry Garrido, direttore esecutivo del potente sindacato DC37. “Se il Municipio intende testare i nostri membri settimanalmente, deve prima incontrarci al tavolo per contrattare. Noi incoraggiamo tutti a vaccinarsi e sosteniamo le misure per garantire la salute e il benessere dei nostri membri, ma i test settimanali devono essere soggetti a contrattazione. New York è una città sindacale e questo non può essere ignorato”.