Camminare su Park, Madison o Fifth Avenue è come sfogliare le pagine di una rivista patinata quale Vanity Fair, pagina dopo pagina, isolato dopo isolato. Eleganti signore che passeggiano fuori dai loro palazzi signorili con un esercito di portieri, e uno stuolo di barboncini viziati, luccicanti negozi di moda, Valentino, Hermes, Gucci, poi il Rolex, il Botox, il Parco e il Met. In una città che non si ferma mai, qualcosa non cambia mai. Benvenuti nell’Upper East Side, la casa del Carlyle Hotel.
Il Carlyle fu progettato come hotel residenziale dagli architetti Sylvan Bien e Harry Prince e aprì le sue porte nel 1930. Questo edificio art deco in mattoni color crema, alto 40 piani, e con un campanile in stile romano-bizantino, sormontato da un cappuccio verde e dorato, si affaccia su Central Park come fosse la torreggiante “Cattedrale dell’Upper East Side”. Il Carlyle è un palazzo tanto suggestivo e unico quanto spesso poco notato.

Ogni volta che entro nella lobby del Carlyle mi sembra di entrare in un elegante condominio dell’Upper East Side, è più simile infatti ad una casa privata che a un hotel. Con i suoi bellissimi pavimenti di marmo nero lucidissimo, le sue grandi opere d’arte color grigio perla appese alle pareti e gli splendidi lampadari di Baccarat, il Carlyle emana un implicito senso di ricchezza che non ha bisogno di rendersi esplicito. Cos’altro c’è da dire, beh in effetti… molto!
Mentre gli hotel “fighetti” come il Plaza, il Savoy Plaza, il St Regis ed il Pierre, tutti della stessa epoca, sono tutti posizionati a Midtown intorno a Central Park South, il Carlyle si trova tra Madison Avenue e la 76esima strada che, come posizione, è considerata per molti newyorchesi più a nord dello Stato che a nord della città di New York. Come molti nuovi hotel del periodo, andò in bancarotta solo due anni dopo l’apertura, a causa del crollo della borsa del 1929. Bisognerà aspettare la fine della 2^ Guerra Mondiale affinché il Carlyle ritorni a essere una destinazione alla moda.

Steve Jobs, Michael Jackson e la principessa Diana entrano insieme nell’ascensore… Potrebbe sembrare l’incipit di una storia molto bizzarra o di una barzelletta divertente, ma al Carlyle è successo davvero. All’inizio fu silenzio, finché Lady D. Iniziò a canticchiare “Beat it”. Non si sa come siano andate realmente le cose, ma immagino che nemmeno un visionario come Steve Jobs poteva prevedere di essere stipato in un ascensore tra il Re del Pop e la Principessa dei Cuori.

C’è un tema costante sul Carlyle, a cominciare dal fatto che è l’hotel preferito dei membri di molte famiglie reali, danese, norvegese, spagnola, ma in particolare Britannica. Forse perché l’hotel prende il nome dal saggista scozzese Thomas Carlyle, ma qualunque sia il motivo, da sempre ospita i reali britannici in visita a New York. Lady Diana, che soggiornò notoriamente al Carlyle in diverse occasioni, deve avere avuto una connessione speciale con Lady Liberty che è rappresentata sulla bandiera dello Stato di New York, (che spesso sventola all’ingresso degli hotel), con il piede sinistro che calpesta una corona che rammenta l’emancipazione dalla monarchia britannica. Nel 2014, al Carlyle durante la loro visita ufficiale a New York, il principe William e Kate occuparono la suite di Lady Diana. Tuttavia nel 2019, a premonizione di ciò che sarebbe avvenuto in seguito, Meghan Markle snobbò il Carlyle per il suo baby shower e preferì soggiornare a pochi isolati di distanza all’hotel Mark, rompendo la tradizione tacita della famiglia Reale Britannica. È curioso che anche se il Carlyle fu costruito da Mr. Prince Harry, il Principe Harry Duca di Sussex non vi abbia mai soggiornato.

Ma non esiste Brexit con il Carlyle, dato che gli inglesi sembrano aver sorvolato anche sul fatto che l’hotel una volta era il preferito di Carla Bruni, la bella moglie italiana del presidente francese Sarkozy, e che per molti anni fu la sede della delegazione francese quando soggiornava a New York per le riunioni alle Nazioni Unite.

A partire da Truman, il Carlyle è stato considerato per anni la casa-ufficio di molti presidenti degli Stati Uniti, tra cui Lyndon Johnson, Richard Nixon, Ronald Reagan e molti altri, tanto che durante la presidenza di John F. Kennedy fu chiamato la “Casa Bianca di New York”. Secondo una citazione del New York Times, il direttore Samuel B. Lewis notò che sebbene la maggior parte dei clienti del Carlyle fossero repubblicani “tutti applaudono comunque quando lui (Kennedy) entra nella lobby”.
John F. Kennedy possedeva infatti un appartamento al 34° piano del Carlyle Hotel (si può individuare dal tinello che sporge dal lato nord della torre) dove pare che l’attrice Marilyn Monroe fosse entrata di nascosto, (attraverso tunnel segreti) dopo aver cantato un seducente “Happy Birthday Mr. President” al Madison Square Garden. L’incontro di una celebre artista e di un famoso presidente al Carlyle fa venire in mente un altra artista, Eartha Kitt ed un altro presidente, Lyndon Johnson. Ma non era romanticismo che scorreva tra i due. Nel 1968 Eartha Kitt fu invitata a un famoso pranzo alla Casa Bianca come ospite di Lady Bird Johnson, durante il quale Eartha criticò apertamente la guerra del Vietnam, irritando il presidente Johnson. Dopo quel pranzo, nonostante fosse all’apice della sua carriera, Eartha non riuscì a trovare lavoro negli Stati Uniti e fu costretta ad espatriare nel Regno Unito. Per fortuna, direi, non hanno mai dovuto prendere l’ascensore insieme nel loro hotel preferito, il Carlyle! Eartha tornò negli Stati Uniti nel 1974 ma Lyndon Johnson morì nel 1973. Per molti anni Eartha Kitt sarebbe stata la stella splendente del famoso Carlyle Café e pare abbia detto “quando hai affrontato sia Johnson che Richard Nixon, tutto il resto è uno scherzo”.

Non c’è nessun hotel in città dove il cabaret e il bar siano famosi tanto quanto l’hotel (se non di più) fatta eccezione per il Bemelmans Bar e il Café Carlyle. Il Bemelmans bar è decorato con magnifici murales che rappresentano Madeline in Central Park, e che vennero dipinti dallo scrittore e illustratore americano di origine austriaca Ludwig Bemelmans. Mentre il leggendario Café Carlyle, è un cabaret elegante e accogliente, con stravaganti murales realizzati dal direttore artistico e due volte premio Oscar, Marcel Vertes, che ancora oggi attira ospiti famosi tanto quanto gli artisti che vi si esibiscono. Il Café Carlyle, con artisti leggendari come Elaine Stritch, Judy Collins e Bobby Short (che si esibì al Carlyle per 36 anni) è stato una destinazione d’obbligo fin dalla sua apertura nel 1955. Non dimentichiamo che il controverso Woody Allen, suona ancora il suo clarinetto al Café Carlyle una volta alla settimana, e una volta disse “il mio unico rimpianto nella vita è di non essere qualcun altro” e, ultimamente, è lo stesso rimpianto di molti di noi. Ma nonostante o forse a causa di tutta questa controversia, il Carlyle rimane ancora molto famoso, ma con la proverbiale discrezione.

Non sono molte le celebrità che condividono l’opinione di Thomas Carlyle che “La segretezza è l’elemento di tutta la bontà; persino la virtù, e persino la bellezza sono misteriose”, e mi è stato riferito di un ospite che valorizza la privacy e la discrezione e che come il Carlyle Hotel, incarna la bellezza, il fascino e l’eleganza. Parliamo di Tom Ford. Non è una coincidenza che lui ami il Carlyle e, non è una una sorpresa, o forse lo è, che il suo nome di battesimo è, Thomas Carlyle Ford.

ll Signor Peck, ex-socio dirigente, una volta disse che “praticamente tutti quelli del quartiere di Park Avenue o della Quinta che si stavano separando o divorziando soggiornavano qui”. Mi è stato detto che i residenti di lunga data e gli ospiti abituali del Carlyle non amano i cambiamenti, anzi vi resistono, tanto che dal 1930 il Carlyle è rimasto fedele a se stesso pur riuscendo abilmente a tenersi al passo con i tempi senza mostrare cambi evidenti. Proprio questa è la sua forza. Il Carlyle si vanta per la sua discrezione ed è noto per la sua privacy tanto che il New York Times, lo definì “Il luogo dei segreti”, ma questo fino al 2018 quando le celebrità dell’hotel come George Clooney, Naomi Campbell, Lenny Kravitz e altri hanno pubblicamente “vuotato il sacco” in un documentario molto pubblicizzato “Always at the Carlyle”. Dopo tutto, anche il Carlyle Hotel ha dovuto inchinarsi e pagare rispetto alla Madison Avenue, la quale sin dal 1920 è sempre stata conosciuta come la metonimia della Pubblicità.
Il Carlyle non avrebbe potuto esistere, né tanto meno, prosperare, in nessun altro quartiere della città se non nell’Upper East Side, quindi quando siete stanchi degli hotel “fighetti” di Midtown e avete voglia di un Martini secco, venite a raggiungere “Lady who lunch and Royals, with Jazz and Cordials” al Carlyle, un Rosewood hotel.
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