Da ormai giorni, gli Stati Uniti continuano a battere il loro stesso record per casi di coronavirus in 24 ore: si è arrivati ad oltre 130.000 contagi. E non bisogna dimenticarsi che, a seguito dei risultati delle elezioni che hanno visto Joe Biden vincitore, metà del paese si è riunito in assembramenti per festeggiare, mentre l’altra metà per protestare, e spesso senza indossare le mascherine. I numeri dei contagi sono allarmanti, e ci si aspetta che gli affollamenti degli ultimi giorni, faranno impennare i numeri.

New York City aveva sperato di tenere a bada l’epidemia e di andare avanti con la sua lenta, ma costante, ripresa dai giorni bui della primavera, ma ora le previsioni spaventano. Il numero di nuove infezioni è in rapido aumento, con oltre 1.000 casi identificati nella città per quattro giorni consecutivi, livello che si è verificato l’ultima volta a maggio, secondo il Dipartimento della Salute dello Stato.
Solo un mese fa, i casi giornalieri si aggiravano tra 500 e 700. I ricoveri e i tassi di mortalità rappresentavano una piccola frazione di quello che erano al culmine della pandemia, e il confronto dei numeri di contagi può essere complicato da eseguire, dato che ora sono in corso molti più test. Inoltre, il tasso di positività a New York City è comunque ancora ben al di sotto di quello degli Stati vicini. Il tasso di positività nelle zone più “rosse”, nell’ambito della “strategia Micro-Cluster di NY” è del 3,72%. Il tasso di positività a livello statale, escludendo queste aree di interesse è del 2,23%. Tuttavia, il sindaco Bill de Blasio ha annunciato lunedì 9 Novembre, che la “crisi Covid-19 sta entrando in una nuova fase” e ha invitato i newyorkesi a “raddoppiare i loro sforzi per fermare la diffusione del virus”.

Nella conferenza stampa di stamane, De Blasio ha detto che NYC: “si sta avvicinando pericolosamente” ad una seconda ondata di coronavirus. “Sfortunatamente, ci troviamo davanti ad una vero incremento del tasso di positività”, e ha aggiunto: “possiamo fermare una seconda ondata se agiamo immediatamente – abbiamo un’ultima possibilità”.
In particolare, il sindaco di NYC si è concentrato sulle cause dell’aumento dei contagi, affermando: “Stiamo assistendo alla trasmissione domestica. Stiamo assistendo alla diffusione nelle comunità. Stiamo vedendo cose che non vedevamo da molto tempo”. L’avvertimento, come anticipato, arriva dopo che migliaia di newyorkesi sono scesi in piazza durante il fine settimana per festeggiare, la vittoria Joe Biden alle elezioni presidenziali del 2020.
Con le vacanze alle porte, de Blasio, insieme al commissario per la salute della città Dave Chokshi, ha esortato i newyorkesi a non viaggiare. “Il problema chiave al momento sono gli assembramenti al chiuso senza mascherine”, ha detto. “Se le persone evitano di riunirsi al chiuso e indossano la mascherina, questo sarà la chiave per cambiare la situazione”. I funzionari sanitari della città e gli assistenti di De Blasio stanno discutendo circa la necessità di imporre nuove restrizioni per l’intera città, inclusa una chiusura più ampia delle attività business non essenziali, se la media del tasso di positività salirà e rimarrà superiore al 3%.

Similmente, il governatore Andrew Cuomo ha affermato su Twitter: “Ci sono voluti dieci giorni perché il totale dei casi COVID-19 negli Stati Uniti passasse da 9 milioni a 10 milioni. Newyorkesi: indossate le mascherine, praticate il distanziamento sociale e fate i test. I numeri non mentono e dobbiamo fare tutti la nostra parte per fermare la diffusione del virus”.
Fra le aree a maggior rischio vi sono i borough di Staten Island e Queens, dove le infezioni da coronavirus sono significativamente più alte rispetto a zone come Manhattan. Ma New York può forse tirare un sospiro di sollievo a seguito dei risultati delle elezioni presidenziali, che hanno visto Joe Biden e Kamala Harris. Donald Trump ha più volte chiamato NYC una “giurisdizione anarchica”, probabilmente in risposta alle antipatie che la città ha verso di lui, e ha detto che non avrebbe dato fondi federali alla città, che cerca di riprendersi dalla crisi economica a causa del COVID-19. Joe Biden, invece, promette aiuti. A causa dei vari lockdown, si sono persi infatti centinaia di miliardi che di solito si ricevevano tramite le attività finanziare svolte in città.
Da anni ormai la New York City ha voltato le spalle a Donald Trump, una delle figure imprenditoriali più di rilievo nella Big Apple. Il presidente ha scritto su Twitter che la sua città natale era “andata all’inferno”, e su Fox News, ha affermato che era così disperata che avrebbe potuto vincere lo stato a novembre, nonostante i sondaggi lo mostrassero parecchio in svantaggio. In entrambi i dibattiti contro Biden, Trump ha definito New York una città fantasma.

Il sentimento, però, è assolutamente reciproco. La città ha votato in stragrande maggioranza per Hillary Clinton nel 2016 e per Joe Biden nel 2020. Addirittura si sono verificate proteste quando è tornato alla Trump Tower. Il suo nome è stato tolto dai grattacieli, e molti leader democratici di New York, come il governatore Andrew M. Cuomo e il sindaco Bill de Blasio, lo accusano spesso di tradire la sua città natale. Cuomo ha recentemente puntato il dito contro il presidente sostenendo che stia tentando “attivamente di uccidere New York City sin da quando è stato eletto”.
Joe Biden, invece, ha il supporto dei newyorkesi, e dopo aver ricevuto milioni dei loro voti, promette di aiutarli. Non solo, l’ex Vice Presidente ha detto che avrebbe dato alla città i fondi necessari per cercare di far ripartire la sua economia, ma soprattutto implementando un piano per cercare di contenere la pandemia. Una delle prime mosse dell’amministrazione Biden-Harris sarà quella di modellare un piano di risposta al COVID-19 basato sul modello di New York.
Biden promette di fornire una guida chiara e coerente su come le comunità dovrebbero affrontare il coronavirus. Simile alla riapertura graduale di New York e la sua strategia delle cluster zones, secondo il piano di Biden, il CDC “fornirà una guida specifica basata su elementi scientifici su come alzare o abbassare il livello di restrizioni in base al rischio e al grado di diffusione virale all’interno di una comunità”. Ciò includerà quando aprire o chiudere determinate attività commerciali, bar, ristoranti e altri spazi; quando aprire o chiudere le scuole e quali misure bisogna intraprendere per rendere sicure le aule e le strutture.

Restrizioni più serie aiuteranno enormemente New York City, poiché nonostante la grande mela abbia tenuto a bada il tasso di contagi, non può farcela da sola. Se i contagi esplodono in altri stati, prima o poi arriveranno anche a New York, a causa di chi si sposta per lavoro.
Insomma, mentre New York trema, e prega che il tasso di contagi possa essere controllato e tenuto sotto margini accettabili, arriva anche la speranza di un futuro più positivo, in cui la città potrà contare su un’amministrazione che prenderà sul serio il virus, e che la aiuterà a rimettersi in piedi, un passo alla volta.
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