Joe Biden sarà il 46mo presidente degli Stati Uniti. Ha superato i 270 Grandi elettori ottenendone 273 mentre Trump è rimasto inchiodato a 213. I conteggi ancora continuano, ma tutti i canali televisivi hanno dato la vittoria a Biden. Il vantaggio che ha su Trump è irraggiungibile. Kamala Harris è la prima donna vicepresidente e la prima afro-asiatica eletta alla carica. L’America ha girato pagina e comincia una nuova avventura.
Alla notizia della conquista della Casa Bianca da parte di Biden-Harris manifestazioni di gioia sono esplose nelle maggiori città americane. Gente per strada a New York, Boston, Los Angeles, San Francisco, Chicago, Washington festeggia il cambiamento, batte le mani, le auto suonano i clacson all’impazzata. Si cantano inni di liberazione e viene ripetuto lo slogan che Trump urlava nel suo show televisivo “The Apprentice” quando bocciava un concorrente “You are fired”, sei licenziato.

Joe Biden e Kamala Harris sono il ticket alla presidenza che ha incassato più voti nella storia americana. Mentre il conteggio finale è ancora in corso hanno ottenuto finora quasi 75 milioni di voti. “Il lavoro davanti a noi sarà difficile ma vi prometto questo: sarò il presidente di tutti gli americani” scrive in un tweet il presidente eletto che parlerà questa sera.
“Questa elezione riguarda molto di più di Joe Biden o me. Riguarda l’anima dell’America e la nostra volontà di lottare per il Paese. Abbiamo molto lavoro davanti a noi. Iniziamo”, ha twittato la vice presidente eletta Kamala Harris. “Gli elettori hanno parlato e hanno scelto Joe Biden e Kamala Harris per essere il nostro prossimo presidente e vice presidente” è il tweet di Hillary Clinton, l’ex First Lady che aveva sfidato la prima volta Donald Trump, nelle scorse presidenziali: “È un ticket che fa la storia, un ripudio di Trump e una nuova pagina per l’America. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo obiettivo. Avanti, insieme” conclude l’ex segretario di Stato. A cui fanno seguito le parole di Nancy Pelosi: “La vittoria di Joe e Kamala è una nuova alba di speranza per tutto il Paese” afferma, la speaker della Camera.
Biden la vittoria l’aveva predetta già ieri sera quando da Wilmington, dopo 3 giorni che si erano chiuse le urne ed era in enorme vantaggio su Trump, aveva affermato: “Vinceremo questa gara con una chiara maggioranza. Siamo avversari non nemici. Sarò il presidente di tutti: democratici e repubblicani. L’America è un solo Paese”. Un discorso pacato, alla ricerca della difficilissima unità. Un discorso in cui ha brevemente tracciato la catastrofica eredità che gli ha lasciato il suo predecessore con più di 100 mila persone al giorno infettate dal Coronavirus e senza un piano nazionale per confrontare la terribile pandemia, con la disoccupazione alle stelle, con fabbriche, uffici, aziende, negozi, scuole, chiusi. Un discorso rassicurante e non per il successo elettorale e lo ha detto chiaramente con un tono posato per non dare fino all’ultimo nessun appiglio a Trump e ai repubblicani per protestare, per dividere ancora di più gli Stati Uniti. Il suo discorso è stato fatto alla ricerca di quell’unità necessaria per affrontare i drammatici problemi che confrontano la Nazione. Un discorso fatto quando la sua vittoria era già scritta e il suo vantaggio incolmabile.

Donald Trump, è trapelato dalla Casa Bianca di nuovo infettata dal coronavirus, non farà come da tradizione centenaria, il “concession speech”, il discoro in cui si riconosce la vittoria dell’avversario. E’ come un leone in gabbia. Minaccia di ricorrere alla Corte Suprema federale, che peraltro non ha nessun interesse a politicizzare e ad avocare a sè la decisione finale dopo che Biden ha avuto 4 milioni di voti in più del presidente.
“Ho vinto queste elezioni, e di molto”, sostiene Trump che continua a protestare. “Biden corre a dichiarare falsamente la vittoria ma le elezioni non sono ancora finite”, afferma in una nota annunciando che da lunedì il team della sua campagna elettorale inizierà l’offensiva legale in tribunale per contestare la vittoria di Joe Biden “al fine di assicurare che le leggi elettorali siano applicate appieno e venga insediato il vincitore di diritto”. E proprio ieri il presidente ha cambiato il suo team di avvocati che, secondo quanto afferma il Washington Post, non sono riusciti a trovare le prove delle sue accuse sui brogli. Accuse infondate, almeno fino ad ora, ma che alimentano i sospetti dei suoi simpatizzanti. Ieri sera a Philadelphia la polizia ha arrestato due persone, Joshua Macias di 61 anni e Antonio LaMotta, di 42entrambi di Chesapeake, in Virginia, mentre stavano andando al centro elettorale dove era in corso il conteggio dei voti. Nella loro automobile c’erano due pistole e un fucile AR15, centinaia di proiettili, schede elettorali false, un “Qcap” dei Qanon e sul vetro posteriore dell’auto una decalcomania pure dei Qanon. La polizia non ha fornito altri particolari ma le misure di sicurezza intorno all’edificio sono state rafforzate.

Come detto il conteggio dei voti è ancora in corso in cinque Stati chiave, il colpo di grazia alle speranze di Trump per un secondo mandato è arrivato proprio dalla Pennsylvania, quella che nel 2016 strappò clamorosamente a Hillary Clinton. Una Pennsylvania che quattro anni dopo gli ha voltato le spalle per Biden, nato a Scranton, in Pennsylvania 77 anni fa. La vittoria poi va pure alla Georgia un’impresa che non riuscì nemmeno a Barack Obama con le sue vittorie a valanga del 2008 e del 2012. Grandissimo il merito di Stacey Abrams, l’attivista politica che si era candidate alla carica di governatore dello Stato ma venne battuta per una serie di decisioni razziste prese dal governatore in carica che fece di tutto per limitare l’accesso ai seggi elettorali della comunità afroamericana dello Stato. La sconfitta diede nuovo vigore alla Abrams che costituì il “Fair Fight Action” un gruppo che ha lottato con successo contro la soppressione dei voti da parte dei repubblicani

L’altra battaglia in corso è quella del Senato. I Repubblicani nella passata legislatura avevano la maggioranza con 53 seggi contro I 45 dei democratici e 2 degli indipendenti che hanno sempre votato con i democratici . In queste elezioni i democratici hanno conquistato un seggio in Arizona ma forse l’8 gennaio riusciranno a strappare la maggioranza perché in Georgia, per una serie di circostanze anomale, erano al voto entrambi i seggi e nessuno dei candidati ha superato quota 50% dei voti, quindi l’8 gennaio si farà il ballottaggio tra il democratico John Ossoff e il repubblicano David Perdue, e quello tra la repubblicana Kelly Loeffler e il democratico Raphael Warnoch. I ballottaggi sono stati necessari perché alla corsa dei due seggi c’erano anche altri candidati indipendenti. Ora il voto di gennaio si farà senza di loro. Poi in North Carolina il senatore repubblicano Thom Tillis ha un leggero vantaggio sul democratico Cal Cunningham. Se al Senato si dovesse arrivare alla parità, 50 a 50, il voto determinante spetterà al Presidente del Senato, carica ricoperta dal vicepresidente, cioè da Kamala Harris.

Tempi cupi alla Casa Bianca che oltre alla sconfitta elettorale è nuovamente confrontata dal coronavirus. Mark Meadows, il capo di gabinetto del presidente è risultato positivo al tampone. Meadows è il collaboratore più stretto di Trump con cui ha costanti incontri ogni giorno. Sarebbe positivo al Covid anche un advisor della campagna di Trump e altre tre persone che lavorano alla Casa Bianca. L’ultima volta che Meadows è stato visto la sera di Election Day, il 3 novembre, alla festa che si sarebbe dovuto tenere alla Casa Bianca per la conferma del presidente. Era, ovviamente senza mascherina, tra 250 persone e alcune fotografi lo ritraggono mentre parla accanto a Trump.
Ed infine non è solo Trump a cambiare gli avvocati. Anche Steve Bannon, il suo ex consigliere politico arrestato per truffa e che andrà in giudizio a maggio del prossimo anno, ha cambiato avvocati, o meglio i suoi avvocati lo hanno piantato in asso dopo i suoi tweet farneticanti in cui diceva che bisognava infilare le teste mozzate del dottor Fauci e del direttore dell’Fbi alla palizzata che circonda la Casa Bianca.
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