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March 27, 2019
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Di Maio a NY sul reddito di cittadinanza: “Penserò anche agli italiani all’estero”

Il Ministro e Vicepremier ha incontrato i rappresentanti della stampa all'ICE di New York nel suo tour americano che lo porterà anche a Washington

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
Time: 5 mins read

Ribadire e rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti d’America, nonostante le polemiche degli ultimi giorni sulla firma del Memorandum con la Cina e l’adesione alla Via della Seta, partnership che, ha ribadito, è “strettamente commerciale”. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha sintetizzato così l’obiettivo della sua visita negli Stati Uniti, incontrando la stampa presso la sede newyorkese dell’Istituto per il Commercio Estero, alla presenza del direttore Maurizio Forte, del presidente ICE Carlo Ferro e dell’ambasciatore Armando Varricchio. Un tour americano che lo porterà, nel tardo pomeriggio e nella giornata di domani, anche a Washington, dove incontrerà Rick Perry, segretario dell’Energia, Wilbur Ross, segretario del Commercio e John R. Bolton, consigliere per la Sicurezza Nazionale.

E nell’ambito di un periodo di rallentamento della crescita a livello europeo, ha detto Di Maio, l’Italia ha capitali su cui puntare: innanzitutto, come ha sottolineato l’ultimo rapporto di Confindustria, le esportazioni, al centro dell’attenzione del Governo anche grazie al lavoro dell’ICE. E poi, gli ultimi dati economici incoraggianti: la produzione industriale a gennaio al +1,7 %, l’export al +2,7%, e l’occupazione al 58,6%, ai massimi livelli dei periodi pre-crisi. Secondo il Ministro e Vicepremier, l’esecutivo che rappresenta è entrato in quella che definisce la “fase 2”, con al centro “provvedimenti orientati alla crescita sostenibile”. Dopo una prima fase dedicata alla messa in sicurezza del Paese dalle tensioni sociali grazie a provvedimenti come il reddito di cittadinanza e quota 100, ora il Governo giallo-verde punta sul decreto legge sulla crescita (che “tra venerdì e lunedì diventa legge dello stato”, ha annunciato) e sullo sblocca-cantieri unito al DEF, insieme al piano sull’export in legge di bilancio.

Quanto alla tenuta dell’esecutivo, Di Maio ha assicurato: “Ci siamo dati la parola che durerà altri 4 anni”. Un messaggio, questo, diretto agli investitori e agli interlocutori americani, che, ha detto, potrebbero pensare, osservando da oltreoceano, “che a ogni discussione interna il Governo stia per cadere: non è così”. Da Wall Street, ha affermato, sono giunti “segnali importanti” di “apprezzamento per piani di investimento e per le politiche di sviluppo del Governo italiano”, ma anche di “disponibilità dei vertici a collaborare per aiutare il sistema Italia”. Un’interlocuzione, quella con gli USA, prioritaria per l’esecutivo e non messa in discussione dal Memorandum con la Cina, opportunità commerciale per l’italia con derivati potenziali per 20 miliardi di euro. Di Maio (facendo riferimento alla Francia) ha fatto notare che anche i Paesi europei che storcevano il naso, pochi giorni dopo l’Italia correvano a stringere accordi con il Dragone d’Oriente dal valore ugualmente importante. Il Ministro ha specificato che il timing di questa visita, che ha seguito di pochi giorni quella del presidente cinese Xi Jinping in Italia, è stato del tutto casuale, e dovuto allo slittamento delle date precedentemente fissate a causa dello shutdown. “Tutto quello che faccio come ministro dello Sviluppo Economico con delega al Commercio estero lo faccio per le nostre imprese per il commercio, non per stabilire relazioni geopolitiche di qualsiasi natura, che non attengono nemmeno alle mie competenze”. Quindi, ha chiarito il Ministro, anche la firma del Memorandum e di tutti gli accordi derivati ha avuto un solo obiettivo: “Quello di arrivare primi su alcune occasioni di investimento, prima che ci battessero altri Paesi europei, che poi, dopo pochi giorni, hanno comunque firmato accordi corposi sebbene avessero detto che bisognava farlo nell’ambito europeo”. “Credo che il presidente Trump, che è un uomo di business, capisca benissimo questo spirito, che non ha altre ragioni”, ha chiosato.

Quanto alle preoccupazioni americane sul 5G, il Ministro ha spiegato: “In Italia non abbiamo la possibilità di preferire un’azienda a un’altra in una competizione pubblica che prevede bandi di gara o aste”. L’asta del 5G, ha proseguito, “è avvenuta con principi di competizione di mercato e ciò che lo riguarderà in futuro sarà gestito” ugualmente. “Però”, ha aggiunto, “se nell’ambito di queste gare, considerando il 5G una infrastruttura strategica in cui passeranno tutte le informazioni dei prossimi decenni, troviamo e avvertiamo dei rischi, dobbiamo avere una normativa che ci consenta di bloccare qualsiasi azienda, attenti alla sicurezza nazionale di una infrastruttura strategica”. Si colloca in questo quadro il rafforzamento della normativa Golden Power già dentro alla legge Brexit appena approvata e l’introduzione del Comitato di Valutazione Nazionale istruito al MISE. Le preoccupazioni dell’alleato, ha chiosato, “sono anche le nostre preoccupazioni”, ma ha sottolineato anche la necessità di evitare squilibri nel sistema di concorrenza.

Noi della Voce abbiamo chiesto al Ministro – ricordando l’orgogliosa rivendicazione del premier Conte della natura “populista” del Governo e della sua vicinanza all’amministrazione Trump – se il Movimento che rappresenta è ispirato più dal populismo trumpiano o da quello di Bernie Sanders. “Credo che questo Governo abbia dimostrato in questi primi 9 mesi di avere buona sintonia con l’amministrazione Trump”, ha osservato. Quindi, ha specificato che “i nostri interlocutori sono i Governi delle nazioni, e lo dico anche per la Francia: il nostro interlocutore è il presidente Macron e il Governo francese”. Il riferimento era verosimilmente alle polemiche legate al suo incontro, insieme ad Alessandro Di Battista, con alcuni rappresentanti dei gilet gialli. “Dal punto di vista istituzionale, non solo abbiamo il dovere di lavorare con l’amministrazione Trump, ma abbiamo anche il piacere di farlo su alcuni dossier che ci vedono con orientamenti comuni. Detto questo, non mi ispiro a un populismo di qualche provenienza. Il M5s è stata forse la prima forza politica accusata di essere populista in Europa, ed è nata nel 2009. Quando sentite il presidente Conte dire orgoglioso di essere populista è perché non lo considera un termine usato per disprezzare. Semplicemente, noto che tutto ciò che sta arrivando di nuovo sul panorama politico viene messo nella categoria dei populisti”. In realtà, secondo Di Maio si tratta dell’affermazione di “nuove istanze che vengono dal basso”, nell’ambito di tutti e due gli schieramenti politici, che “vanno al di là dei blocchi tradizionali”.

Luigi Di Maio concede dei selfie con alcuni rappresentanti della comunità italiana accorsi all’ICE.

Al Vicepremier abbiamo poi chiesto conto dell’esclusione degli italiani all’estero dal reddito di cittadinanza. In effetti, i limiti di residenza continuativa sul territorio escludono, oltre a chi vive stabilmente all’estero, anche tanti giovani italiani che hanno lasciato il Belpaese per cercare lavoro e si sono iscritti all’AIRE, nel momento in cui dovessero tornare in Italia: “Non c’è nessuna volontà di escludere gli italiani all’estero”, ci ha assicurato. “Abbiamo fatto un ragionamento sul reddito di cittadinanza, inserendo la categoria del lungo soggiornante a 10 anni per accedere al reddito, per evitare che l’effetto delle ondate migratorie, che adesso non ci sono ma che potrebbero esserci nei prossimi anni, incidesse sulla spesa del reddito a quel punto non più prevedibile”. Ma poi ha promesso: “Auspico nei prossimi giorni di poter lavorare a una norma specifica sugli italiani all’estero, che consenta di non escluderli sul reddito di cittadinanza”.

In merito ai 400 milioni dovuti agli USA per le forniture di F35, capitolo di spesa che i Cinque Stelle hanno sempre affermato di voler tagliare: “È già stato detto dal ministro della Difesa nelle scorse settimane che l’Italia non si fa parlar dietro, quindi se ha debiti da onorare vanno onorati, e sono stati già sbloccati”, ha chiarito il Vicepremier. Per il resto, ha detto, sarà “una discussione tra il presidente Trump e il presidente Conte”. Sulla TAV, Di Maio ha specificato che le tempistiche dipenderanno dal dialogo tra il premier Conte e il presidente Macron. Mentre sulla eventuale necessità di una manovra correttiva, Di Maio ha assicurato che non ce ne sarà bisogno: “La manovra correttiva in un momento in cui l’Europa ha seri problemi di congiuntura economica significa giocare in difesa; noi vogliamo giocare all’attacco, individuando una serie di provvedimenti che ci vengono dal mondo delle aziende e delle industrie per accelerare il processo di crescita”. Ma quando gli è stato chiesto se si sente di confermare l’obiettivo dell’1% di crescita per il 2019, Di Maio ha glissato: “L’intervento con il decreto legge crescita associato al DEF è un intervento che mira a raggiungere una crescita all’altezza delle aspettative di questo governo”. Esattamente quali aspettative, non è dato saperlo.

 

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Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

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