Presidente, Signori Ministri, Signori Rappresentanti dei Governi,
ringrazio la Rappresentanza Permanente del Tajikistan per aver organizzato questo evento, che ci offre l’opportunità di evidenziare le sinergie tra l’Agenda 2030, in particolare l’obiettivo 6 sul ciclo dell’acqua, e l’Accordo di Parigi.
Quando parliamo di acqua parliamo di un elemento primordiale, essenziale, vitale, per gli essere umani, tutti gli esseri umani, di un bene centrale nella vita delle persone. Di una risorsa comune e di un simbolo centrale in tutte le culture, in tutte le filosofie, in tutte le religioni.
“Il diritto ad acqua potabile sicura e pulita e a servizi idrici è un diritto umano essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”, recita la storica risoluzione qui adottata 9 anni fa, nel 2010.
E quello dell’acqua è un tema prioritario in Italia. Noi riteniamo infatti che l’accesso all’acqua sia un diritto di tutti i cittadini e che garantirlo sia un dovere di ogni Stato. I cittadini italiani si sono espressi sul carattere pubblico dell’acqua con un referendum tenutosi 8 anni fa e ora abbiamo in Parlamento una legge, in linea con le norme europee, che scardini i meccanismi di aggregazione e privatizzazione che penalizzano i territori, che aumenti gli investimenti nelle reti idriche, anche promuovendo il totale re-investimento degli utili nel settore, che incentivi il “plastic free” nella vita di tutti i giorni.
Partiamo da questa forte motivazione in Italia per portare la nostra collaborazione e il nostro aiuto in tutto il mondo affinché tutte le donne e tutti gli uomini del pianeta abbiano accesso all’acqua potabile.
Molti progressi sono stati fatti ma questo rimane un obiettivo irraggiungibile per gran parte della popolazione del mondo. 2,1 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 4,5 miliardi di persone non hanno servizi igienici sicuri.
È in Africa – il continente maggiormente colpito dal cambiamento climatico – dove vive la metà delle persone che bevono acqua da fonti non sicure a livello globale dove gli emarginati o i discriminati per genere, età, stato economico o per identità etnica, religiosa o linguistica, hanno un accesso limitato all’acqua e ai servizi igienici adeguati. Bisogna allora lavorare affinché ci sia un accesso per tutti, senza discriminazioni, dando la priorità ai più bisognosi.
Il Ministero dell’Ambiente che dirigo vuole essere un attore importante in questa sfida dell’acqua per tutti e ha concluso accordi di cooperazione con una quarantina di Paesi, di cui molti in Africa, in molti dei quali sono previste azioni per l’acqua.
È necessaria una visione integrata dell’acqua, della biosfera e dei flussi ambientali per concepire sistemi agricoli ed economici sostenibili che ci consentano di rallentare il cambiamento climatico e allo stesso tempo proteggerci dagli effetti estremi e adattarci a cio’ che sta accadendo.. Del resto, l’Accordo di Parigi sul clima, accanto al tema della mitigazione, ha posto il miglioramento delle capacità di adattamento e il rafforzamento della resilienza ai cambiamenti climatici, come obiettivo globale.
In quest’ottica, più della metà dei nostri progetti in corso o recentemente conclusi in Africa ha almeno una componente legata all’utilizzo sostenibile delle risorse idriche.
L’accesso all’acqua nelle aree rurali, per il consumo e l’irrigazione, è il principale obiettivo di progetti che portiamo avanti a Gibuti, in Etiopia, nella Repubblica Democratica del Congo e in Sudan. Guidati dalle nostre controparti, in perfetta partnership, stiamo dotando diversi villaggi, in questi Paesi, di pozzi con sistemi di pompaggio ad energia solare, serbatoi sopraelevati, sistemi per la raccolta dell’acqua e per l’irrigazione. Cosi come in Botswana, Eswatini e Marocco stiamo realizzando progetti di edilizia verde, che promuovono il risparmio del consumo idrico e adottano sistemi di riscaldamento dell’acqua alimentati ad energia solare.
In Ruanda, il progetto per “Lo sviluppo sostenibile delle aree umide urbane a Kigali” ha l’obiettivo di riqualificare 134 ettari di zone umide nelle aree urbane e periurbane della città di Kigali, attraverso la creazione di un parco ecoturistico urbano.
Abbiamo inoltre un rapporto forte con Fiji, aggredite dal cambiamento climatico e con le Piccole Isole dei Caraibi: St Kitts and Nevis, Granada e Dominica. Con queste azioni concrete l’Italia intende perseguire una leadership ambientale e climatica forte, attenta e dialogante. Una leadership che adotta un approccio olistico, creativo e innovativo capace di unire gli obiettivi e di promuovere la cooperazione e le partnership a tutti i livelli.
Una leadership che trova il suo naturale sviluppo nella candidatura, che abbiamo presentato due mesi fa, ad ospitare nel 2020 la 26ma Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta al cambiamento climatico e che siamo sicuri che voi accoglierete con favore ed entusiasmo, cioè gli stessi sentimenti che ogni giorno spingono noi ad andare avanti e a non fermarci!
Grazie.