Il Natale si avvicina, e si avvicina anche il Capodanno. Fedeli e infedeli, italiani, peruviani, boliviani, nigeriani. Le feste si avvicinano per chi le subisce o per chi ama andarsene in giro tra le vetrine imbandite e le strade illuminate a festa. A dicembre ci si dedica allo struscio più del solito, e al sollazzo tra incontri e bicchierate, si sa. C’è chi si sente solo, c’è chi si sente allegro, c’è chi delle feste riesce a fregarsene. C’è chi in questo periodo cerca una chiesa copta, chi ne cerca una anglicana.
Io oggi passeggio qui, sotto casa, tra le strade del mio quartiere e, mentre immagino i colori luminescenti della Fifth Avenue e il grande albero del Rockefeller Center, osservo i miei vicini di casa, vicini per abitazione ma lontani da me per il loro vissuto.
Come passeranno le feste? Mi chiedo. Gente di ogni parte del mondo mi circonda, è attorno a me, tra le mie solite vie, nel solito supermercato. E… non sarà che il mio quartiere milanese, quello che oggi si chiama Nolo perché a nord di piazzale Loreto, rappresenta in piccolo la grande New York? Certo, bisogna cercarsela un po’ la grande mela ma, nella passeggiata liberata, si libera anche la mente, la mente che riesce a vedere dentro le case degli altri e, a volte, dentro gli animi.
Solo qualcuno festeggerà con i propri cari l’avvicinarsi del nuovo anno, perché qui a Nolo molti cittadini vengono da molto lontano. Sud America, Africa, Cina, Turchia, Romania, Russia, Filippine, Bangladesh, Sri Lanka: cristiani e non cristiani, volenti o nolenti, si ritrovano in un paese di cultura cristiana.
Così, in Italia, ripenso a te, New York, a te che metti tutti assieme. Adesso sono tra le persone che i miei occhi vogliono vedere libere nel loro credo o nel loro ateismo.
Mi libero anche oggi, nel mio andare in solitaria e, tra via Venini e via dei Transiti, incontro Mustapha e dopo Cheikh. Loro mi raccontano che, proprio alla maniera newyorkese del Central Park, la domenica si ritrovano a parco Sempione a suonare il djembe, il tamburo africano. Qui, nelle belle giornate, si balla a ritmo tribale e, così come si fa tra le panchine e gli alberi, in prossimità della settantaduesima strada, avventori di tutto il mondo si fermano per godere di quel viaggio musicale. All’Italia e all’Africa si avvicina anche la Francia, poi la Spagna, e ancora l’Inghilterra.
Libero la mia passeggiata, dunque, anche quando sono fisicamente lontana da te, New York del mio cuore. Liberarsi, capisco sempre di più, significa trovare la tua anima fatta di mille luoghi in ogni luogo.